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STANISLAW IGNACY WITKIEWICZ, UN GRANDE POLACCO SOMMERSO #letteratura #polonia #witkiewicz #schulz #gombrowicz

Creato il 25 febbraio 2013 da Albertomax @albertomassazza

 

wikiewicz

Artista e intellettuale poliedrico come pochi, tanto che la definizione potrebbe suonare eufemistica, Witkiewicz, noto anche come Witkacy. Romanziere, autore e uomo di teatro, pittore e critico d’arte, filosofo, fotografo, in ogni cosa sperimentale.

Nato nel 1885, non ancora trentenne è al seguito, come fotografo, pittore e segretario, del grande antropologo Bronislaw Manilowski, nella spedizione in Oceania; esperienza che lo porterà ad anticipare Artaud nella costruzione di un ponte tra antropologia culturale e teatro e nella concezione dell’altrove culturale e teatrale, rendendo la sua ricerca  seminale per l’avanguardia polacca di Kantor e Grotowski. Sorpreso dallo scoppio della Grande Guerra in Oceania, si arruola come ufficiale nell’esercito zarista, per poi aderire alla rivoluzione bolscevica, ricoprendo l’incarico di commissario.

Al rientro in Polonia, Witkiewicz si dedica al teatro, alla pittura e alla teoria artistica, teorizzando un monadismo plurivoco come baluardo contro l’omologazione della nascente società di massa. Fonda la corrente del Formismo, basata sul concetto di arte pura, indipendente da ogni adesione alla realtà, che sarà alla base della straordinaria fioritura della letteratura sperimentale polacca tra le due guerre, con autori quali Bruno Schulz e Witold Gombrowicz. Sperimentatore e studioso della creazione artistica sotto l’effetto degli stupefacenti, anche in questo precursore di molta arte a seguire, in primis la Beat generation americana.

Nei due romanzi gemelli, Addio all’autunno e Insaziabilità, entrambi concepiti nel 1927, ma il secondo finito e pubblicato tre anni dopo, sono presenti tutti gli interessi e le tematiche della sua poliedrica attività. Ma è soprattutto il presagio della massificazione, veicolato dalle invasioni incombenti da occidente (capitalismo) e oriente (bolscevismo), a rendere drammaticamente profetici i due romanzi. Witkiewicz mette in scena un mondo deformato, in cui l’essere naufraga in un’orgia cosmica, tra cannibalesche donne fatali (Autombelicantisi tirannofemmine è il titolo di un suo dipinto), promiscuità sessuali, spasmodiche ricerche di narcotici sempre più potenti, egotistici funambolismi estetici e teoretici.

Nel 1939, qualche settimana dopo l’invasione tedesca e il giorno successivo a quella russa della Polonia, Witkiewicz, vedendo compiutasi la sua profezia, si suicida.



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