Spring (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Succede così, che due cineasti americani riescano a realizzare un film in Italia e sull’Italia come noi non riusciremmo, visto che siamo impegnati o su drammoni famigliari, o sui soliti temi mafiosi. Invece, per fortuna, c’è qualcuno al di là del mare che ama la nostra terra, comprende e conosce le potenzialità del nostro folklore, e ci regala questo Spring.

Locandina

Trama

Evan, dopo il funerale della madre, si ferma al bar in cui lavora per bere una birra col suo migliore amico. A causa di una lite, degenerata in rissa, viene licenziato. Decide così, visto che non ha più legami, di fare un viaggio da tempo rimandato.
Sceglie l’Italia, e quando arriva a Roma conosce due ragazzi inglesi con cui si sposta in Puglia. Qui conosce Louise, per cui perde la testa. Ma Louise ha un inquietante segreto.

Considerazioni (Occhio agli spoiler, vari ed eventuali)

E mi incazzo. Mi incazzo perché il nostro cinema va in malora, il nostro è il paese dei carabbbbinieri macchietta[1], del mafioso, del prete di paese che risolve misteri, delle famiglie problematiche con le mogli che sussurrano e bisbigliano. Il paese che ha fatto passare la voglia ai registi di provare strade nuove o di investire tempo in produzioni di genere[2].

Una scena

Poi vedo questo film, girato dalla coppia Benson e Moorhead, di cui avevo già apprezzato Resolution, e mi dico che non sarebbe stato impossibile per noi fare una cosa del genere. Addirittura loro riescono a dipingere un’Italia diversa da quella che di solito i loro connazionali parlano, ma meglio ancora di quella che mostriamo noi.
Evan non è l’unico protagonista del film, non lo è nemmeno Louise: lo è tutto il background. Oltre loro due, per esempio, Benson e Moorhead si sono impegnati a sviluppare Angelo, un personaggio italiano, il fattore che ospita Evan. Ed è un bellissimo personaggio, e non è il solito italiano “pizza, spaghetti e mandolino”.
Ci rendiamo conto che due americani hanno fatto un film in Italia meglio di noi?

Benson e Moorhead: io li tengo d’occhi

Ma oltre a questo, Spring riesce a prendere a schiaffoni tutti i prodotti romance in giro, quelli che per mostrarti la relazione tra due esseri differenti, sbrodolano miele e melodramma.
Ed è una storia d’amore – con sangue e sgomento ben presenti – molto più credibile e ben girata di tante altre pellicole che vediamo incassare tonnellate di dollari.
Vi rimando anche all’ottima recensione di Lucia QUI. Leggetela!

P.S. Sul finale, davvero, state attenti e lo capirete, senza dover cercare “Spring spiegazione finale”.

[1] Abbiamo questo brutto vizio di fare della nostra arma una caricatura da barzelletta. Un po’ di decenza no?

[2] Io rivoglio Pupi Avati, siate maledetti!


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