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Un'amicizia speciale, fatta di alti e bassi, di diffidenze e improvvisi bisogni, lega un'anziana signora a una giovane dalla vita facile e un po' oscura.
No, nessun Harold & Maude dietro l'angolo, nessuna famiglia sbandata o tentati suicidi ad unirle.
E no, nessun amore scabroso o tendenza patologica come in Gerontophilia (che a distanza di un anno dalla presentazione veneziana, ancora non è stato distribuito).
E a vederla bene, nessun tono frizzante o brioso da commedia indie, con una probabile malattia resa umana e esorcizzata a suon di bellezza.
No, Starlet è un prodotto strano, una commedia che commedia non è, un'amicizia speciale che si fatica ad incasellare, una protagonista giovane e bella che non si sa come etichettare: superficiale? intelligente? infantile? pazza?
Forse un po' tutti questi aggettivi rappresentano bene Jane, visto anche il suo rapporto di dipendenza dal chihuahua Starlet che la accompagna in ogni dove e che, chissà perchè, dà il titolo alla pellicola.
Il film è strano poi, e difficile da incasellare, anche solo per la sua realizzazione, con il regista Sean S. Baker che dopo aver preparato lo script del film e aver trovato tutti i ruoli minori del cast, a poche settimane dalle riprese si ritrova ancora senza le due protagoniste, andando a pescare Dree Hemingway (sì, pronipote di Ernest) in una pausa di un mese dal suo lavoro stabile di modella, e Besedka Johnson in una palestra, giusto quei 60 anni dopo il suo trasferimento in cerca di gloria a Los Angeles, coronando finalmente il suo sogno.
Le due si ritrovano così per caso sul grande schermo, ma con una sintonia tutta particolare, e una naturalezza per i loro ruoli quasi inaspettata per delle debuttanti.
Proprio nella loro alchimia, e in quanto non lasciato detto, sta la forza del film, che scorre senza mai forzare la mano, senza esaltare colpi di scena comunque presenti.
Tutto ha il sapore del vero e del naturale, perfino un set non propriamente felice, perfino un lavoro solitamente falso, e anche un'espediente come quello di trovare 10mila dollari in un vecchio thermos non fa scattare nessuna delle varie conseguenze da commedia demenziale, ma invece un'amicizia che cresce pian piano.
Jane e Sadie si influenzano di conseguenza, rallentando i propri ritmi o uscendo finalmente dal guscio della vedovanza, ma non per questo, o per quei soldi, la vita cambia repentinamente.
Jane nemmeno pensa di usare i soldi per scappare o vivere di rendita, ma i sensi di colpa prima e l'indecisione poi la spingono a spenderli nel modo più importante, forse, più pazzo, sicuramente.
Ma così è Jane stessa, infantile e fragile, ma decisamente più sveglia e intelligente anche solo della sua amica Melissa, che con lei condivide il lavoro ma non certo lo stile di vita.
Illuminata da una fotografia quasi accecante, che inquadra anche una Los Angeles non certo da cartolina, Starlet splende di una luce tutta sua, che si fa ancora più forte con quel finale sospeso che un po' ferisce e un po' fa sperare.
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