Il santo che non ti aspetti
Commedia d’intensa umanità, St. Vincent è l’opera prima di Theodore Melfi ed esibisce un Bill Murray in splendida forma nel ruolo di un burbero, scostante e alcolizzato anziano. Un moderno “santo” dal sorriso amaro e dal cuore d’oro.
Vincent è un misantropo con il vizio del gioco e della bottiglia, non piace alla gente e a lui non piace la gente. Le uniche persone che riesce a sopportare sono Daka, la prostituta russa incinta con cui intrattiene un rapporto economico-affettivo, e Oliver, un ragazzino che si è appena trasferito nell’abitazione adiacente.
Si potrebbe definire St. Vincent una pellicola di formazione, che mette in luce la costruzione di un rapporto d’amicizia convenzionale, nel quale Vincent trova in Oliver una responsabilizzazione, che fino a quel momento ha evitato, e Oliver trova quella figura paterna assente. Eppure la pellicola diretta da Melfi è (nel profondo) qualcosa di più: una commedia in grado di far emozionare e sorridere e che funziona alla perfezione grazie all’interpretazione di Murray, che potrebbe ricoprire il ruolo senza nemmeno leggere il copione. Sono l’emotività e lo humour gli stilemi che meglio si inseriscono nel meccanismo narrativo costruito da Melfi e che, grazie a un cast di prim’ordine (Melissa McCharthy e Naomi Watts si fanno lodare in ruoli per loro inediti), reggono alla distanza, provocando anche qualche magone non preventivato. Difatti l’indole “bastarda” del personaggio interpretato da Murray riserva ben più di una sorpresa e il comportamento amabile e rispettoso di Oliver produce nel protagonista una riconsiderazione della sua dimensione narcisistica, asociale e caratterizzata da una lingua ben più che tagliente.
Insomma St. Vincent è la commedia che, parzialmente, non ti aspetti. Oppure che probabilmente ti aspetti, ma che grazie alla levità e all’accurata delicatezza della narrazione riesce a farsi riconoscere come prodotto di un livello più elevato.
Uscita al cinema: 18 dicembre 2014
Voto: ***1/2