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Staminali triploidi: nuova frontiera nella Medicina Rigenerativa

Creato il 12 ottobre 2011 da Estropico
Staminali triploidi: nuova frontiera nella Medicina RigenerativaSegnalo questo post dalla rivista italiana Wired. Il testo che segue è della biologa e giornalista scientifica Anna Lisa Bonfranceschi che riporta un articolo della prestigiosa rivista Nature:
Una cellula somatica, più una cellula germinale. Come dire due (le copie di cromosomi contenute nella prima) più uno (la singola serie cromosomica della seconda), uguale tre. Tre copie di cromosomi per una cellula staminale triploide, pluripotente, in grado cioè di differenziarsi in diversi tipi cellulari. A realizzarla sono stati i ricercatori della NewYork Stem Cell Foundation, guidati da Dieter Egli, confermando così la possibilità di riprogrammare una cellula somatica umana, portandola "indietro nel tempo", trasferendola in un ovocita. Una tecnica che, secondo lo studio pubblicato su Nature, è importante per le possibili implicazioni in termini di medicina rigenerativa. Ma, nell'editoriale della rivista, si avverte: "non è ancora chiaro se il triploide si comporterà nei tessuti come una normale cellula. Nessuno potrà chiamarlo a breve clinicamente rilevante". Uno dei problemi fondamentali di questa branca della scienza è quello della compatibilità dei tessuti tra donatore e ricevente. A scopo terapeutico, la condizione ideale sarebbe quella di rimpiazzare i tessuti danneggiati in un paziente con cellule del suo stesso organismo, quindi con lo stesso dna. Ma altrettanto ideale sarebbe poter disporre di una sorta di bagaglio cellulare, da utilizzare per scopi diversi, ovvero un set di cellule in grado di originare più tipi di tessuti.
Partendo da questi presupposti, i ricercatori hanno provato a produrre cellule staminali da un ovocita. Per farlo hanno utilizzato una tecnica nota come somatic cell nuclear transfer (Scnt): hanno prelevato il materiale genetico di una cellula somatica adulta (quindi con un corredo cromosomico completo, cioè doppio) e lo hanno trasferito in un ovocita privato del nucleo (una tecnica simile a quella che ha portato alla nascita della pecora Dolly). Così facendo, i ricercatori speravano di indurre l'ovocita a dividersi, dando origine a una blastocisti, ovvero lo stadio iniziale dello sviluppo embrionale. Ma, osservando il comportamento della nuova cellula umana, hanno visto che dopo pochi cicli, la divisione si arresta. 


Gli scienziati hanno quindi provato a trasferire il Dna della cellula somatica nell'ovocita, ma senza togliere il nucleo di quest'ultimo. I risultati sono stati sorprendenti: la nuova cellula cominciava a dividersi dando origine a una blastocisti e mantenendo tutti i corredi cromosomici di partenza (tre, due della cellula somatica e uno di quella germinale). Non solo: le cellule staminali derivate da questa prima blastocisti mantenevano il fenotipo della pluripotenza, mostrando di essere capaci di originare tutti i tipi cellulari (quelli dei cosiddetti tre foglietti embrionali, l'ectoderma, il mesoderma e l’endoderma, da cui si originano i tessuti di un organismo). 


Come spiegano i ricercatori, i risultati mostrano come la presenza del genoma dell'ovocita sia fondamentale per la riprogrammazione della cellula somatica umana a uno stadio di pluripotenza.


Un altro traguardo, dopo quello delle staminali pluripotenti indotte, che bypassa l'uso di embrioni (sebbene anche gli ovociti non siano sempre disponibili). Ma è anche un risultato che pone in risalto il bisogno, etico, di regolamentare l'uso della somatic cell nuclear transfer, in modo tale da garantirne l'uso a scopi terapeutici, senza creare allarmismi in chi vi intravede pericoli di clonazione umana.

“La linea cellulare derivata dai ricercatori non potrebbe mai essere usata in terapia”, ha spiegato a Wired.it Carlo Alberto Redi dell’università di Pavia commentando la ricerca: “Quello che invece rende lo studio interessante è essere riusciti per la prima volta a derivare una linea cellulare staminale stabile grazie alla presenza del genoma dell’ovocita. Il dna della cellula germinale contiene qualcosa che aiuta le cellule a stabilizzarsi, e l’importante sarà ora far luce su questo qualcosa. Ma è chiaro che stabilizzare una cellula triploide non serve a nulla”.

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