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Stalin che sputa al muro

Creato il 03 luglio 2014 da Stupefatti
Stalin che sputa al muro

Leggi la prima puntata. Nostro Padre Stalin. Novembre 1932. Stalin è piegato dal dolore o da chissàcosa. Se ne sta solo per ore, in una stanza semibuia, seduto su uno sgabello, con le gambe larghe, addosso i suoi soliti larghi abiti militari, il berretto calcato sulla fronte, la bocca che rumina e borbotta, le labbra che quasi non si vedono sotto i folti baffoni unti di saliva e respiri condensati. Ha 53 anni e la faccia tutta bucherellata. È una sua particolarità. La parete sgretolata del potere. Un segno lasciatogli dal vaiolo che si prese da piccolo, che quasi stava morendo. Poi si ammalò pure di setticemia, sempre da bambino. Gli si avvelenò il sangue. E il braccio sinistro gli rimase più debole del destro. Nacque in Georgia, aspro paese ai confini del Caucaso. Suo padre era un calzolaio fallito che un giorno cominciò a bere. Tornava a casa ubriaco e picchiava lui e sua madre. Sua madre era una donna che più veniva picchiata e più si rifugiava in Dio e Gesù Cristo. 
Novembre 1932. Stalin ha in mano il Partito e il Paese dal 1927. Ha già piegato lo sterminato territorio dell'Unione Sovietica al suo folle piano di comunismo sfrenato e produttività disumana. Ha già lubrificato con tanto sangue umano i pistoni e le rotelle della macchina produttiva sovietica. Ha già sterminato il suo bel milioncino di persone, contadini perlopiù, gente che non rientrava nel sistema di ingranaggi della macchina. Umanità difettosa, o meglio: umanità superata, obsoleta. Ma Stalin ora è piegato dal dolore o da chissàcosa. Se ne sta solo in questa stanza semibuia. Sputa sul muro, con forza. Un gesto da bruto di provincia. Sputa e dice che i responsabili pagheranno.Ma il responsabile è solo lui. Il responsabile del suicidio della giovane moglie, Nadezhda Allilueva, 30 anni, 23 anni più giovane di lui. La giovane moglie che Stalin – rozzo e brutale come sempre – insulta così pesantemente quella sera dell'8 giugno 1932, durante il ricevimento di commemorazione per il quindicesimo anniversario della Rivoluzione Bolscevica, davanti a tutti i pezzi grossi del partito, di fronte a tutta la nuova buona società comunista, quella giovane moglie che tratta così male, umilia così spudoratamente e senza riguardi – per di più in pubblico - che lei sale al piano superiore, afferra una pistola e si spara in testa. (2)Stalin è dolorosamente furioso. O furiosamente addolorato. Sputacchia. Bestemmia. Vaneggia di punire di responsabili. Chissà cosa gli passa per la testa. Secondo lo scrittore Simon Sebag Montefiore è questa la causa scatenante – il suicidio della moglie - che fa abbandonare a Stalin qualunque scrupolo residuo, che convince il dittatore a ricorrere al terrore di massa per mantenere il potere. Le purghe staliniane, le decine di milioni di morti degli anni successivi, eccetera eccetera. Può essere così. Ma chi lo sa.Fatto sta che ora Stalin è in questa stanza semibuia da ore, e si lecca i baffi. Ma non è un gesto di golosità. È devastato. Sputa al muro e pensa alla moglie. Pensa pure a sua figlia Svetlana (nella foto), che ha 6 anni, un padre dittatore e una madre col cranio spappolato dentro una cassa, sottoterra. Quella Svetlana che, nei decenni che seguono, sarà forse l'unica persona per cui proverà un sentimento d'affetto. Stalin stravede per lei. Le fa fare “la piccola padrona di casa”. Le accontenta ogni capriccio. Certo, Stalin è anche geloso. A 16 anni Svetlana si innamora del regista ebreo Aleksej Kapler, che ha quarant'anni. La relazione non piace al padre, che fa accusare lo sfortunato genero di essere una spia inglese, facendolo internare presso il gulag di Vorkuta.Ma ecco che Stalin sputa sul muro. Di nuovo. Di nuovo pensa a sua moglie. Come si è permessa di uccidersi? Come si è permessa di sfuggire al suo controllo? Lui che tiene in pugno il Partito e il Paese. Lui che sa come manipolare le persone, tenerle in pugno. Come il ministro degli esteri Molotov, che non lo tradirà mai, perchè Stalin sa come ricattarlo. Gli incarcera la