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Stagisti e mignotte

Creato il 20 ottobre 2011 da Onicedesign @onicedesign
Stagisti e mignotteSu quanto il lavoro da freelance sia gioie e dolori abbiamo già parlato molte volte; e anche l'amico Cyberluke, proprio oggi, ha pubblicato un post illuminato sulla vita del libero professionista. D'altra parte, tutti ci dicono sempre che son passati i bei tempi del lavoro a tempo indeterminato: il lavoro te lo devi inventare, bisogna correre dei rischi, fare la gavetta. E purtroppo il mondo del lavoro è pieno zeppo di squali, buoni solo a sfruttare giovani stagisti finché si può, sottopagandoli e approfittando delle pieghe legali della tanto osannata Legge Biagi.
Qualcuno conosce FlashArt? (Sembra che abbia cambiato discorso, ma adesso mi ricollego, eh!) È una importante rivista internazionale di arte contemporanea: parla insomma di mostre, musei, personali e artisti, con una doppia versione stampata e digitale. Sulla pagina di ricerca lavoro, qualche giorno fa, è apparso questo simpatico annuncio: Flashart cerca stagista per Assistente di Redazione. La lettura completa non è raccomandabile ai deboli di cuore; perché il sig. Politi, direttore, scrive:
Teniamo a precisare che, ahinoi, per almeno 8-10 mesi, il rimborso spese per uno stagista che deve imparare tutto, è minimo, quasi inesistente. Chiedete altrove quanto percepisce uno stagista. Lo stage in Flash Art e più di un master superspecializzato. Devi imparare tutto, bene e subito.

E poi, di seguito, i requisiti: giovane, dinamico, autonomo, curioso, ottima conoscenza dell'arte contemporanea, italiana e internazionale, ottima conoscenza dei sistemi operativi e programmi Mac: inDesign, Photoshop, Excel e tutto il pacchetto Office; ottima conoscenza della lingua inglese parlata e scritta; il candidato ideale, infine "può mantenersi per parecchi mesi a Milano". Il tutto, gratis: nessun rimborso spese, nessun gettone, nessun contributo simbolico.
Già: la gavetta. Caterina de Manuele, 28 anni, la gavetta l'ha fatta: oggi lavora a Londra come designer d'interni, dopo una laurea al Politecnico di Milano e qualche anno in Germania. Immaginate il suo fastidio (che è poi anche il nostro) di fronte alle assurde richieste di FlashArt. Pensa bene di scrivere una mail a Politi, lamentandosi per l'ignobile trattamento, chiedendo:
Mi spiega perché i miei genitori o chi per essi dovrebbero pagare perché io lavori per lei? Solo persone ricche possono dunque lavorare da FlashArt?
Avanti col putiferio, perché Politi la stessa mattina era sceso dal letto col piede sbagliato. E risponde:
Caterina, prima impara a scrivere, a leggere dai siti e giornali del mondo, a fare una notizia in dieci righe, a impaginare con InDesign. Chiedi allo Stato di aiutarti, la mia azienda non è di beneficenza.
Caterina insiste, ancora (qui c'è lo scambio completo di mail, date un'occhiata) e si becca un neanche troppo velato insulto:
Come vedi ora anche le mignotte devono parlare quattro lingue, conoscere l'arte e InDesign. Il globalismo fa miracoli.

Stagisti e mignotteLa rete insorge a tutti i livelli, e la pagina Facebook di FlashArt viene sommersa dagli insulti
. IlFattoQuotidiano intervista Caterina, che racconta di come all'estero (ahinoi) la situazione sia diversa. Gli stage prevedono un rimborso, magari simbolico. Ma nessuno si sognerebbe mai di offrire lavoro non pagato, travestendo un'azienda da "importante corso di formazione" e ritenendo normale che un giovane lavori gratis per il solo gusto di imparare.
E il signor Politi, non contento, cambia l'annuncio. Da non pagato, diventa rimborsato ("350-500 euro mensili") e Caterina si becca pure l'accusa di aver manipolato la notizia intenzionalmente.
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">Leggete la newsletter dove Politi parla dell'accaduto. Tra le righe, Politi non molla la sua visione del mondo del lavoro:
Flash Art è una splendida realtà, una vera università dell'arte di oggi, riconosciuta da tutti e superiore a qualsiasi Master sull'arte contemporanea oggi in Italia. Mi spiace che il nostro impegno per formare nuove classi e generazioni di specialisti nell'arte, diventi oggetto di speculazione e diffamazione.

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