Magazine Cinema
Durata: 106'
La trama (con parole mie): Eric Love, giovanissimo criminale trasferito dal riformatorio al carcere "adulto", si ritrova nello stesso istituto all'interno del quale sconta dai tempi della sua nascita il padre Neville, tra le personalità di spicco della popolazione carceraria.
Il giovane, scontroso e pronto alla lotta sempre e comunque, si trova in conflitto con gli altri detenuti, il genitore e le guardie, fino a quando il responsabile di un gruppo di sostegno non decide di prenderlo sotto la sua ala in modo da lavorare sulla spigolosità del carattere del ragazzo nella speranza che lo stesso possa, un giorno, uscire e ricostruirsi una vita all'esterno.
Quando il referente delle guardie ed una delle eminenze grigie del carcere decidono che il destino di Eric è in qualche modo segnato, i suoi compagni "di corso" ed il padre, pur se su fronti diversi, lotteranno accanto al più giovane dei Love in modo che possa uscire vivo e a testa alta dallo scontro che si prospetta per lui.
Con ogni probabilità, non esiste un rapporto profondo ed intenso come quello che si vive rispetto ai propri figli, almeno quanto non esiste un rapporto in grado di cambiarci quanto quello con i genitori.
Nel bene o nel male, nella buona e nella cattiva sorte, quanto e più di un legame sentimentale da noi scelto e portato avanti nel tempo.
Personalmente, resto sempre molto sensibile all'argomento, in special modo dall'arrivo del Fordino: mi domando spesso come si evolverà il nostro rapporto, cosa ci attende in futuro, passo dai ricordi di Rocky V - con Paulie che predice al figlio dello Stallone Italiano che un giorno farà a pugni con suo padre - a Departures, e nel mezzo scorrono come paesaggi al finestrino immagini legate a così tanti film da non riuscire neppure a riconoscerli tutti.
Starred up sarà senza dubbio una parte integrante di questo fiume in piena: giunto al Saloon grazie ad un suggerimento del mio fratellino Dembo - diventato padre non troppo tempo dopo il sottoscritto -, il lavoro di David MacKenzie rappresenta l'ennesima scommessa vinta non solo dal Cinema anglosassone, ma anche dal genere carcerario, che pare aver trovato un erede clamorosamente efficace di Bronson, un racconto duro ma non per questo necessariamente incentrato sulla fisicità e la violenza cui fa da cardine la figura incredibilmente viva di Eric Love, giovane tardo adolescente trasferito per la prima volta nel carcere duro del mondo adulto, nella stessa struttura all'interno della quale, probabilmente dai tempi della sua nascita, vive suo padre.
Interpretato alla grande da Jack O'Connell - che è cresciuto con Skins prima di ritagliarsi un ruolo di primo piano anche dall'altra parte dell'oceano con Unbroken - Starred up rievoca i fantasmi - fortunatamente positivi - di Cella 211 e Il profeta, il drammatico vivere con il piede costantemente premuto sull'acceleratore senza la possibilità di affondare la marcia rischiando di bruciarsi per sempre: non si fanno sconti a nessuno, ed il "walking the line" finisce per servire a poco, specie quando un certo destino è scritto addosso a chi lo vive, a prescindere da quanto questo qualcuno potrà essere in grado di cambiarlo, o quantomeno tentare di farlo.
La riflessione, dunque, posta dal regista è piuttosto profonda ed amara - come conferma il bellissimo epilogo -, ed è legata non soltanto al suo main charachter, ma ad ogni individuo con il quale il giovane Love incrocia il cammino: dai compagni di "classe" - coordinati dall'assertivo volontario che si occupa del "corso", il Quinn di Homeland, che probabilmente rappresenta il punto di vista esterno di chi vive il carcere soltanto come un luogo dal quale uscire comunque a piacimento grazie alla propria condizione di uomo libero, in un certo senso noi spettatori - al padre Neville, dai "padrini" del penitenziario ai singoli detenuti.
Viviamo in un mondo che è dominato, nonostante le convenzioni sociali, dalla Legge della giungla, e nell'ecosistema carcerario, claustrofobico e viziato dagli istinti più incontrollabili, guardarsi le spalle ed apparire più forte di chi vorrebbe apparire più forte di noi diviene fondamentale - emblematico il passaggio in cui Eric, appena giunto nella sua nuova cella, si prodiga per fabbricarsi da subito un coltello sfruttando le lamette per la barba e lo spazzolino -: e non c'è Legge della giungla più forte di quella che lega un genitore al proprio figlio, un bisogno ancestrale e totalmente vero e sentito di poter toccare, nel bene o nel male, il nostro stesso sangue, che si parli di quello giunto prima di noi, o quello destinato a prendere il nostro posto.
E per poter dare tutto ed afferrare a piene mani quello che ci offre un'occasione come quella di essere genitori, o figli, pur in mezzo alla violenza ed all'assoluta mancanza di speranza, la benzina che ci serve è sempre quella che cantavano i Fab Four: all you need is love.
E qui ne abbiamo due.
Un padre e un figlio.
Non si poteva chiedere di meglio.
MrFord
"Cause you got a heart so big
it could crush this town
and I can't hold out forever
even walls fall down."Tom Petty & The Heartbreakers - "Walls" -
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