Spread sotto quota 100: un’altra follia! Ci stanno mettendo un cappio al collo

Da Pukos

Non sono un antitaliano, anzi, dato che è vero l’esatto contrario, cerco in tutti i modi di mettere in evidenza come la strada imboccata a suo tempo da Prodi, che per farci entrare nell’euro arrivò ad istituire una nuova tassa, e proseguita da tutti i suoi successori a Palazzo Chigi, porta il nostro Paese alla disgregazione.

Il fatto di occuparmi di questioni finanziarie ormai da decenni, mi ha portato, se non altro, ad avere una certa esperienza, ed una delle lezioni da imparare al più presto, e non dimenticare mai, è quella di diffidare delle “anomalie”, anche se apparentemente sembrano favorirci.

In finanza, così come in economia ed in tutti i campi del sapere umano, una situazione anomala, ovviamente, è destinata ad avere una durata limitata ed a produrre effetti negativi.

Non illudiamoci quindi, né dobbiamo guardare con compiacenza se qualche indicatore economico risulta molto più favorevole di quanto sarebbe lecito attendersi, questo inaspettato “beneficio” certamente ci si ritorcerà contro, perché in economia non ti viene dato nulla … gratis!

Ed allora anziché bearci dovremmo guardare con sospetto allo spread inferiore a cento punti base.

Ricordiamo brevemente cosa significa. Semplicemente vuol dire che la differenza fra il rendimento di un titolo di Stato tedesco a tasso fisso e con durata decennale (Bund) ed un analogo titolo italiano (Btp) è inferiore ad un punto percentuale.

NON HA SENSO QUESTA COSA!

Secondo voi come possono differire per meno di un punto percentuale due titoli con quelle caratteristiche se il primo è espressione di uno Stato, la Germania, la cui economia non è mai stata così florida, in cui il tasso di disoccupazione è ai minimi storici e la cui Borsa è sui massimi assoluti, mentre il secondo è espressione di uno Stato, l’Italia, la cui economia sta attraversando la più grande crisi del dopoguerra, il tasso di disoccupazione non è mai stato così elevato da cinquant’anni e la cui Borsa vale oggi meno della metà di quanto valeva otto anni fa!

COME E’ POSSIBILE?

Semplicemente perché non è il “mercato” oggi che sta acquistando i titoli italiani, così come negli scorsi anni non è stato il “mercato” ad acquistare i titoli greci, oggi infatti soltanto il 17% del debito pubblico ellenico è in mano ad investitori privati, per il resto sono principalmente i Paesi dell’eurozona (62%) a detenerlo oltre al FMI (10%) ed alla Bce (8%).

E questo fa sì che, se da un lato oggi Tsipras possa cercare di “ricattare” i Paesi dell’eurozona “minacciando” di non pagare, dall’altro sa perfettamente di essere un “cane al guinzaglio”.

In un articolo scritto tempo fa avevo sostenuto che “il debito è debito” ossia va restituito indipendentemente da chi lo detiene, ma è innegabile che se sono i miei cittadini a possedere i titoli pubblici (come in Giappone) io posso chiedere (od imporre) loro dei sacrifici per il bene comune della nazione, cosa che ovviamente non posso fare se il mio debito è in mano ad altri Paesi od a organismi sovranazionali.

Quindi, cari lettori, avete capito:

NON FESTEGGIAMO LA RIDUZIONE DELLO SPREAD, AVVIENE SOLO PERCHE’ CI STIAMO CONSEGNANDO ALL’EUROPA LEGATI MANI E PIEDI.

NON DIVENTIAMO SCHIAVI DI BRUXELLES!!!

SIAMO ITALIANI!!!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :