Non v’illudete: Stabia sarà veramente sveglia solo quando riaprirà finalmente il suo museo e chi vorrà visitare le ville antiche non dovrà fare un lungo percorso a ostacoli rischiando di essere investito, o d’inciampare tra la monnezza, o d’attraversare un pollaio. Quell’ora non è ancora giunta ma qualcosa pare muoversi. Giorni fa si è aperta una mostra, Stabiae svelata, che la Soprintendenza ha organizzato assieme al Comitato scavi di Stabia per mostrare quanto (poco, ndr) è stato fatto negli ultimi anni per l’archeologia della città. All’inaugurazione la soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro ha detto che la realizzazione del Museo archeologico di Stabia è uno dei suoi impegni prioritari. L’ha detto scandendo le parole, come riporta Repubblica del 10 novembre scorso, e noi proviamo a crederle anche se siamo usi badare ai fatti e molto poco alle parole. Sapete che l’antica Stabiae, quel luogo fantasmagorico dov’erano ville da favola, dove Plinio morì colto dall’eruzione del Vesuvio mentre passava la notte a casa di un amico, non è neppure nella lista Unesco? Pompei, Ercolano, Torre Annunziata ci sono, ma Stabia no perché è troppo “impresentabile” per l’Unesco.
A Stabia però, più precisamente nella moderna
Castellammare di Stabia, c’è anche qualcuno che parla poco e lavora. Che avrebbe fatto anche molto di più per la città antica e moderna, se si fosse trovata un’intesa tra pubblica e privato. La
Fondazione Restoring Ancient Stabiae ha da tempo un progetto di parco archeologico nel cassetto, e nel frattempo porta in giro per il mondo gli affreschi stabiani altrimenti chiusi a chiave nel museo che non c’è. Li ha portati in America, in Russia, in Cina e in questi giorni sono a
Rio de Janeiro per la mostra
Além de Pompeia, organizzata in ricordo dell’imperatrice
Teresa Cristina Maria di Borbone, sorella di Ferdinando II e archeologa, che tante cose antiche portò con sé in Brasile diffondendo anche lì la conoscenza delle antichità vesuviane. Ovunque vada, la Fondazione trova sostenitori interessati a finanziare restauri di ulteriori dipinti. Così quando il Museo di Stabia finalmente riaprirà, dovrà ringraziare anche loro. Ed è sempre grazie alle convenzioni che la Fondazione stipula con istituti di ricerca del mondo, che
équipe internazionali lavorano con continuità negli ultima anni alle ville di Stabia, portando ogni anno i risultati ai convegni della Fondazione: il prossimo sarà
dal 30 novembre al 1 dicembre 2012. Dunque a Stabiae c’è tanto fermento, tantissimo da fare, ma anche tanta gente desiderosa di fare sulle orme di quel
Libero D’Orsi che negli anni Cinquanta del secolo scorso portò caparbiamente alla luce le prime ville. Dovrebbero solo collaborare, organizzarsi per un bene e un vantaggio comune. Pare facile a parole, ma noi speriamo che prima o poi lo sia anche nei fatti.
Effe