Articolo di Oriano Giovanelli, Presidente
forum PD per la pubblica amministrazione e l’innovazione, pubblicato su L’Unità
il 23 maggio 2023
Finalmente un governo che mette al centro del suo lavoro l’occupazione giovanile. Questa è una vera svolta a sinistra. Il vero modo concreto per riportare al centro i giovani nel nostro paese non come puro fatto anagrafico da sbandierare ma come grande questione sociale e grande opportunità per il paese. I dettagli della proposta che vanno emergendo sembrano però confinare questa scelta al solo ambito del lavoro privato e qui si evidenzia un limite che rischia di essere frutto di una sudditanza ideologica. Una buona e duratura crescita economica e dell’occupazione la si otterrà se si modernizza il sistema paese e a questo obiettivo concorre non meno che l’impresa il sistema dei servizi, la pubblica amministrazione. Per questo a nostro avviso sarebbe un errore restringere l’ottica della “staffetta generazionale” al solo segmento privato del mercato del lavoro. A forza di tagli lineari e di blocco delle assunzioni e dei contratti del pubblico impiego l’Italia è l’unico de grandi paesi europei che sta conoscendo una riduzione
reale e significativa del numero dei dipendenti pubblici passati da circa 3.500.000 a 3.250.000.
Parallelamente è il paese che sta conoscendo il più forte invecchiamento medio
degli stessi. Nel 2001 l’età media era di 44 anni, nel 2010 di 48,2 e oggi ha
superato mediamente i 50 anni con punte di 51,7 in un settore
strategico come la scuola.
L’effetto combinato di questi due fenomeni si sta traducendo in un peggioramento quantitativo e qualitativo dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione italiana senza produrre né più efficienza, né più efficacia, né più qualità. Quindi nessun “risparmio di sistema” per il paese, anzi un contributo secco alla sua depressione e a nulla è servito rispondere a questa lenta agonia della pubblica amministrazione ricorrendo ad un disordinato accrescimento del precariato condannato a vivere di proroghe.
L’alternativa non può essere una indifferenziata ripresa delle assunzioni anche
se ci si sono tanti vincitori di concorso e tante graduatorie di idonei che
vantano legittime aspettative. Servono alcune mosse coerenti per affrontare il
tema in modo corretto. Assumere la diminuzione del numero dei dipendenti
puntando alla soglia di tre milioni di dipendenti.
Raggiungere questo obiettivo gradualmente con processi di riorganizzazione delle strutture e dei servizi, una vera revisione della spesa che superi i tagli lineari, per correggere l’attuale cattiva distribuzione del personale privilegiando l’allocazione delle risorse nei luoghi di fornitura dei servizi ai cittadini e alle imprese. Questo si ottiene anche favorendo il pensionamento mirato di dipendenti pubblici nelle aree della pubblica amministrazione oggetto di veri piani industriali. Questi pensionamenti debbono poter avvenire secondo le regole ante Fornero tenuto conto che Il costo medio di un dipendente pubblico in pensione e’ di oltre 8000 euro più basso di un dipendente pubblico in servizio. Quindi ogni tre nuovi pensionati si può procedere almeno alla assunzione senza oneri aggiuntivi di un o una giovane dipendente magari con qualifiche professionali più alte.
Prendendo per buona la riduzione a tre milioni dei dipendenti pubblici questo
potrebbe portare, ripeto senza costi aggiuntivi per le casse pubbliche, alla
assunzione di 80/90 mila giovani e produrrebbe una importante inversione di
tendenza rispetto all’invecchiamento medio oggi in corso. L’ultima mossa ma non
per importanza riguarda gli investimenti, quindi spesa in conto capitale, in
tecnologia, reti, strutture che la ricontrattazione del patto di stabilità e
crescita in sede europea può consentire. L’obiettivo una pubblica
amministrazione più giovane, più avanzata tecnologicamente, più adatta ad un
paese che vuole tornare a crescere.