E’ ormai un’abitudine che le Regioni promuovano e finanzino tirocini. A torto o a ragione, sono considerati buoni strumenti non solo per la formazione, ma anche per l’inserimento lavorativo. Alcune scelgono di farlo con criterio, operando un controllo serrato sulla qualità dei percorsi formativi e sull’esito occupazionale. Altre meno. Altre per niente. E poi c’è la Sardegna.
Qui è appena partito un programma di tirocini denominato “Voucher TFO 2011″, che la giunta, guidata da Ugo Cappellacci, ha dotato di un finanziamento molto significativo: quasi 10 milioni di euro. Questi soldi andranno a finanziare circa 3mila tirocini sul territorio: ciascuno di essi sarà promosso dall’Agenzia Regionale per il Lavoro, durerà sei mesi con un impegno di 32 ore settimanali, e potrà essere svolto solo da persone NON giovani. Esatto: il bando è aperto esclusivamente a persone «maggiori di 26 anni» e «di 30 anni se laureati». E già qui le opzioni sono due: o chi ha scritto e approvato il regolamento dell’iniziativa ha confuso «maggiore» con «minore», dimostrando incompetenza e sciatteria fuori dalla norma, o siamo di fronte a un caso più unico che raro, in cui un’amministrazione sceglie di incentivare l’utilizzo dello stage per la formazione e l’occupazione non dei giovani, bensì degli adulti (che di stage non avrebbero probabilmente bisogno).
Eppure non è quello dell’età, di cui si sta già peraltro occupando un consigliere regionale del PD, l’aspetto più preoccupante dei TFO 2011 sardi. Il problema vero è che questi tirocini sono per la stragrande maggioranza per mansioni di basso profilo, in settori commerciali e d’impresa nei quali la formazione necessaria è molto veloce e si diventa subito operativi. Insomma per mestieri per i quali non c’è affatto bisogno di fare tirocinio.
Qualche esempio? Un tirocinio a una stazione di servizio, per imparare alternativamente a fare il benzinaio e il tabaccaio (annuncio n° 76). Uno per fare l’operatore di raccolta differenziata (annuncio n° 211) occupandosi tra le altre cose di «svolgere attività di manutenzione ordinaria o straordinaria su impianti», «imballare materiali» e «pulire gli ambienti o i locali». Un tirocinio per fare l’idraulico presso una Asl, un altro per fare l’autista (sempre per la stessa Asl). Uno addirittura per imparare il mestiere di camionista: «il tirocinante effettuerà attività di trasporto, con sede operativa nella provincia di Nuoro e raggio operativo in tutta la Sardegna». A questo annuncio fa eco quello di un’azienda di trasporti e montaggi che cerca un autista-montatore che «svolgerà attività di trasporto e spostamento merci e montaggio arredamento». Ci sono anche offerte per aspiranti muratori (annuncio n° 583: «progetto formativo riguardante pulizia delle aree verdi e piccoli interventi di muratura e idraulica»), edicolanti (annuncio n° 476), operai. Alcuni caseifici propongono percorsi di stage per «addetto alla produzione di formaggi e ricotte»; vi sono addirittura una cooperativa agricola che offre un tirocinio per il profilo professionale del «bracciante agricolo» e una lavanderia che cerca una «stiratrice».
E poi una vera e propria pioggia di tirocini per fare i camerieri in bar, pizzerie, ristoranti: il più triste è forse l’annuncio n° 910, in cui una pizzeria propone sei mesi di stage per imparare a fare «l’inserviente di cucina». Al contrario il n° 453 recita pomposamente che «la formazione e l’orientamento saranno finalizzati all’acquisizione di capacità teorico/pratiche nella produzione, preparazione e vendita di gelati, nella preparazione di crepe e snack, nella caffetteria e nella gestione sala/clienti». La fantasia non manca nemmeno ai proprietari di un’impresa di pulizie che per indorare la pillola descrivono così il tirocinio proposto: «finalizzato all’apprendimento di base per quanto riguarda le varie procedure di intervento del servizio di pulizia, mediante l’illustrazione dei seguenti argomenti: principi della detergenza; uso dei detergenti; metodi di lavaggio (sistemi manuali e meccanizzati); pulizia e sanitizzazione dei servizi igienici». Proprio questo annuncio ha fatto indignare i lettori della Repubblica degli Stagisti, che sul wall del gruppo FB hanno postato vive proteste.
Scorrendo una per una le 38 pagine di annunci pubblicati sull’agenzia Sardegna Tirocini si scopre che i più richiesti sono i commessi – per supermercati, discount, negozi. Molti annunci anche per magazzinieri (anche con mansioni di «carico e scarico») e panettieri, senza dimenticare ovviamente il settore turistico, molto importante per la regione: banconisti in agenzie di viaggio, receptionist e portinai negli alberghi.
Non mancano gli annunci in cui i datori di lavoro si dichiarano esplicitamente alla ricerca di persone «esperte» – come nel caso dell’annuncio n° 556, che cerca una «ragazza esperta in caffetteria», o dell’annuncio n° 544 che recita «è richiesta esperienza in contabilità, gestione aziendale e paghe, familiarità con il web e software gestionale». E perché mai una persona così esperta dovrebbe essere interessata a un tirocinio?
La sensazione è quella di essere di fronte a uno scherzo di pessimo gusto.I pochi tirocini formativi veramente validi, come quello in cui il teatro lirico di Cagliari offre sei mesi di formazione a un aspirante direttore d’orchestr a, si perdono nel mare magnum delle offerte di piccolo e piccolissimo cabotaggio.
Resta da capire chi ci guadagnerà davvero dal programma Voucher TFO 2011. Certo, ogni tirocinante riceverà 500 euro al mese dalla Regione Sardegna. Ma il vantaggio maggiore ce l’avranno senza dubbio tutte quelle aziende che potranno disporre di una o più persone in più, in maniera totalmente gratuita e senza alcun vincolo di assunzione.
Per quanto tempo ancora dovremo assistere ad un tale sperpero di denaro pubblico? Allo spettacolo avvilente di istituzioni che preferiscono distribuire da una parte un’elemosina a qualche migliaio di adulti in età da lavoro e dall’altra una sponsorizzazione a imprese talmente poco solide da non poter pagare nemmeno un rimborso ai propri stagisti? Veramente non c’era un modo migliore per spendere 10 milioni di euro, in questo periodo di crisi nera dove le risorse a disposizione sono risicatissime? Non sarebbe stato meglio investire per migliorare il sistema di collocamento e il flusso domanda-offerta di lavoro nei centri per l’impiego sardi? Per strutturare dei percorsi d’inserimento professionale per i giovani attraverso l’apprendistato? Per finanziare start-up in grado di creare veri posti di lavoro nel futuro e portare finalmente sviluppo in una regione in difficoltà?
Invece no. Si è scelta come sempre la via della facilità, forse sperando che questa elemosina generalizzata valga domani come capitale elettorale; sicuramente umiliando oggi migliaia di giovani sardi perbene – che giustamente aspirerebbero a qualcosa di più di un tirocinio come stiratrice o venditore di scarpe. Prendersi realmente la responsabilità di governare un territorio attuando politiche utili a lungo termine, quella è un’altra cosa.
Di Eleonora Voltolina – 16 dicembre 2011
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