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St. vincent, il santo patrono dei diludendi

Creato il 12 gennaio 2015 da Cannibal Kid
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ST. VINCENT, IL SANTO PATRONO DEI DILUDENDI St. Vincent (USA 2014) Regia: Theodore Melfi Sceneggiatura: Theodore Melfi Cast: Bill Murray, Jaeden Lieberher, Melissa McCarthy, Naomi Watts, Terrence Howard, Ann Dowd, Chris O'Dowd, Nate Corddry, Dario Barosso Genere: vecchietto meets bimbetto Se ti piace guarda anche: About a Boy, Gran Torino, Up
St. Vincent aveva tutte le carte in regole per piacermi. Persino per diventare un mio nuovo cult. Forse persino per diventare un mio nuovo santino personale. Per prima cosa, si tratta di una pellicole indie, e io in genere adoro le pellicole indie. Sono proprio un maledetto hipster. Anche se ultimamente, va detto, tendono a somigliarsi un po' tutte e quindi da questo punto di vista ormai ricordano i “nemici” hollywoodiani, ovvero pellicole prodotte in serie senza un briciolo di originalità. Quindi ci sono i due protagonisti, un vecchietto e un bambinetto, per quello che si preannuncia un “About a Boy della terza età”, come definito in maniera azzeccata da Mr. Ink. About a Boy è un film che io amo, tratto per altro da uno dei miei romanzi preferiti, Un ragazzo di Nick Hornby. Non è mica finita qui: il protagonista interpretato da Hugh Grant è addirittura uno dei miei modelli esistenziali assoluti. Quanto alle “pellicole sulla terza età”, non ne sono un gran fan, però in questo caso il vecchietto protagonista è Bill Murray, l'idolo di film come Ghostbusters e Lost in Translation, qui dalle parti di Pensieri Cannibali sempre parecchio apprezzato, sia per l'ironia che accompagna molti dei suoi personaggi che per le scelte raramente scontate delle pellicole da interpretare. Bill Murray porta qui sullo schermo un vecchietto stronzetto, ma diciamo anche stronzone. Un tipo all'apparenza burbero, menefreghista, scontroso, con in più una passione per prostitute, alcool, cibo spazzatura e gioco d'azzardo. Praticamente è come potrei essere io tra 50, diciamo anche 60 anni. A parte la passione per il gioco d'azzardo, che non ho mai avuto.
ST. VINCENT, IL SANTO PATRONO DEI DILUDENDI
Gli ingredienti per un possibile nuovo cult cannibale sembravano insomma esserci tutti, compresi un'attitudine poco politically correct e una serie di personaggi comprimari niente male, soprattutto l'insegnante di religione sui generis portato sullo schermo da Chris O'Dowd e la prostituta russa ritratta in maniera comica da Naomi Watts, impegnata in una specie di autoparodia della parte che aveva ne La promessa dell'assassino di David Cronenberg. Eppure questo film... non mi è piaciuto.

ST. VINCENT, IL SANTO PATRONO DEI DILUDENDI

"Cannibal, vuoi dirmi che mi sono spaccato la testa per niente?"


Non posso dire nemmeno che mi sia spiaciuto del tutto. È una sensazione peggiore: mi ha lasciato sostanzialmente indifferente. Com'è possibile ciò? Il problema di questo film, o forse il problema mio che di film ne vedo troppi, è che dal primo all'ultimo istante ho avuto una sensazione costante di déjà vu. Mi sentivo un cazzo di preveggente. Sapevo già cosa stava per succedere ancora prima che capitasse sullo schermo. Oltre al citato About a Boy (di cui finisce per ricordare la mediocre serie tv, più che il film o il romanzo), il rapporto tra vecchietto e bimbetto ricalca quello già visto in un sacco di altre pellicole analoghe, da Gran Torino ad Up fino a Molto forte, incredibilmente vicino. St. Vincent non aggiunge niente di nuovo a questo particolare sottogenere sul confronto tra due generazioni parecchio distanti tra loro. Inoltre, se Bill Murray gigioneggia alla grande e ci regala un buon personaggio, il bimbetto, tale Jaeden Lieberher, è parecchio anonimo e verrebbe quasi voglia di menarlo, come fanno i bulletti suoi compagni di classe. Non fosse che io sono assolutamente contro la violenza nei confronti dei bambini. Io sono a favore solo della violenza nei confronti degli adulti e, come avevo già specificato, degli adulti uomini.

ST. VINCENT, IL SANTO PATRONO DEI DILUDENDI

"Cannibal ce l'ha davvero grosso così...
L'ego, intendo ovviamente."


Nonostante il senso di déjà vu, la visione della pellicola scorre via in maniera piuttosto piacevole, per quanto priva di momenti particolarmente esilaranti, e per una comedy è un difetto da non sottovalutare. La parte finale però no. Non ci siamo proprio. St. Vincent scivola nella conclusione più (basta leggere il titolo) facile da immaginare fin dall'inizio. Peccato ancora più grave: scade in un eccessivo buonismo che fino a quel momento era riuscito a scansare. Tutta la cattiveria mostrata fino ad allora, più da Bill Murray che non dalla pellicola nel complesso, viene allora buttata nel cesso, con una conclusione che potremmo definire “fabiofaziesca”, più ancora che hollywoodiana. Il film comunque è cariiino caruccio, ruffiano al punto giusto, riceverà un sacco di critiche positive e credo piacerà più o meno a tutti. Io però, da buona versione giovane del personaggio interpretato da Bill Murray, non ci sto e di fronte a un prodotto prevedibile e scontato come questo storco il naso e dico: “Meh”.

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