Sportivo o sporgente il prode Prodi?
Sportivi e sporgentiMi ricordo, da piccino, di una famiglia di milanesi, nostri vicini, con due figlie, e la minore apparteneva alla schiera degli ”strepassaguèrn”, ossia, in meneghino, di coloro che strapazzano le parole, con comiche assonanze. Lei diceva denti “sportivi”, ad esempio, non sporgenti. Ecco, io vedo attorno a me, un'umanità che, specie dopo gli “anta”, entra a far parte degli sporgenti, di panza, attorniati da sparuti gruppi di sportivi. Per i quali, intendo chi, quotidianamente, si affanna a correre o a camminare, più meno goffamente o speditamente, attorno a me, durante le mie brevi sgambate nei pressi della mia magione. Ed anche, specie di domenica ed altre feste comandate, quei ciclisti dilettanti, che partono, via col vento, come il prode Anselmo, verso mete ignote al volgo plebeo, di primo mattino; tutti corredati da tutina strettissima, che strizza, malignamente, i gioielli di famiglia ed un culettino, magro e striminzito, a fesa d'aglio, come si confà ad un maschietto sportivo e non sporgente. Sono tutti muniti di casco ed occhialini antiwind ed antisun, griffati e costosissimi, montano bici di acciaio al carbonio dai prezzi astronomici, portano ai piedini, provati dal rovo, scarpette che manco i campioni del mondo su due ruote. Chi fa footing, non fotting, e jogging, regolarmente in mezzo alla strada, non sul marciapiedi, è sempre abbigliato come un maratoneta olimpionico, nel corso delle poche centinaia di metri percorsi. Hanno tutti, dipinta sul volto impavido, intrepido e serioso, un'espressione severa ed impegnata, e non degnano di uno sguardo i poveracci che incrociano, gli occhi fisi su un orizzonte perduto e lontano. “Non ti curar di lor, ma guarda e passa!” Chi sono infatti, gli sporgenti, se non “Gentucca”...? Voi direte: parli per invidia. Un poco ci sta anche quella, ma più che altro è rimpianto, lungo 46 anni, giocato all'ombra non di un cortile, ma di un grosso albero, e non d'aprile, ma d'agosto, dove moglie mia non ti conosco, in quanto ero ancora rigorosamente single. Da allora, per me, correre e saltare sono al di sopra delle mie possibilità, umane e divine. Io, però, non capisco chi compie questi sforzi di gamba, o sotto il solleone, con 35° all'ombra, alle tre del pomeriggio, o sotto una pioggia battente, singing in the rain, o sputacchiati da fiocchi di neve fitta, dreaming of a white Christmas. Non esiste, per loro, un'alternativa, tra le quattro o cinque, o più mura di casa? Durante i miei modesti spostamenti su gambetta zoppa, incontro, da 20 anni, una ragazza, ora 40enne, che fa dello stretching, contorcendosi, in una specie di casta lap-dance, attorno alla ringhiera del ponticello sul fiume Kwai de noantri, un rio puzzolente di fogna. Mi fermo, ogni tanto, ad esprimerle la mia ammirazione per la sua pluridecennale costanza, io, povero omarino, contorto come un albero d'ulivo, sacro ad Athena Parthènos. Poi, mi allontano, discretamente, e torno a poltrire, da sporgente, a casa mia. O anche da sedentario, o meglio, sedere-ntario. Mi consolo al pensiero che mio padre, 96enne, non ha mai corso, né a piedi, né in bici, ed è vispo, arzillo, lucido e presente; e non è nemmanco sporgente.... Franco Bifani