8 GENNAIO – Dal 13 novembre i dipendenti di Fondazione Arena sono riuniti in assemblea permanente, giorno e notte, nella Sala Fagiuoli, presso la sede degli uffici che si affacciano sulla centralissima Via Roma. Fuori della finestra, uno striscione che non lascia spazio ad equivoci: GIRONDINI DIMETTITI.
Verona è famosa per la stagione operistica che dal 1913 si svolge in quello che, con una capienza di circa 14.000 spettatori, è il più grande teatro lirico all’aperto del mondo. Un festival che ogni anno genera un enorme indotto per la città. Un patrimonio culturale unico al mondo, che andrebbe protetto e promosso con tutte le possibili risorse.
È davvero così? Non proprio.
I lavoratori contestano la gestione del sindaco Flavio Tosi (che è anche il presidente di Fondazione Arena) e del sovrintendente Francesco Girondini, e hanno coinvolto l’opinione pubblica dando vita ad una serie di eventi nelle vie del centro. Iniziative culminate in due concerti gratuiti gremiti di pubblico al Teatro Filarmonico e nella chiesa di San Nicolò, e pubblicizzati attraverso la pagina Facebook “Via Roma – La strada della musica”.
La scelta di “occupare” è conseguente alla decisione da parte dei vertici di cancellare il contratto integrativo dei dipendenti, che rappresenta circa il 30% degli stipendi. Cancellare per rinegoziare, precisa Tosi, in linea con i cambiamenti del mercato del lavoro. Alla luce di queste affermazioni, sapere che la retribuzione del sovrintendente si aggira sui 200.000 euro annui (cui vanno aggiunti i bonus) non favorisce una distensione fra i dipendenti e la dirigenza, che non verrebbe toccata dai tagli.
Altro elemento che, secondo Tosi, “non ha più senso”, è il corpo di ballo di nove persone. È sufficiente chiamare i ballerini quando servono, pagandoli, si passi il termine abominevole, “a cottimo”. Viene da pensare che la qualità artistica ne risentirebbe: ma tant’è. La minaccia di Tosi ha ulteriormente esacerbato il clima, portando alle dimissioni del direttore del corpo di ballo Renato Zanella e allo sciopero che ha fatto saltare tutte le date del balletto “Schiaccianoci à la carte”. Tosi non cede: si è dichiarato infatti “pronto a sostituire gli scioperanti”, per garantire lo svolgimento degli spettacoli.
Nell’interrogazione presentata il 22 dicembre dal Movimento 5 Stelle al Ministro dei Beni Culturali Franceschini si legge che l’indebitamento verso banche e fornitori è di circa 25 milioni di euro; situazione aggravata da altri fattori, quali la diminuzione dei contributi pubblici erogati dal Fondo Unico per lo Spettacolo, un calo dell’offerta qualitativa degli spettacoli, un marketing poco incisivo, i risultati al di sotto delle aspettative delle ultime stagioni, la quasi totale assenza di sponsorizzazioni da parte delle grandi aziende veronesi; chi investirebbe in un’azienda indebitata fino al collo e senza un piano di rilancio credibile?
Altre note dolenti sono AMO (Arena Museo Opera) e Arena Extra. Il primo, costituito nel 2012 a Palazzo Forti, costa circa un milione di euro all’anno a fronte di incassi di circa 100.000. Arena Extra Srl, invece, è una società partecipata interamente da Fondazione Arena, ed ha come amministratore unico il sovrintendente Girondini (“Ancora tu”, cantava Lucio Battisti). Creata con l’intento di organizzare eventi extra lirica e portare introiti aggiuntivi al festival lirico, lascia dubbi sulla sua effettiva produttività in termini economici. Sarebbe anche al centro di un esercizio di “finanza creativa” che è valso al sovrintendente un bonus di 50.000 euro per aver realizzato il pareggio di bilancio nel 2013.
In questi giorni il Consiglio d’Indirizzo ha presentato richiesta per accedere ai fondi di risanamento previsti dalla Legge Bray: se la richiesta venisse accolta, sono possibili dei tagli al personale tecnico e amministrativo fino al 50% ed una “razionalizzazione” del personale artistico.
E poi? Una volta sanato il debito, che si fa? I dipendenti chiedono le dimissioni del sovrintendente e un cambio della dirigenza (“come si può pensare che le cose cambino se restano i responsabili di questa gestione fallimentare?”, lamenta un artista del coro) e sottolineano la necessità di una strategia che porti nuove idee, un marketing che sappia attirare nuovi investitori, un rilancio qualitativo degli spettacoli, una capacità promozionale che non solo faccia leva sulla stagione estiva, ma sappia anche valorizzare l’elevata qualità artistica di quella invernale.
E secondo Flavio Tosi, come si rilancia un festival lirico che è l’orgoglio e la cifra distintiva della città di Verona? “Il Paese da decenni non crede più alla lirica”, afferma il presidente di Fondazione Arena. E, invece di tentare di salvare un genere che “non tira più”, propone piuttosto di diversificare l’utilizzo dell’Arena: concerti pop, partite di pallavolo e di tennis, cene di imprenditori negli arcovoli concessi in affitto per 10.000 euro; insomma, qualunque cosa che porti soldi va bene. La presenza di Arena Extra, si potrebbe ipotizzare, a questo punto assumerebbe un nuovo peso in uno scenario dove la lirica passa decisamente in secondo piano a favore di eventi extra lirica.
Si potrebbe insinuare che è come se Marchionne dicesse “Le Ferrari ormai le comprano in pochi, e poi il rosso ha un po’ stufato. Invece i bastoni da selfie piacciono a tutti. Quindi lasciamo perdere le automobili e mettiamoci a vendere bastoni da selfie”.
Intanto, l’occupazione continua. Quale futuro si prospetta per Fondazione Arena? Noi ultimi romantici amiamo illuderci che la Musica (quella con la M maiuscola) vinca sempre; e speriamo che anche questa volta sia così; altrimenti, uno scenario di estati animate da concerti di Emma Marrone e baccanali negli arcovoli sarebbe a dir poco agghiacciante.
Sarah Baldo
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