È chiaro che il tempo è la base del nostro essere.
Siamo nudi ed inermi al suo cospetto, lo scrutiamo, lo analizziamo, ma ne siamo sempre schiavi. In un certo senso lo veneriamo, esso ci permette di apprezzare l'infanzia perché tale, ci fa beneficiare delle evoluzioni del corpo, si può dire che lo culliamo, ma tante rimangono le domande senza risposta legato al suo enorme mistero.
È croce e delizia.
Esordio registico di Terayama. Dieci minuti di intensa atmosfera surreale, dalla martellante musica che avanza come lancette d'orologio, dal cromatismo verde e dalle inquadrature, oltre che variegate, con uso della maggior parte di piani e campi, anche caratterizzate da... tempi molto lunghi, che ci permettono di assorbire l'essenza pura e diretta del tema trattato.
Prigionieri della lunghezza delle scene, prigionieri del tempo
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