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Spread is the new black. Monti è il nostro Wonderwall?

Creato il 06 dicembre 2011 da Cuoredilattice @cuoredilattice

Spread. Avete notato come questa parola ritorni ogni due per tre nei telegiornali,sui socialcosi,alle radio e nei bar? Vorrei che i linguisti se ne occupassero. Della diffusione di questa parola ovunque. è diventata trendy ,anzi, “cool&trendy”,per citare Fiorello e i suoi monologhi vecchi e rassicuranti sui ciovani.  A tal proposito, sono io troppo giovane o prima,anche in periodi di magra, non si usava la parola spread? Sarà che con la crisi hanno inventato una cascata di parole nuove. Parole mai sentite,almeno nella penisola italiota. Per esempio:credibilità,responsabilità, competenza. Fino a qualche mese fa pensavo fossero parolacce o la solita minestrina dei comunisti.

Ma non circolano solo parole nuove, anche nomi mai sentiti: prendiamo Monti,ad esempio. Chi è? Il genio della lampada? Da dove sono usciti fuori lui e il suo governo “golpista” (ma poi voi ce li vedete quei Matusalemme a fare il golpe)?

Pensate un po’, in Italia avevamo tutti questi cervelloni e ce ne accorgiamo solo ora. Giusto nel momento dell’inculamento finale.  Chissà dove si sono nascoste tutto questo tempo le soluzioni. Forse son solo io a pormi queste domande futili. Quello che mi chiedo da una vita,da cittadina qualunquista quale sono, è anche a cosa sono mai servite le consulenze esterne,se poi nessuno si fa vivo, e chi si fa vivo viene ignorato. Forse però questi consulenti esterni dovrebbero comprare un bel paginone su un quotidiano nazionale e spiegarle ai cittadini le soluzioni visto che i politici non vogliono (e forse non sanno nemmeno) occuparsene.  Qualcuno se l’è comprato il paginone sul giornale. Peccato che non abbia detto nulla, in maniera pure scialba (a questo punto meglio le tirate di Vendola). Sto parlando di Diegone Della Valle, il paladino del popolo, quello nello yacht con Mastella che invoca giustizia e trasparenza per la classe dirigente. Dove li troviamo dei comici così bravi all’estero,eh? Vanto del Paese.

E invece ci è toccato arrivare al punto di non ritorno. Al punto in cui il Titanic ormai ha il culo affondato nell’Atlantico e siamo tutti appesi alla chiglia.  Servono manovre radicali per salvare l’Italia. Che bel verbo: salvare. Molto sensazionalistico,non per niente stra-abusato nelle canzoni. Mi viene in mente la mia preferita “cause maybe,you’re gonna be the one that saves me…”. Monti è il nostro “Wonderwall”? Probabilmente no. Il fatto è che forse bisognerebbe cominciare ad utilizzare un nuovo linguaggio per cambiare davvero le cose. Per esempio, prevenire, collaborare, partecipare. Certo,non sono verbi eufonici e espressivi  come “salvare” che stimolano in noi donne lo spirito delle crocerossine o della sindrome di principessa incapace di intendere e di volere,salvata dal principe azzurro.  Però. Non è una bella storia da raccontare questa. Non è con le favole che si fa politica. Allora,perché non potevamo evitare di farci salvare? Perché non potevamo fare a meno dei salvatori della patria, del principe azzurro,del wonderwall,dell’eroe? L’Italia per caso è una di quelle principesse in attesa della scarpetta? 

Oggi lo spread si è abbassato. Siamo felici? Sì,siamo contenti. C’è un retrogusto amaro in tutto questo: è strano quanto più uno Stato invecchia,più torna indietro, più la credibilità aumenta,più lo spread si abbassa. Ci sarebbe molto da dire sugli istinti primordiali che portano l’uomo a retrocedere, ad annichilirsi quando imperversa la bufera. Si potrebbe dire che è normale. Ma rimane triste. Molto triste. 



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