Magazine Cultura
In una America del futuro prossimo, devastata da una nuova Grande Depressione economica, un popolo di vampiri assetati di sangue umano invade il paese. Gli USA diventano una terra desolata e morta. Martin è un adolescente che ha perso l’intera famiglia durante il tremendo e veloce contagio vampiresco, e Mister è invece un bravissimo cacciatore di vampiri, che adotterà Martin portandolo con lui e insegnandogli l'arte della caccia. Martin e Mister viaggiano verso New Eden, nel Canada, una zona che sembrerebbe essere ancora incontaminata.
Immaginatevi gli USA che si trasformano rapidamente in un far west selvaggio, pericoloso e inospitale, nel quale resistono alcune enclave isolate di umani, intenti a rifondare la loro vita quotidiana nei modi più vari e perversi (come ad esempio in setta talebana più pericolosa degli stessi vampiri, oppure come comunità medievale che difende le proprie postazioni turrìte dall'avanzata dei "barbari"). Immaginatevi due sceneggiatori (Mickle e Damaci) che hanno certamente letto e riletto Cormac McCarthy, soprattutto, ovviamente "The Road" (2006), e ne sono rimasti estasiati al punto di voler innestarne lo spirito su una storia di vampiri, magari pensando di rivitalizzare un filone horror ormai decaduto a stereotipato come quant'altri mai. "Stake Land" di Jim Mickle è in sintesi questo: una parabola densamente mccarthyiana incorniciata dentro ad un cadre vampirologico-horror che possiede anche lievi ma variegate venature romeriane. Detto questo, com'è il film? La pellicola oscilla come un pendolo peraltro ben oliato in tutti i suoi ingranaggi, su queste due strutture narrative, quella cioè esistenzialiastico-letteraria, toccando corde intimistico-adolescenziali, quasi musiliane oserei dire (è lo stile mccarthyiano); e la struttura classicamente horror, in cui a farla da padrone è lo stilema "attacco-contrattacco", come in "Io sono leggenda" di Matheson. Rispetto a Matheson qui però i protagonisti-cacciatori sono due, Martin e Mister, due ottimi personaggi, derivati da un casting perfettamente condotto, molto intensi, molto complementari, sebbene così diversi, quasi antitetici, per nulla edipici, per nulla stereotipati, cioè secondo me molto nuovi all'interno del genere perturbante. Il duo, verso metà del minutaggio diventa triade, con l'inserzione di Belle, giovane ragazza incinta, incontrata in un bar on the road. E' chiaro - dalla mia prospettiva che come sapete è anche quella psicoanalitica- che qui invece lo script si "edipizza", introducendo addirittura il tema della gravidanza, e quindi quello della famiglia, così caro, in modo quasi misticheggiante, agli americani. Trattasi di un Edipo ovviamente anomalo, post-post-moderno nella forma, ma molto classico nella sostanza, visto che mette in scena (inconsapevolmente?) tutto quanto il ciclo generazionale umano: infanzia (il nascituro), adolescenza (Martin), età adulta (il cinismo di Mister), nonchè l'Enigma della Vita come Sfinge edipica, cioè il Mostro-Vampiro. Tutto questo materiale simbolico, ed è proprio qui che ci avviciniamo ai punti deboli di questo film, è trattano con sguardo essenzialmente filosofico, e quasi per nulla perturbante. Credo infatti che "Stake Land" non lo si possa considerare un film di "genere perturbante". Probabilmente sono io che ci proietto mie suggestioni culturali personali (fatto comunque inevitabile ogni volta che ci si accosta ad un prodotto artistico), ma il film sembra sceneggiato da Gunther Anders, quanto a pessimismo millenaristico sui destini dell'Umano così inconsapevolmente diretto verso l'autodistruzione; oppure da Hanna Arendt, in quanto a riflessione socio-politica, ad esempio sulle banche succhiasangue che riducono l'individuo in animale-schiavo del potente virus della finanza mondiale. Il pendolo che oscilla tra filosofia e perturbante, si ferma cioè più sulla riflessione esistenzialistica, che sul Perturbante in quanto tale, mettendo così la sordina all'intrattenimento, alla suspense, al brivido, tutti ingredienti fondamentali di un film "horror". E' per questo che mi sento certamente di consigliare la visione di "Stake Land", avvertendo tuttavia che essa non emoziona, nè esalta i palati horror-oriented più di tanto. Jim Mickle infatti mette in scena una riflessione riguardante le possibilità che ha la Speranza di danzare nel deserto del non-pensiero contemporaneo. Ma questo potevamo scoprirlo leggendo un libro di Cormac McCarthy, senza dover passare attraverso una storia di vampiri, dalla quale comunque ci aspetteremmo qualcosa di diverso.Regia:Jim Mickle Sceneggiatura:Jim Mickle, Nick Damaci Fotografia:Ryan Samul
Montaggio:Jim MickleMusica:Jeff GraceCast:Connor Paolo, Nick Damici, Danielle Harris, Gregory Jones, Kelly McGillis, Bonnie Dennison, Michael Cerveris, Sean Nelson
Nazione:USAProduzione: Anno:2010Durata:98
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