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Spotlight di Thomas McCarthy: la recensione

Creato il 16 febbraio 2016 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Layout 2Rincorrere la verità e diventare eroi controversi

Ispirato all’inchiesta giornalistica del Boston Globe del 2001, Spotlight è cinematograficamente efficace. Narra i fatti e tiene incollati alla poltrona. Scopre le carte e porta a galla segreti. Un film che non punta il dito, ma che fa trasalire per l’indignazione.

Al Boston Globe nell’estate del 2001 arriva da Miami Marty Baron, un nuovo direttore deciso a far tornare il giornale in prima linea, anche su temi scottanti. Il primo argomento di cui vuole che il giornale si occupi è quello relativo a un sacerdote che nel corso di trent’anni ha abusato di numerosi giovani. Baron è convinto che il cardinale di Boston fosse al corrente del problema, ma che avesse fatto di tutto per insabbiare il problema.

Si è di fronte al miglior film dell’anno? Forse tale definizione è eccessiva, ma non si allontana dalla realtà. Difatti Spotlight è il film-inchiesta equilibrato e dosato che lo spettatore richiede. Il tema è scottante, probabilmente ardente, perché va a inchiodare l’omertà delle alte cariche della Chiesa. Tuttavia l’attacco non viene perpetrato con vigore inquisitorio, anzi il regista Thomas McCarthy si attiene ai fatti e ciò permette al film di fluire in modo lineare e, narravitamente, compiuto.

Contraddistinto da una coralità recitativa di lucida precisione, che permette a ogni attore di essere calato perfettamente nella parte, Spotlight ha innumerevoli pregi ed è capace di affermare dati di fatto incontrovertibili. Non ci si può voltare dell’altra parte e fingere di non aver visto o sentito e questo McCarthy lo sa. E proprio per questo motivo il regista costruisce il film in modo meticoloso, quasi maniacale, perché il suo interesse è quello di mostrare la verità, proprio come avevano fatto i giornalisti del Boston Globe quindici anni prima.

Metodo, analisi e notizie documentate sono alla base di Spotlight, che esibisce un montaggio che non lascia respiro, che accatasta informazioni e le fa sedimentare il tempo necessario per far perdere coscienza allo spettatore e permettergli di rendersi conto di ciò che sta accadendo sullo schermo cinematografico.

Pur rischiando di essere frainteso, Spotlight cerca abilmente di scansare qualsiasi malalingua e si concentra sulla perversione dell’uomo e su ciò che rappresenta, soprattuto per la gente meno abbiente che, forte della propria fede, è più facile da adescare e maggiormente restia a sporgere denuncia. È l’immagine a diventare sbiadita, è l’importanza dell’abito talare che comincia a scricchiolare; ma è l’uomo al suo interno che abusa della sua posizione. L’attacco nei confronti della Chiesa (gli uomini dei piani alti e, non a caso, vogliamo sottolineare la parola uomini) è la naturale conseguenza perché sapere e insabbiare permette all’omertà e alla perversione di dilagare in maniera preoccupante.

Film-inchiesta, che narra le gesta di eroi pronti a combattere non per lo scoop giornalistico ma per la verità, Spotlight è brillante nella sua costruzione e illuminante nella trattazione degli argomenti. Una pellicola necessaria, come necessario (e importante) è l’attuale atteggiamento di Papa Francesco che condanna platealmente gli atteggiamenti narrati all’interno della pellicola. Una conclamata consapevolezza, che tenta disperatamente di fortificare la fede.

Uscita al cinema: 18 febbraio 2016

Voto: ****1/2


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