Stalking letterario

Creato il 21 febbraio 2011 da Mirco

I social network è una delle più grandi illusioni della modernità virtuale. Ti fanno credere che hai tanti amici, che a qualcuno interessi cosa dici o pensi. In realtà, a ben guardare le dinamiche del più famoso social network esistente, Facebook, non è così. E' tutta un'illusione.
L'illusione più grande che ti dà facebook è quella di sentirti amico di VIP, tra cui ovviamente molti scrittori. Ammetto di averne anch'io nella mia lista. Alcuni di essi leggono anche quello che scrivo nella mia bacheca (in realtà non scrivo cose particolarmente intelligenti o interessanti, quindi non pretendo attenzione), in molti casi sono stato filtrato due secondi dopo che la mia richiesta di amicizia è stata accettata.
Ma non ne faccio un cruccio, né una loro colpa. Non oso immaginare minimamente cosa possa significare essere "un vero scrittore". Scrittore con la S maiuscola, di quelli che pubblicano gratis per case editrici famose.
Su facebook Massimiliano Parente si è lamentato di quella pratica simile allo stalking che consiste nello spedire un manoscritto non richiesto allo scrittore-amico di turno:
http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150133567130309&id=100000418907793
Ammetto, nella mia misera ignoranza, di non sapere chi sia questo Massimiliano Parente. Ammetto anche di non aver mai letto Dostoevskij. Ma possono stare tranquilli entrambi: sto bene in salute e penso di avere una vita lunga davanti, quindi recupererò. Immagino però che scrittori ben più famosi ricevano proposte più insistenti, che esista una sorta di Associazione Scrittori Inediti Normalmente Insistenti  [A.S.I.N.I (ah,quanto mi piacciono gli acronimi!)] che pianifica questo continuo stalking che scava un solco sempre più profondo che separa editi e inediti, un solco acquitrinoso in cui vivono di coccodrilli e pirana.
Ecco, questo è il punto della mia riflessione: nel momento in cui una professione viene ambita chi la esercita diventa oggetto di culto. Una volta erano i calciatori. Dannazione, come rimpiango i tempi in cui tutti noi volevamo diventare calciatori di serie A e veneravamo fuoriclasse come Platinì, Rossi o Antonioni. Non certo Alessandro Baricco o De Carlo. Le bambine della mia generazione invece volevano diventare ballerine come Heater Parisi, poi come Lorella Cuccarini. Adesso vogliono diventare tutti scrittori. La differenza sta nel fatto che ai miei tempi ci si iscriveva a una scuola di calcio o di ballo per imparare. Adesso pensano di essere già "imparati". Che tempi questi!


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