“La vecchiaia è la più inattesa tra tutte le cose possono capitare ad un uomo”
L. Tolstoj
Stanley Matthews non è stato solo un giocatore di calcio. Non è stato solo un uomo. E’ stato molto molto di più per l’Inghilterra. Stanley Matthews è stato ed è ancora, a 14 anni dalla sua morte, una autentica leggenda. L’ala destra più famosa del calcio nacque ad Hanley il 1 febbraio del 1915, nel mentre della Grande Guerra che di lì a poco avrebbe cambio l’assetto socio-industriale del mondo. E alla fine del primo conflitto mondiale, quando la crisi europea e statunitense erano al suo culmine, Stanley dava i primi calci al pallone nei campetti attorno a casa sua mostrando doti invidiabili fin da ragazzo.
Fu la fascia destra la sua strada, la sua Via Lattea e lui come una biglia planetaria vi scorreva avanti e indietro, venendo notato finalmente dalla squadra dello Stoke City. A 19 anni, nel 1932 inizia il suo lungo percorso nelle file dei Potters, i vasai di Stoke on Trent, modellando anno per anno la sua anfora della gloria. Con la maglia biancorossa giocò fino al 1947, due anni dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale che provocò qualche anno di stop nel calcio inglese e non solo. I tragici episodi della più sanguinosa guerra vennero, con molta fatica, lasciati alle spalle e Matthews è pronto a ricominciare una nuova vita. Dopo 15 anni con i Vasai, nel ’47, andò a giocare nelle file del Blackpool, i mandarini arancioni. Matthews aveva già 32 anni, età nel quale un giocatore di calcio osserva il tramonto della sua carriera.“Hai già 32 anni, te la senti di giocare altre due stagioni?”, gli domando l’allenatore Smith. Stanley annuì senza esitazione, lui cuore pimpante e impavido che col pallone ci sapeva fare. Con i tangerines perse l’anno successivo e nel 1951 due FA Cup (quest’ultima malamente contro il Newcastle per 2-0) ma fra i due episodi spiacevoli dal punto di vista calcistico, Stanley assaporò la gioia di giocare il suo primo mondiale con la nazionale inglese, quello di Brasile ’50, il famoso mondiale del Maracanaco.
una pubblicità d’epoca
L’inghilterra però non si avvicinava neanche lontanamente all’estro sudamericano e dovette abbandonare presto la competizione già nell’iniziale girone dopo aver perso con gli Usa (1-0) e la Spagna (1-0). Vana fu la vittoria iniziale contro il Cile (2-0). In quello che poteva essere il suo primo ed ultimo mondiale di calcio Matthews fallì ma si riprese alla grande 3 anni dopo, nella storica FA Cup 1952-53. Tutto iniziò il 10 gennaio ’53 quando al terzo turno il Blackpool incontrò lo Sheffield Wednesday. 2-1 fu il risultato finale, vittoria che si ripetè nel quarto turno del 31 gennaio contro l’Huddersfield Town (1-0), nel quinto con la doppia gara contro il Southampton (1-1, 2-1) e nel sesto contro i gunners dell’Arsenal (2-1). I mandarini accedettero alle semifinali. Al Villa Park di Birmingham, il 21 marzo ecco il forte Tottenham ma Matthews e soci vinsero lo stesso, con qualche sofferenza, per 2-1. La finale del 2 maggio a Wembley, davanti a 100.000 spettatori è ancora ricordata come Finale Matthews. Proprio Stanley fu il protagonista assoluto dell’ultima gara contro il Bolton sì perché, pur non segnando un gol, contribuì con 3 micidiali assist negli ultimi venti minuti a ribaltare il momentaneo risultato di 3-1 per il Bolton. Al ‘68° Matthews corse sulla fascia destra come se fosse una Ferrari su di un rettilineo, incitato dalla bolgia creata dai tifosi arancio e offrì un millimetrico passaggio al compagno Mortensen che realizzò il 2-3. Stessa identica cosa allo scadere. All’89° infatti Mortensen su assist di Stanley fece il gol del pareggio ma sempre la scatenata ala destra sulle ali dell’entusiasmo dopo un passaggio a vuoto a Perry al 90°, proprio a quest’ultimo, due minuti dopo, soffiò come Eolo ad una piuma la palla del 4-3 finale. Il Blackpool è campione d’Inghilterra ed ancora oggi quella coppa è tutta di Matthews.
A 37 anni potrebbe essere l’ultimo sussulto di una bellissima carriera ma non fu così. Nel 1954 un’altra chiamata ad un mondiale, quello di Svizzera 1954. Anche in questa occasione Stanley e compagni delusero le aspettative e si dovettero accontentare solo dei quarti di finale perduti contro l’Uruguay di Schiaffino (4-2). Ecco però che nel 1956 un altro storico momento si aggiunse alla sua carriera. Gli fu assegnato infatti il primissimo Pallone d’Oro della storia, superando mostri sacri come Kopa (clicca qui per leggere la sua storia) e Di Stefano ed entrando definitivamente nella storia all’età di 41 anni. Tutto finito? Carriera conclusa? Macchè. Con i tangerines restò per altri 5 anni e nel 1961 ritornò nel club dei vasai, lo Stoke City trascinando la formazione di peso dalla Second alla First Division, come se avesse gambe da ventenne. Nel 1963 vinse il titolo FWA del miglior giocatore a 48 anni, superando di gran lunga giovani promettenti della Premier, appendendo definitivamente le scarpe al chiodo due anni dopo, nel 1965 a 50 anni, un vero record!
Dalla domanda esistenziale di Smith alla fine della sua avventura calcistica passarono quindi 18 anni, tempo in cui un giocatore serio di calcio affronta la sua intera carriera ma che dire del fatto che fino a quella domanda fatidica Stanley Matthews era già un veterano con alle spalle 15 anni di dribbling e cross fulminanti? Se avesse smesso due anni dopo il pronostico di Smith, Stanley, probabilmente non sarebbe diventato la leggenda che tutti ricordiamo.Molto spesso il tempo è un duro nemico da affrontare ma per Matthews fu un vero e proprio fratello. Non si dice infatti che il vino più invecchia e più diventa buono? La biologia non è una scienza perfetta e Stanley, correva e corre ancora chissà dove come se non volesse smettere mai.
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