Contrariamente a quanto si riteneva, anche le cellule germinali femminili hanno la loro riserva di cellule bambine e la scoperta apre la strada a nuove armi contro l’infertilita’ e per ritardare l’arrivo della menopausa. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, se deve al gruppo del Massachusetts General Hospital a Boston coordinato da Jonathan Tilly.
Isolate nelle ovaie di donne in eta’ fertile, le staminali degli ovociti mettono definitivamente fine alla convinzione che le donne nascono con una riserva limitata di cellule uovo, destinata ad esaurirsi nel corso della vita fino alla menopausa.
Fra le molte potenziali applicazioni aperte da questa scoperta, c’e’ la possibilita’ di realizzare ”banche della fertilita”’ nelle quali immagazzinare riserve di staminali degli ovociti per combattere sterilita’ e menopausa. Parallelamente si are anche la via alla possibilita’ di identificare ormoni e fattori di crescita in grado di favorire il processo di maturazione delle staminali in ovociti.
Risale agli anni ’50 la convinzione che le femmine dei mammiferi, compreso l’uomo, nascono con una disponibilita’ limitata di cellule uovo ed anche se negli anni piu’ recenti alcuni studi avevano dimostrato che le femmine dei topi sono in grado di generare nuovi ovociti in eta’ adulta, non vi erano ancora prove che le cellule staminali esistono anche nelle ovaie umane.
Adesso lo stesso fenomeno e’ stato identificato anche nelle giovani donne in eta’ fertile. Gli esperimenti pubblicati adesso sulla rivista Nature Medicine dimostrano che sia nel topo sia nell’uomo le staminali scoperte nel tessuto ovarico sono in grado di maturare dando origine ad ovociti. Per ragioni etiche e legali , tuttavia, i ricercatori hanno utilizzato soltanto le staminali di topo negli esperimenti tesi a dimostrare che gli ovociti derivati da tali cellule staminali possono dar luogo a embrioni dopo la fecondazione in vitro.
Per esaminare le capacita’ funzionali delle staminali isolate dalle ovaie umane i ricercatori in un primo momento hanno etichettato le staminali con una proteina fluorescente che ha avuto la funzione di marcatore. Dopo questa procedura le staminali sono state iniettate in un tessuto ovarico umano fornito da una biopsia e che e’ stato poi innestato sotto la pelle di topi. Gli esami degli innesti dei tessuti umani dopo 7 e 14 giorni hanno rivelato nel tessuto ovarico la presenza di follicoli umani con ovociti privi del marcatore, probabilmente presenti nel tessuto ovarico prima dell’innesto, e la presenza di numerosi follicoli immaturi umani con ovociti contenenti il marcatore che hanno avuto origine dalle staminali umane.
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