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SQUADRA OMEGA, Altri Occhi Ci Guardano

Creato il 07 luglio 2015 da The New Noise @TheNewNoiseIt

SQUADRA OMEGA, Altri Occhi Ci Guardano

Altri Occhi Ci Guardano, forse quelli del “Grande Idolo” in copertina, un dipinto da Flavio Bordin, parente di Matteo Bordin dei Mojomatics, chitarrista e sassofonista della Squadra Omega, che – come quelle dei fumetti – vede vari supereroi entrare e uscire dalla formazione a seconda dell’avventura (Lost Coast, ad esempio, è tutto un altro racconto). L’ambientazione suggerita, dunque, sta tra Urania e il fantasy, e l’imponenza del quadro è la stessa del doppio lp, che fa pensare ai discorsoni del prog, un po’ come il passaggio della Squadra su Radio 3, precisamente sulla trasmissione pomeridiana “Alza il volume” (colta e molto posata, nonostante l’intestazione), all’interno di una scaletta nella quale sono stati affiancati a Emerson Lake And Palmer (“Trilogy”) e a John Zorn (il jazz rock di “The Divine Comedy”, da Simulacrum), nel contesto di una specie di meditazione sugli anni Settanta, ma con 3 brani su 4 pubblicati nel 2015. Quel periodo del Novecento è oggi un “luogo immaginario nel quale cercare libertà creativa che evidentemente è più affascinante di quella possibile oggi”, nelle parole del conduttore Alberto Piccinini e degli autori. Adesso, non so voi, ma io a Radio 3 non darei mai torto. Aggiungerei le influenze kraut, sempre presenti nella discografia del gruppo, per abbozzare il quadro d’insieme di quello che si sente per un’ora e qualche minuto, esito – secondo MacinaDischi – di “tre anni di session di improvvisazione con diverse line up, strumenti e modalità che cambiano di volta in volta, tutto rielaborato e concretizzatosi grazie ad un lungo processo di post-produzione nello studio vintage analogico Outside Inside Studio”.

Stiamo parlando dunque di un lavoro decisivo agli occhi degli addetti ai lavori, oltre che di un gruppo rispettato e bravissimo dal vivo, ma qualcosa non mi torna e non riesco a sciogliere il nodo nemmeno dopo molti ascolti. Altri Occhi Ci Guardano finisce per soffrire di tutti i limiti di un disco prog, anche se non è prog (considerando che parliamo di un gruppo formato anche da un ex With Love, la cosa farebbe un po’ sorridere): libertà di cui sopra che diviene mancanza di direzione, autocompiacimento/guardarsi allo specchio, discorso ampio che si trasforma in prolissità. Tutto un po’ troppo Italian Occult Dream Theater, insomma.


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