Data: 13 dicembre 2012 Autore: Alessio Candeloro
Gli stage sono una parte fondamentale nella formazione di un Budoka e un aikidoka oggi ne può trovare per tutti i gusti e per tutte le tasche. Personalmente il 6 e il 7 Ottobre 2012 ho partecipato allo stage promozionale Aikikai che si è svolto a Genova ed è stato condotto dal M° Auro Fabbretti (6° dan). Ti confido che su alcune pratiche sono ancora un po’ lacunoso, poiché mancano alla mia formazione ma… me la sono cavata! Gli esercizi di respirazione per ora riesco a comprenderli appieno per non sembrare solo un’occidentale finto-mistico che scimmiotta movimenti giapponesi che invece hanno un profondo significato.
Quello che provo io nel farli è una sensazione di Ki (soffio vitale) che si irradia in tutto il corpo. Comincio a sentirmi davvero pieno di energia; forse un po’ di autosuggestione ma ciò che importa è che mi fanno stare bene, con il tempo e la pratica di questi esercizi sicuramente riuscirò ad avere una più ampia consapevolezza e te ne parlerò.
Le spiegazioni del M° Fabbretti sono state davvero esaurienti e di facile comprensione. Ha lavorato su tecniche semplici come Ikkyo e Nikkyo (primo e secondo principio di leva), Iriminage (tecnica di proiezione) e abbiamo lavorato molto su irimi tenkan (spsotamento base con le gambe) come base di partenza per molte tecniche; ciò è stata davvero piacevole anche se, dopo anni di pratica, le tecniche di leva base mi sembrano più ostiche rispetto ad altre apparentemente più complesse. Oltre a seguire lo stage, nella serata di sabato siamo usciti a mangiare una pizza e la fortuna ha voluto che il M° Fabbretti sedesse proprio di fronte a me. Non ho proprio monopolizzato tutto il suo tempo durante la cena (gli ho lasciato mangiare la pizza in pace!) ma ho avuto una interessantissima discussione sulle arti marziali in genere e sull’Aikido in particolare in cui mi ha fatto dono di aneddoti sul grande M° Fujimoto, recentemente scomparso, quando veniva in Liguria per qualche lezione al dojo o per qualche stage, e sui primi passi dell’Aikikai in Italia
Dalle difficoltà dei primi maestri giapponesi a muoversi in una cultura non loro alle odissee dei primi praticanti italiani per arrivare nelle altre città dove si erano insediati i nipponici maestri perché all’epoca, e si parla della seconda metà degli anni ’60, il sistema autostradale italiano non era come lo vediamo oggi e le macchine non avevano la grande capienza né i motori odierni (modelli 103, 500 e 600 per citarne alcune in voga in quegli anni), e quindi vedevi in giro macchine piccole stracolme di borsoni e custodie piene di boken e jo e 4 persone che felici si mettevano a fare un viaggio che sarebbe durato qualche ora per poter avere il piacere di praticare. Quando mi raccontava queste cose vedevo il maestro davvero emozionato a ripercorrere quei ricordi e un po’ avrei voluto nascere anche io in quell’epoca per godermi tutto quello insieme a loro. Sapere di quei giorni mi ha davvero fatto piacere e so che in giro per l’Italia ci sono altri maestri con storie simili e spero di poterne ascoltare parecchie in futuro, ma da questa ne sono uscito sicuramente e positivamente arricchito.