moglie, infatti, per dieci anni. Lui, Stalin, che è riuscito a fregare perfino il grande Lenin, che con poche rapide zampate si è impadronito di tutto il potere del creatore dello Stato Comunista, fin dal 1922, quando il grande rivoluzionare fu colpito da una ictus che lo costrinse a letto. Fin da quel giorno Stalin capì cosa bisognava fare. Convinse il direttivo del Partito a isolare il malato dal resto del mondo. Non gli faceva arrivare nessuna informazione del Mondo Esterno e dal Partito. Lenin rimase due anni a letto, le sue condizioni peggioravano sempre. Nel 1924 riuscì a dettare una lettera che accusava Stalin di essere un accentratore, un bruto, un prepotente. In pratica, un tipo pericoloso. Da allontanare. Quella lettere doveva essere letta in occasione dell'imminente Congresso del Partito. Ma il 21 gennaio 1924 Lenin fu colpito dall'emorragia celebrale che lo uccise. Stalin rinviò il Congresso e fece sparire quella lettera. La sua scalata al potere continuava. I funerali di Lenin furono la scusa per colpire il suo avversario più temibile, Lev Troski. Stalin mandò un telegramma a Troski comunicandogli una data sbagliata Troski non partecipò al funerale del fondatore del Bolscevismo. E la cosa provocò grande clamore dentro il Partito. Seguirono anni di lotte feroci tra le fazioni del partito. Vinse Stalin. Nel 1929 Troski fu accusato di essere un nemico del popolo ed esiliato dall'Unione Sovietica. Dopo varie peregrinazioni, Troski si trasferì in Messico, dove continuò il suo impegno politico, denunciando ripetutamente Stalin e il suo regime. Nel 1940 lo venne a trovare a casa Ramón Mercader, il fidanzato della figlia della sua segretaria. Voleva fargli leggere alcuni suoi articoli. Era una cosa che avveniva di frequente. Mentre Troski stava leggendo, seduto sulla poltrona, di spalle, Mercader estrasse un piccone e gli fracassò la testa. Troski morirà dopo 24 ore di agonia. Mercader era un agente segreto pagato da Stalin. Si era fidanzato con la figlia del suo segretario soltanto per portare a termine la sua missione. Stalin sputa sul muro e pensa a sua moglie. Pensa a sua figlia Svetlana. Stalin ha altri due figli. Yakov e Vasili. Yakov Stalin è il figlio della sua prima moglie, Yekaterina Svanidze, una giovane contadina che Stalin sposò nel 1904 e che morì tre anni dopo, di tifo. Yakov vive a lungo all'ombra del padre, angariato e trascurato da quella figura immensa. Stalin lo sfotte e si prende gioco di lui. Dice che è un fallito. Un buono a nulla. Un giorno tenta il suicidio ma non ci riesce. Fallisce pure questo. E suo padre prende a sfotterlo ancora di più, a disprezzarlo veramente, a farsi beffe di lui. Alla fine Vasili va a finire in un campo di concentramento nazista e lì vi muore, nel 1943. Si dice perchè Stalin si rifiuta di negoziare la liberazione del figlio con le autorità tedesche. Vasili Stalin invece era una specie di brutta copia del padre, rozzo, volgare, violento. Muore alcolizzato nel 1962. Stalin continua a sputare sul muro. Forse pensa alla sua vita e alla sua umanità. Forse sarà l'ultima volta.Note1) Informazioni prese dai libri "I personaggi più malvagi della storia" di Shelley Klein e Miranda Twiss (Newton Compton Editori) e "Tiranni" di Clive Foss (Focus Storia) e dai questo documentario, da quest'altro e da quest'altro ancora. 

2) Si racconta che Stalin, quella sera, non solo la insultò. Le tirò pure delle fette di pane. 

2-bis) Poco prima di suicidarsi, la moglie di Stalin si era iscritta alla facoltà di ingegneria. Era stata una fervente comunista fin da giovane e ora voleva scappare dalla gabbia dorata entro cui Stalin l'aveva rinchiusa. Voleva vedere la Russia con i propri occhi. E cosa vide. La moglie di Stalin restò sconvolta dai racconti degli altri studenti: fame, miseria, crudeltà in tutti gli angoli della Russia. Ne parlò con Stalin. Il risultato fu che gli studenti in questione furono tutti fatti arrestare e sparirono dalla circolazione. (qui)

2-ter) Stalin fa diramare un comunicato in cui annuncia che la moglie è morta per un "infiammazione all'appendice". 

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