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Stabilità anticostituzionali

Creato il 23 dicembre 2012 da Albertocapece

++ GOVERNO:DI PIETRO,IDV FUORI MAGGIORANZA,NOSTRA MOZIONE ++Anna Lombroso per il Simplicissimus

Sarà anche rintronato dai colpi alla sua credibilità e dal violento sommommolo mediatico, ma intanto Di Pietro è stato l’unico ad avere avuto un sobbalzo democratico nell’esaminare il testo della legge di stabilità, che, sostenitori, diversamente al governo e diversamente all’opposizione, hanno digerito senza nemmeno distinguerne gli ingredienti.
L’inerzia, l’inettitudine, l’ignoranza rappresentano la spiegazione più bonaria. È invece probabile che, dietro a un nuovo sgarro alla Costituzione delegata ai comici – come si addice ormai ad arcaiche composizioni poetiche, o all’antipolitica più tumultuosa – ci sia l’intento non inedito di limitare la trasparenza delle procedure, rafforzare l’approccio autoritario delle politiche di emergenza, legittimare poteri e figure “straordinarie” e speciali, in barba a efficienza, legalità, prevenzione e gestione razionale di incarichi, gare, appalti, ricostruzioni.

Come? Eliminando nel passaggio del testo da una all’altra Camera, con un provvidenziale gioco delle tre carte, un comma, il 560, che garantiva appunto la trasparenza del processo decisionale e l’accesso dei cittadini alle procedure in materia di contratti, di affidabilità dei contraenti, di costi e benefici, di qualità e entità degli investimenti.
Denuncia Di Pietro: “Per essere chiari, l’art. 560 non stabilisce come si va a prendere un bicchier d’acqua, stabilisce una regola ben precisa su come si devono comportare i commissari delegati per la gestione dei contesti emergenziali e i commissari straordinari regionali, cioè tutti coloro che assumono le funzioni in caso di calamità naturale o quando i presidenti delle regioni vengono esautorati dal loro ruolo perché hanno mandato in fallimento la regione. Quindi coloro che hanno in mano i soldi dello Stato. Questo art. 560 stabilisce che nei siti istituzionali vi deve essere la pubblicazione degli atti dei documenti relativi alle deliberazioni assunte nonché la relazione della situazione aggiornata dei rapporti contrattuali e di tutte le attività svolte nell’esercizio delle loro funzioni di commissari”.

E non basta: non soltanto dunque è stata decisa e votata dal Parlamento una legge che non prevede la tutela del diritto del cittadino amministrato di sapere, di difendere i propri interessi che sono poi quelli generali, esautorandolo e riconfermando l’intento ormai esplicito di ridurre sempre di più sovranità e garanzie. Per di più, oltraggiano i cittadini due volte, attraverso l’offesa al sistema democratico e alle sue procedure, e mediante un rocambolesco quanto sfrontato insulto alla Costituzione: “Alla Camera dei deputati è tornato indietro il decreto sulla stabilità approvato dal Senato in una versione diversa da quella approvata dal senato, rivela Di Pietro. C’è un articolo in meno. Con un articolo in meno si è discusso in questi giorni ed è stato addirittura messo il voto di fiducia da parte del governo. Abbiamo votato la fiducia su una legge che alla Camera è diversa da quella approvata al Senato. Chiunque abbia letto la Costituzione sa che una legge, per essere legge, deve essere approvata in modo identico da camera e Senato. Prima della votazione io ho sollevato l’eccezione, sia col governo che con il presidente della Camera, dicendo che era necessario che questa legge ritornasse in commissione, che la commissione recepisse il testo reale approvato dal senato, che il testo nuovo tornasse in aula e che il governo potesse porre la fiducia sul testo reale e non su quello finto. Ma soprattutto che fosse data la possibilità, a noi o a qualsiasi altro parlamentare, di presentare eventualmente emendamenti sull’art. 560. Invece è stato ignorato, nessuno lo ha letto, nessuno lo ha potuto vedere, nessuno lo ha potuto analizzare”.

Siamo messi proprio male: uffici legislativi incompetente o partigiani di cause opache, parlamentari infedeli, un garante della Costituzione che amabilmente e vibrantemente la rigira e la rivolta, la accartoccia e la ridistende – perché si fa così con i contratti unilaterali, come fossero carta straccia-, controllori che non controllano.
Ma c’è di più ancora: a conferma che si vogliono proprio espropriare, spodestare, destituire gli italiani, oltre che dei poteri di scelta anche del diritto alla conoscenza, se a controllare volesse essere un comune cittadino, in sostituzione dei sui rappresentanti sleali, non potrebbe farlo. Chi si avventurasse nei siti istituzionali, in quello della Camera o in quello del Senato, si cimenterebbe in un infruttuoso gioco dell’oca o delle tre carte: l’uno rinvia all’altro e poi, infine, sblam, la porta in faccia all’uomo qualunque, che il testo “non è ancora pubblicato”.

Non sorprende l’ennesima epifania della separatezza di chi dovrebbe rappresentare, aprirsi all’ascolto, mescolarsi, non meraviglia l’indole ormai esplicitata a perseguire una forma di assolutismo chiuso e sprezzante, non stupisce che sia un contagio indomabile, a dimostrazione che non esistono vie virtuose all’esercizio del potere. Semmai colpisce la diffusa sopportazione, l’accidiosa tolleranza come se fosse l’inevitabile e già prevista conferma che è meglio stare appartati, farsi gli affari propri, difendersi stando noi qua e loro là in alto nelle loro distanze siderali. Che in fondo se la politica non è più rappresentanza di interessi e partecipazione, se non è immaginazione e produzione di futuro, se non è camminare e agire insieme in comunità di cittadini, allora è meglio che sia remota, invisibile. Che insomma la migliore politica, la più desiderabile organizzazione della vita pubblica sia astratta, impercettibile, creando la gradevole illusione che tutto si svolga nel modo migliore in sua assenza, mentre un leader invisibile permette ai concittadini di occuparsi di sé, dei propri cari, dei propri affari. Al punto che certi despoti estranei all’esercizio della ragionevolezza finiscono per apparire come incarnazioni pericolose ma solo del grottesco e del volgare, mentre altri – magari “diversamente” sanguinari – che però hanno nei modi e nei linguaggi reso un superficiale omaggio alla dignità della ragione, appaiono interlocutori e padroni più accettabili.
Invece è proprio allora che occorre vigilare, esercitare controllo, guardare e saper vedere, conoscere per sapere, quando diventa “sovrano chi decide sullo stato di eccezione”, quando vengono legittimate modificazioni costituzionali e “aggiustamenti” democratici come “ricompensa politica al possesso legalizzato della forza. E quando ci tengono in uno stato di “minorità” morale e civile, bambini senza accesso e senza diritti, da trattare con severità per tenerci lontani del pericolo della libertà e della decisione.


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