Stampa e M5S. Botta e risposta Grillo - Iacopino

Creato il 08 settembre 2012 da Damiano_celestini @damcelestini
Vittorio Pasteris pubblica lo "scambio epistolare" tra Beppe Grillo e il presidente dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino.  Vale la pena di leggerlo tutto ma qui riporto due spezzoni degli interventi che ritengo interessanti.  Riguardo l'atteggiamento della stampa italiana sul Movimento 5 Stelle Grillo ha affermato: 
"La Radio Televisione Libera delle Mille Colline Italiana sta facendo a tempo pieno il suo sporco lavoro per garantire la continuità del Sistema alle prossime elezioni politiche. E’ necessario “tagliare la cima degli alberi alti” per mantenere l’attuale classe politica al potere. Un’informazione simile a quella del Rwanda nel 1994. Qui siamo più civili. Non usiamo il machete. Gli avversari si diffamano, si isolano, si mandano in esilio come Ingroia. Solo come extrema ratio si eliminano, ma è una soluzione che presenta un prezzo molto alto da pagare all’opinione pubblica. La Radio delle Mille Colline rwandese (RTLM) aveva un solo speaker, quella italiana ne ha un numero quasi infinito, non sono di destra o di sinistra, sono servi ed eseguono gli ordini. Spesso si accontentano di poco per i loro pezzi, 15, 20 euro al massimo. Una elemosina per vendersi l’anima. C’è chi fa carriera sull’Odio 5 Stelle, si specializza, si industria in comparsate televisive, tiene una rubrica sui giornali on line, pubblica libri per spiegare che è solo un’operazione commerciale, un tentativo di un guitto in cerca di visibilità, un esperimento basato sul nulla, un attentato alla democrazia".

Parole alle quali ha risposto Iacopino:
"Se Grillo ha nomi, e prove, di chi si “vende l’anima” tra i giornalisti li faccia. Vedrà che l’Odg saprà agire tutelando il diritto dei cittadini alla verità. Abbia rispetto per chi guadagna anche molto meno di 15, 20 euro ad articolo. Sono in migliaia che onorano questo dovere costituzionale ogni giorno. Nel silenzio di troppi, anche di Grillo che potrebbe denunciare le vergogne delle quali si rendono responsabili gli editori, ma invece preferisce “stare sugli spalti” come quanti restavano a guardare nel maxi processo".

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