stanza ottica
Il disegno ha uno scarto
la casa ruota d’un tratto, si sposta –
una luce schiara le stanze dall’alto
e la vedi tutta:
il passato è morbida massa
plasmata, una matita scorre
forza la linea di demarcazione
e l’occhio sconfina
la stanza fitta di voci si fa silenzio
e guardi: dov’era il letto
un vuoto sterilizzato, bianco
polvere di parole al posto dei libri
sillabe a pioggia, ragnatele in pizzo bruciato –
il tarassaco cade in lento volo
tutto è pulito, ora, immacolato quasi
dopo il dibattersi aspro –
i singhiozzi si annullano in sincronia
il disegno del mondo è visibile un attimo
luminosa stanza ottica graffiata in punta d’acciaio –
oltre il foro, capovolta si concentra ogni cosa
notturno
Note acuminate sbucciano
la superficie lunare del lago –
precari splendori scivolano
su dissolvenze di ossa e boschi
là dove i ricordi in altalena
come dita di ragno addolciscono i plettri
danzano controluce rami di quercia e bossi
e squittiscono gli elfi – in arabeschi veloci