Spring (USA 2014) Regia: Justin Benson, Aaron Moorhead Sceneggiatura: Justin Benson Cast: Lou Taylor Pucci, Nadia Hilker, Francesco Carnelutti, Vanessa Bednar, Jeremy Gardner, Vinny Curran Genere: mostruoso Se ti piace guarda anche: Prima dell'alba, Starry Eyes, Aftershock, And Soon the Darkness
Tutti muoiono. Tutti tranne... gli immortali. Ovvio. Ci pensate, ad essere immortali? Lì per lì dev'essere una figata. Dici: “Minchia, ora che siamo qui, noi siamo gli immortali,” come Jovanotti. Solo che poi ti rendi conto che non c'è nessun noi e sei solo tu l'unico immortale sulla faccia della Terra e realizzi che vedrai tutte le persone intorno a te, tutti quelli che conosci, tutti i tuoi cari morire. Uno dopo l'altro, li immortacci tua! È lì che capisci che essere immortale non è tutto rose & fiori, ma nel complesso resta comunque una discreta figata.
Perché sto parlando di immortali? Boh, non lo so. Non voglio spoilerarvi nulla, ma visto che ormai un po' l'ho già fatto, vi dico solo che nel film Spring rientra in qualche modo la tematica dell'immortalità. Un argomento più che mai attuale. Oltre alla canzone di Jovanotti che
"Le Crocs di moda?
Oddio, portatemi subito dei sali che ho un mancamento."
In Spring non c'è Blake Lively. Vi è passata la voglia di vederlo? Lo so, però aspettate, perché c'è un'altra bella sgnacchera. Comunque calmi, andiamo con calma. Visto che ormai questo film ho deciso di rovinarvelo, ve lo racconto almeno per bene. Tutto inizia nella maniera più triste possibile. Un ragazzo sui 25 anni o giù di lì, dopo aver da poco perso il padre, si trova al capezzale della madre, malata terminale di cancro. Il ragazzo è interpretato da Lou Taylor Pucci, l'attore con il cognome più puccioso del mondo, uno che sembrava lanciatissimo una decina d'anni fa dopo essere stato il protagonista della stramba, ma nemmeno troppo, indie comedy Thumbsucker - Il succhiapollice, e poi la sua carriera non è mai decollata del tutto.
A decollare è invece il suo personaggio in Spring. Letteralmente. Una volta che anche sua madre è morta, dopo una sbronza colossale il ragazzo decide di prendere, cambiare del tutto aria, lasciare gli Stati Uniti e andare in Italia. È una cosa che farei anch'io, andare in Italia. Non fosse che ci sto già. E così ci mancava solo un immigrato clandestino americano che viene a toglierci pure lui il lavoro. Vengono da tutto il mondo a toglierci il lavoro gratis, questi maledetti! Sì, gratis, perché in Italia pagare per un lavoro non è di moda. Forse lo diventerebbe se Blake Lively rilevasse un'azienda in Italia e cominciasse a pagare gli stipendi ai suoi impiegati. Magari tutti i mesi. Magari pure puntuale. Così non è e così il what's american boy si trova a dover fare il contadino presso una cascina gestita da uno stereotipato vecchietto italiano in cambio giusto di vitto & alloggio.
In compenso, il ragazzo americano conosce una ragazza italiana. In realtà, l'attrice che la interpreta è tedesca. WTF?!? Non dico che in Italia siamo pieni di giovani attrici fenomenali, però una potevano riuscire a trovarla. Anche perché questa crucca, Nadia Hilker, è sì una bella sgnacchera, però di belle sgnacchere ce ne sono anche da noi, e poi come attrice se la cava, ma non è che sia così da Oscar. Bisogna comunque dare atto agli addetti del casting del film che questa Nadia Hilker ha davvero fascino, un fascino magnetico e poi un qualcosa dell'italiana, anzi della terrona (sia detto nel senso più positivo possibile), ce l'ha. Nadia Hilker sembra una Lana Del Rey mediterranea, quindi è promossa a pieni voti. Peccato solo che nelle (per fortuna poche) scene in cui parla italiano, parla italiano come Renzi parla inglese, quindi non è una cosa bella da sentire.
"Dici che somiglio più a Belen che a Lana?
Ma no, dai!"
Fatto sta che il ragazzo americano comincia a frequentare questa figona e dopo tipo 5 giorni le dice che la ama e che vorrebbe passare il resto della sua vita insieme a lei. Forse un po' prematuro, però comprensibile, perché una Lana Del Rey italo-crucca non la si trova mica tutti i giorni. E poi lei ha un'altra cosa in più, che la distingue da tutte le altre ragazze...
Cosa? Adesso vi ho già raccontato mezzo (e forse qualcosa in più) film, quindi vi tocca vedervelo. Anche perché sulla locandina viene descritto come “Un ibrido di Richard Linklater e H.P. Lovecraft” e in effetti non è la solita sparata casuale, ma lo è davvero. Il Richard Linklater non di Boyhood, ma quello prima, ovvero quello di Prima dell'alba. Spring è infatti quasi un Prima dell'alba gotico, una pellicola magnetica che nella seconda parte si trascina su territori un po' troppo assurdi, ma comunque senza scadere mai nel ridicolo. Qualcuno vi potrà dire che è un horror, o una pellicola soprannaturale. Secondo me invece è un film esistenziale, che parla di vita, di morte e di immortali, na na, na na, na na nananaaaa. (voto 7/10)