La satira come “verità” secondo Staino
Satira, una parola del mondo antico che risuona come un’attrattiva e una rivelazione ancora oggi. A cosa serve, qual è il suo potere e perché è ben accetta ai potenti, tutto questo ce lo spiega una mente satirica per eccellenza, Sergio Staino.
In una conferenza del 28 novembre, dall’altezza dei suoi 73 anni, il maestro della vignetta ha spiegato, agli studenti dell’università di Urbino, come reagire alle contraddizioni del reale. Non con la violenza né con la passività, ma con il tocco delicato di un’ironica risata. Quest’ultima così come può smorzare una lite tra due innamorati, può anche attenuare le solite e inutili polemiche tra fazioni politiche. Insomma, la satira, con la sua apparente leggerezza, offre un esempio di diplomazia senza tempo. Così, l’ironia è in grado di informare senza scontentare nessuno, senza neanche schierarsi da una parte o dall’altra.
Staino, con le sue vignette mordaci, lancia una sfida ai lettori, stuzzica la loro intelligenza e soprattutto li lasci sospesi nel dubbio, in modo che questi possano riflettere in modo indipendente sulla questione del giorno. Aprire le menti e slegarle dall’arroganza del potere, questo vuole fare audacemente la satira di Bobo, l’alter ego del fumettista senese. La gente comune si riconosce più in questo personaggio che nel populismo dilagante in bocca a tutti i politicanti del nostro tempo.
Staino ha definito la sua satira come “seminatrice di dubbi”, una perifrasi che riassume tutto il suo lavoro fatto di impegno, passione e onestà intellettuale per dare un quadro veritiero sul reale senza preconcetti né pregiudizi. Come un antico buffone di corte, il satirico odierno, con filastrocche e barzellette, si rende tanto divertente che neanche chi è al potere può scagliarsi contro colui che lo critica apertamente. Bobo, in realtà, è Staino stesso che, mentre guarda il pubblico, mostra il suo piacere di narrare, di rendere ogni suo ricordo un anneddoto per gli altri, nello sforzo costante di condividere il suo sguardo “straniante”. Da questa distanza, il fumettista smaschera la falsità e l’ipocrisia su ogni versante della società. Lo fa, però, con i suoi specifici strumenti di indagine, ossia l’allusione, l’insinuazione, il paradosso e anche il rovesciamento della realtà. Lo scherzo carnevalesco vale tutto l’anno per una mente disarmante come quella di Staino che crea nelle sue vignette un sodalizio indissolubile tra l’emozione del disegno e la razionalità delle parole.
È stupenfacente come il vignettista senese abbia applicato nella satira, la sua stessa filosofia di vita, cioè reagire con fiducia anche di fronte ai momenti più bui come le sue disillusioni politiche. Eccolo, allora, in età matura approcciarsi al disegno con l’occhio fanciullino di Bobo “un incredibile ottimista come la sinistra”, a detta dell’autore. Sulle orme di Topolino che ha preparato diverse generazioni a una lettura fiduciosa del mondo, Staino aggiunge una velata amarezza senza rinunciare mai alla speranza. La forma espressiva della vignetta sembra aver anticipato la tridimensionalità dell’attuale 3D, tanto che lui stesso ammette che, se avesse esordito oggigiorno, la sua versatilità si sarebbe adeguata alla combinazione digitale di suono, immagine e parola.
Proprio il fanciullo che è in Bobo riesce a cogliere l’ultima verità delle cose con un’innocenza divertente e un linguaggio tutt’altro che irriverente o macchinoso. Oggi le favole si raccontano soltanto per illudere le masse, Staino, invece, per ridestarle piacevolmente.