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Stare troppe ore sui Social Media comporta dei rischi?

Da Franzrusso @franzrusso

E’ lecito porsi la domanda quali siano, se ce ne sono, i rischi nello stare sempre connessi attraverso il web e soprattutto attraverso i Social Media? Ce lo siamo chiesti e proviamo a dare una risposta, partendo dal fatto che ormai sono tante le ore di connessione continua per chi usa i Social Media e rispondendo che è sempre meglio un uso consapevole

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Sono sempre di più le ore che trascorriamo sul Web e oggi i Social Media non sono soltanto uno strumento di comunicazione, ma prima di tutto un modo di relazionarsi con gli altri. Attraverso i Social Network facciamo quasi tutto: ricontattiamo vecchi amici, ne conosciamo di nuovi, cerchiamo impiego, ascoltiamo musica, condividiamo immagini. Lavoriamo. Per moltissimi di noi trascorrere online tante ore al giorno è la regola e i Social Media sono un luogo di lavoro. Un ufficio molto speciale, certo: i colleghi non sono mai gli stessi, i capi spesso siamo noi e quello che facciamo, per chi non è del mestiere, è difficile da comprendere. Sembra sempre che gli altri ti dicano “tu si che a lavorare ti diverti”. 

Sì, anche.

Però io alzo la testa dal computer la sera e chissà come, anche se sono stata da sola e zitta tutto il giorno, sento solo un gran bisogno di silenzio. Mi si affollano in testa le voci di tutti, un mondo in rete che ho incontrato per ore solo virtualmente, ma al quale si fa molta fatica – e spesso non si deve – non reagire.

Magari le relazioni in rete sono appena accennate, o si pensa di non averle affatto, ma se non si è disposti a mettere in gioco le proprie emozioni anche il più felice dei tweet perde di efficacia.

Ma quali sono i rischi emotivi per chi trascorre sui Social Network così tante ore? L’esposizione costante al flusso di informazioni e la necessità di essere “Social” che cosa possono comportare?

I veri esperti del mestiere hanno imparato bene come difendersi da questi rischi: sanno mettere in gioco se stessi mantenendo un equilibrio emotivo. Tuttavia neanche a loro la sovraesposizione dei nuovi media garantisce la serenità: la principale causa di stress è la necessità di arrivare per primi alle informazioni. E di arrivarci meglio degli altri.

Vivere connessi alla rete espone i sensi al continuo flusso di dati, di pagine che si aggiornano, di banner pubblicitari: un inquinamento luminoso e un sovraccarico di informazioni che provocano uno stress quotidiano e spesso l’ansia di dover precorrere i tempi, di essere proiettati sempre nel futuro.

Nella Websfera domina la comunicazione “comunque e ovunque”, e i nuovi strumenti multimediali consentono e costringono a essere presenti sempre nell’arco della giornata. Tutto va sperimentato e condiviso, e vince il principio della massima efficacia nel minor tempo possibile. Rimanendo anche brillanti, disponibili al confronto e credibilmente amabili.

Anche se si è archiviata da tempo la necessità di piacere a tutti e si sa che quello che conta è stimolare la riflessione degli altri, il desiderio di piacere è il più sano piacere dell’uomo. Che lo ammettiamo o no, un alto numero di LIKE sul post appena pubblicato e il numero in crescita dei nostri FOLLOWER regalano un’immediata gratificazione.

E’ all’interno della relazione con l’altro che si definisce la nostra identità, fin dall’età neonatale, ed è quindi naturale che le nostre emozioni dipendano dall’apprezzamento degli altri. Ma il pericolo che oggi si corre deriva dalla velocità dei Social Media: con troppa superficialità si condividono i giudizi, si clicca sul LIKE, si fanno RT finendo per perdere il significato stesso della comunicazione.

Essere capaci di pubblicare tweet sagaci, poi, non è da tutti e non tutti in realtà ne hanno bisogno per avere felici relazioni online. Eppure la tendenza a emulare gli altri è diffusissima, ed è cosa ben diversa dal voler imparare da chi è più bravo di noi. Non essere accettati dai quelli che noi riteniamo gli esponenti di rilievo di una comunità – in ogni comunità, virtuale o reale – mina la nostra autostima. E così, non si cerca tanto di essere il meglio di se stessi ma di assomigliare il più possibile a chi ha più popolarità, al costo di dimenticarsi quello che ci rende unici e i nostri principali valori.

La popolarità che si ottiene facilmente alimenta soprattutto il nostro autocompiacimento. E’ facile vantarsi di avere tanti amici e poter esibire loro pensieri, foto, immagini, musiche, permettendo a tutti almeno l’illusione di sentirsi al centro dell’attenzione. Ma se poi tutto questo bel gioco ci scappa di mano?

Il rischio sta nel perdere di autenticità e diventare capaci non più di comunicare, ma solo di esprimere unidirezionalmente il proprio bisogno di apparire e di autoriferirsi. Personalmente mi arrabbio quando leggo che sui Social Media oggi prevale il narcisismo, ma qualche interrogativo ancora me lo pongo.

E voi? Quali sono le vostre emozioni quando passate tante ore in rete?

 


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