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Spreeufer für alle!

Creato il 15 luglio 2012 da Riccardomotti @RiccardoMotti1

Non è mistero il fatto che Berlino stia subendo un profondo mutamento, che col passare degli anni si fa sempre più profondo e le cui tempistiche si stanno notevolmente riducendo. Abbiamo già avuto modo di parlare di come il processo di centrificazione stia cambiando radicalmente il volto della città, e abbiamo testimoniato lo sdegno che esso suscita in certi strati della società civile non sono disposti a tollerare il suo costo sociale, considerato troppo elevato. Uno spirito analogo ha mosso la manifestazione che si è svolta ieri (14 Luglio), all’insegna dello slogan “Rive della Sprea per tutti”.

Spreeufer für alle!

La data scelta per l’evento non è casuale: esattamente quattro anni fa si è svolta un’affollata assemblea cittadina, che a grande maggioranza (87%) ha votato contro il progetto Mediaspree. Si tratta di un progetto, fortemente voluto dall’amministrazione Wowereit, che prevede un profondo rinnovamento delle rive della Sprea in corrispondenza ai quartieri di Friedrichshain a Nord e Kreuzberg a Sud, occupate da vecchie zone industriali abbandonate, scali navali in disuso e fabbriche abbandonate. Il fatto che questa zona di Berlino abbia bisogno di un lavoro di ristrutturazione è fuori discussione, perchè in effetti sarebbe un delitto lasciare inutilizzato un simile spazio a cavallo tra due quartieri fondamentali per la vita cittadina. Tuttavia, ciò non significa che l’amministrazione cittadina possa arrogarsi il diritto di decidere in base a mere ragioni economiche, ignorando le proposte che erano arrivate dal popolo.

Spreeufer für alle!

Lungi dall’essere simbolo di un movimento retrogrado contro il cambiamento in quanto tale, quell’assemblea cittadina aveva presentato idee ben precise rispetto a come utilizzare questi spazi. Si era parlato soprattutto della costruzione di case popolari, per contrastare il dramma dell’aumento degli affitti e della serie di problemi sociali collegati a questo fenomeno (sfratti di inquilini, sgombri di edifici occupati eccetera), oltre alla proposta di impedire la costruzione di nuovi ponti transitabili con le automobili sulla Sprea. Tuttavia l’amministrazione Wowereit è rimasta volutamente sorda davanti a queste voci, e ha preferito andare avanti con un progetto che prevede un mutamento della skyline della città in senso marcatamente occidentale, concedendo al consumismo più sfrenato un nuovo luogo dove piantare i propri vessilli. Sulla riva di Kreuzberg sono in costruzione nuovi hotel, e a Warschauerstrasse è stato progettato un grande centro commerciale in stile americano che dovrebbe affiancare la O2 Arena, un moderno mostro architettonico che risulta un doloroso estraneo nella spendida vista che si gode dal ponte. Nella zona di Treptow sono in costruzione una serie di appartamenti di lusso, mentre una nuova torre a marchio Daimler (produttore tedesco di auto e mezzi di trasporto militari e civili) sorgerà sempre nei pressi della O2 Arena. E’ un processo apparentemente inarrestabile, che si estende anche oltre le rive della Sprea: ieri ad esempio non potevo credere ai miei occhi passando davanti a Revalstrasse. Quella che fino all’anno scorso era un grande spazio occupato in cui sorgevano progetti abitativi e club è stato trasformato in una sorta di parco giochi per turisti, con tanto di Lounge Bar e fast-food.

Spreeufer für alle!

Io capisco che la città sia in espansione e che stia puntando a diventare un punto di riferimento economico per tutta l’Europa, ma mi chiedo se questo sia il modo giusto di trattare ciò che, in fin dei conti, è quella peculiarità che negli anni ha reso la città appetibile a tutti coloro che hanno scelto di farne la propria città. Siamo sicuri che renderla simile ad una qualsiasi capitale mondiale non contribuisca invece a segnarne un precoce declino? Non è mistero che questa città non possa assolutamente competere dal punto di vista economico con altri capitali europee come Londra o Parigi: che senso ha cercare a tutti i costi di renderla ciò che non è?

Questo è, in definitiva, il messaggio che i manifestanti hanno voluto lanciare alla cittadinanza. Forse è arrivato troppo tardi, forse il processo non può essere arrestato e saremo costretti a vedere la trasformazione della città da capitale dell’autonomia politica e della sperimentazione sociale ad anonimo centro commerciale: ci adatteremo, sopravviveremo. In ogni caso, fa piacere sapere che qualcuno ha ancora voglia di fare sentire la propria voce di protesta.

Riccardo Motti


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