D'estate questo stesso podista si scopre identico o comunque simile in tantissimi bipedi non podisti. Se infatti la donna di città non aspetta il solleone per legittimare con la calura la sua perenne tendenza alla nudità dovunque/ comunque/quantunque, frequentata anche con rischio serio (si pensi ai mali di pancia che deve procurare l'andare con l'ombelico al vento in inverno), l'uomo di città ha bisogno del pretesto, e quello solare è l'ideale. Il bermuda e il pinocchietto hanno sdoganato presso i maschietti gli ultimi riserbi, gli eventuali pudori legati all'esposizione di troppagambapervia degli short, e così estate dopo estate aumentanogli uomini, anche anziani, che ciondolano,camminicchiano, spesso addirittura ciabattano per la città in abbigliamento che i loro padri avrebbero trovato disdicevolissimo, e che invece i loro contemporanei podisti trovano segnale buono di una qualche colleganza, se non altro per la comune ricerca di comodità, disinvoltura sportiva (appunto), svincolo dai formalismi. Il podista di città d'estate «si vede» in tanti suoi simili. E anche se itinerari e traiettorie sono gli stessi, d'inverno lui sembra, dagli altri bipedi, scappare via (guardatelo quando saltella fremente al semaforo), d'estate sembra correre verso di loro.
GIAN PAOLO ORMEZZANO