- Anno: 1965
- Durata: 82'
- Genere: Commedia
- Nazionalita: Cecoslovacchia
- Regia: Milos Forman
Gli amori di una bionda è un film del 1965 di Miloš Forman, ambientato nell’ex Cecoslovacchia. Apprezzato dalla critica, fu nominato all’Oscar al miglior film straniero, al Leone d’oro e ai Golden Globe, ma non ottenne nessuno dei tre riconoscimenti.
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Gli Amori di una bionda è il terzo film di Milos Forman e fa parte della Nová Vlna, corrente cinematografica cecoslovacca che deve il suo nome alla Nouvelle Vague francese.
La pellicola è ambientata in un paese di montagna dell’allora Cecoslovacchia, dove è situata una fabbrica di calzature che vede impiegate circa duemila giovani operaie che trascorrono il loro tempo libero nel convitto che le ospita. La penuria di uomini ha fatto sì che molte donne abbiano abbandonato la fabbrica e il paese per trasferirsi altrove. Il direttore della fabbrica per ovviare a questo problema si rivolge all’autorità superiore, ma in cambio ottiene solo l’arrivo sul posto di un gruppo di vecchi soldati della riserva. Nel corso di una festa da ballo, organizzata per favorire la conoscenza tra le operaie e i militari, la giovane Andula conosceMilda, il pianista dell’orchestra proveniente da Praga, che riesce a sedurla. Dopo poco tempo la ragazza decide di andare nella capitale per rivederlo ma, una volta raggiunta la casa del giovane pianista, non riceve l’accoglienza sperata, ma solo un forte imbarazzo e fastidio da parte dei genitori di Milda.
Penultima opera girata in patria da Forman prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove realizzerà film di successo e fama internazionale come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Amadeus, il film ottenne molti elogi da parte della critica e fu candidato all’Oscar, al Leone d’oro e ai Golden Globe senza riuscire a vincere alcun premio.
Gli Amori di una bionda, girato in bianco e nero nel 1965, si apre (e si chiude) sulle note di Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli, facendoci pensare per un attimo di stare per assistere ad una commedia italiana degli anni ’60. Si nota già lo stile caustico e a tratti grottesco, che ritroveremo in molte opere future di Milos Forman, che qui prende di mira alcuni aspetti della società dell’epoca. Tema centrale del film è la scoperta dell’amore caratterizzato anche e soprattutto da inevitabili amarezze e delusioni, uno dei principali leit-motiv della Nová Vlna. Forman è assai abile nel destreggiarsi e tenersi in bilico tra toni lievi e ironici da una parte e toni drammatici e patetici dall’altra. Il personaggio di Andula cerca l’amore e la fuga da una realtà alienante rappresentata dal lavoro in fabbrica, ma si scontra con la dura realtà indifferente ai suoi sogni.
Emblematica, in tal senso, la chiusa del film dove la ragazza racconta ad un’amica che l’incontro a Praga con l’amato e i suoi genitori è andato bene e che presto vi tornerà, mentendo più che altro a se stessa nel rifiuto e nella negazione del reale. Nel prefinale, infatti, ambientato nell’appartamento del pianista, vediamo quest’ultimo costretto dai suoi genitori a dormire con loro, lasciando la sua camera alla ragazza, per non far pensare male i vicini, e trattenuto a forza nel loro letto dalla madre, col padre che si lamenta per il trambusto e per una coperta che gli viene costantemente sottratta, in un irresistibile crescendo comico. Nell’altra stanza Andula sente i discorsi e capisce dolorosamente di non stare molto a cuore al ragazzo. Il grottesco e la comicità si uniscono al dramma in un’alternanza agrodolce di stati d’animo.
Forman, anche sceneggiatore insieme a Jaroslav Papousek e Ivan Passersi, tratteggia un tenero affresco dei sentimenti tipici della giovane età contrapposto ad un contesto popolato da personaggi subdoli e meschini. Questi ultimi sono ben rappresentati, oltre che dal pianista di città, dai militari presenti nella mirabile scena della festa da ballo, impreziosita dalle tante gag e ripresa con l’inconfondibile sguardo corrosivo tipico del grande regista ceco.