2001: Spy Game di Tony Scott
Un film che desta più di una perplessità.
La storia è buona e sempre attuale; il cast è di prestigio e di indubbio carisma (ma perché utilizzare la grande Charlotte Rampling solo per una scena di pochi minuti?); i dialoghi particolarmente curati; il ritmo vivace e sostenuto; la fotografia molto ricercata ed elaborata; le location ben trovate e più che interessanti… Eppure il lavoro non lascia del tutto soddisfatto lo spettatore assordato da una musica onnipresente e invasiva, frastornato da un eccessivo e non sempre motivato febbrile movimento di macchina… Da rimproverare a Spy Game non tanto l’inutile inserimento di scene altamente spettacolari aventi l’unico scopo di evidenziare la potenza tecnologica hollywoodiana (…e che interrompono la linearità del racconto), quanto l’improprio uso dei numerosi flash back (in Germania, in Vietnam, in Libano, in Cina), talmente insistiti e approfonditi che sembra di assistere a più film malamente amalgamati tra loro, uno disturbante l’altro.
Non entusiasmanti le accoglienze della critica:
“…molti stereotipi” (Il Corriere della Sera), “La regia di Tony Scott è effettistica come sempre” (L’Unità), “…raccontato e diretto in stile vecchiotto” (Repubblica), “Tony Scott sciupa la bella occasione confermandosi re del cattivo gusto e del montaggio stile Mtv” (Il Messaggero).
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