Magazine Erotismo

Stalking, la nuova ossessione dell'italiano medio.

Da Bibolotty

Esiste il walking, uno sport che si pratica con bastoncini da sci di fondo, perfetto in piano e possibilmente su una spiaggia, assai poco praticato da -troppo spesso panciuti- uomini, che fanno invece un uso smodato dell’accusa di stalking. O comunque la masticano spesso, vantandosi di quante vittime abbiano mietuto e di quante li rimpiangono a tal punto, da diventare ossessive persecutrici.
Ero al bar l’altro giorno, non ricordo dove, forse su un’autostrada dall’asfalto liquefatto, quando mi volto per vedere il gran figo che con accento burino del nord dice, beh, sai, io ne ho certe su feisbuc che sono assurde!, dopo un po’ non te ne liberi neanche se preghi.
Ho pensato che lo stempiato cinquantenne avesse preso una botta di calore e invece insisteva convinto. L’amico lo guardava altrettanto sorpreso, ascoltando di centinaia di e mail, di poste sotto casa e simili.
Ora, mettendo da parte quelli che sono gli aspetti seri della faccenda e il ringraziamento, volendo la genuflessione, davanti a chi ha proposto e approvato questa legge, mi preme parlare del fenomeno di costume assai preoccupante.
È vero, forse io conosco solo uomini strani, rare creature in possesso di mente capace, super uomini in numero elevatissimo o più probabilmente, e propendo per questa ipostesi, narcisisti così convinti del proprio valore da sentirsi tallonati di continuo da noi signore.
Non è che io non creda a certi racconti, lontano da me mettere in dubbio fatti provati e storie, a mia volta ne ho conosciute molte di donne ossessionate dall’idea di un uomo e forse, lo ammetto, anch’io lo sono stata.
Ricordo che dodicenne ascoltai “E penso a te” finché mio padre non decise di rompere sul ginocchio, facendosi anche male, l’intero LP di Battisti.
Quando pochi anni dopo mi lasciai andare all’ascolto compulsivo di “Via Poalo Fabbri 43” –l’oggetto del desiderio era un “compagno” del liceo strafigo-, papà sradicò l’intero impianto stereo montato da poco, all’avanguardia e da lui pagato.
Anche Alain Delon, l’attore francese, fu vittima del mio ossessionante innamoramento. Gli scrivevo una lettera a settimana –ci fosse stato il web anche una al giorno, cento forse- e cercai di raggiungerlo sul pedalò, con un mare non propriamente calmo, su un’isoletta di fronte a Saint Malo, in Bretagna, dove mi trovavo in vacanza: avevo quattordici anni.
Questo nuovo clima che vuole il Q/C, quaranta cinquantenne single, stressato, pressato e perseguitato da donne assatanate, mi fa un po’ ridere.
Fatto salvo, e lo ripeto, i casi acclarati di maniacalità femminile, credo che esista sempre una buona ragione per cui una donna ossessiona un uomo.
Uno dei motivi principali è lo scaricamento da giorno dopo, tipico.
Inutile stare a raccontare il fatto per intero. Sicuramente l’invito a cena e il dopo a casa di lui (primo errore), del povero uomo indifeso che poi dovrà sostenere una lotta a coltello per difendere la propria libertà.
Certo, della mancanza di rispetto avuta quando al mattino nemmeno le offre il caffè e la sbatte giù dal letto perché deve andare al lavoro, quella non la racconta all’amico.
Che poi durante la notte gli siano sfuggiti (per ottenere il massimo) delle mal recitate frasette di passione, sono indizi e prove che non scagionano la femmina ossessiva anzi, fanno di lei una stupida credulona.
Non sono una nostalgica, hanno fatto peggior danno alle mie pro genitrici i matrimoni riparatori che il lavoro in fabbrica, ma certi uomini farebbero bene a ricordare che fino a poco tempo fa, esisteva la lupara.
Ma va bene, voglio anche dargli atto che i tempi sono cambiati e che le donne si donano - termine meno volgare di quello gergale-, con facilità a volte eccessiva, ma non bisogna esagerare.
Veniamo al secondo uomo tipo: quello che si nega.
Quello che c’è, vive, amerebbe pure –e pubblicizza se stesso come il più grande Casanova-, ma non ha tempo, l’ha già fatto, è stanco, non prova più troppa emozione.
Non è mai l’ultimo arrivato. Ha carisma, classe, meglio ancora le mani bene in pasta, uno che, idealmente, offre alla donna scenari di vita coniugale modello –che in momenti di crisi è assai golosa-, di pace e calma interiore.
È quello che in passato ne ha fatte più di Carlo in Francia, ma che ora, redento, cerca il suo giglio, una donna giovane ma matura, indipendente ma non stressata dal lavoro, e che possibilmente non voglia figli –metterebbero disordine in quella vita perfettamente cadenzata e triste che si sono creati in anni di solitudine-.
La terza vittima della stalker in gonnella è la “primula rossa del web 2.0”, quello che lancia messaggi, sempre ambiguo, che le cerca per un po’ e poi si nega.
Gentile a parole ma di fatto inesistente, forse lo stempiato dell’autogrill, o chissà chi altro.
Credo che i signori, si siano tutti montati un po’ la testa, anche se ma molta della responsabilità, è certamente nostra.
Credo che il problema sia il solito, che abbiamo dimenticato i buoni consigli delle nonne e che con questa storia del femminismo ci abbiano fregato, che stiamo pedalando in salita da anni e diventerà sempre peggio.
Penso che gli abbiamo concesso troppo, e che la frase “avanti un’altra” detta ridendo se una signora si nega, denoti quanto la pigrizia e la mancanza di curiosità in sé, per l’oggetto della propria passeggera passione, faccia di certi uomini creature ancora più misere.
Bisogna imparare a schioccare le dita signore!, e dare il via, il frustino, è un optional irrinunciabile!
Correre un po’ non gli farà male, metteranno giù pancetta e impareranno a comportarsi da signori.
Se sono così feroce e sessista è perché sono una donna assai ordinata, e almeno per me, voglio ogni cosa al posto giusto.
L’atteggiamento di una donna che scrive e mail sdolcinate e patetiche a ripetizione si chiama passione.
Se non siete disposti ad avere donne ossessive tra i piedi, cercate di conoscerle meglio, evitate di fare i pavoni e soprattutto, di portarle a casa.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines