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Startup, bolla e finanziamenti pubblici

Creato il 03 ottobre 2013 da Marco Oriolesi @Ideea5Stelle
Si parla spesso di startup. Molti sono i finanziamenti pubblici ed ogni mese aprono nuovi incubatori di impresa. Ma si tratta di una bolla destinata a scoppiare?
Per quanto riguarda le startup informatiche questo sembra un fatto certo. L'unica strategia remunerativa è una improbabile quotazione in borsa, o meglio, essere rilevata e comprata da una grande azienda. La verità però è che nessuno compra una startup tecnologica in Italia.
In generale il problema è più profondo e riguarda la politica industriale di questo paese e la sua inadeguatezza a sostenere l'economia reale, sopratutto quella giovane ed emergente.
Politici incapaci, burocrati lenti ed attenti solo ai propri interessi stanno portando questo paese al disastro.
Quando 6-7 anni fa si parlava di startup, allora bisognava intervenire. Ai politici però interessa gestire il loro consenso ed essere rieletti; ai burocrati essere ben pagati; ed alle varie organizzazioni di categoria tenersi stretti le loro prerogative ed i loro privilegi.
Prendere decisioni e rischiare, forse conviene al paese, ma non al singolo esponente della nostra classe dirigente, e così non si è fatto niente.
Poi tutto è diventato una realtà solida: i fondi di venture capital si sono affermati, Facebook è passato da qualche decina di milioni di utenti a più di un miliardo. Così, anni dopo, i politici sono saliti sul carro dei vincitori ed abbiamo iniziato a creare bandi pubblici per finanziare qualsiasi attività innovativa, ma nel frattempo il mondo è cambiato. Le aziende emergenti si sono affermate ed hanno tolto spazi e margini di crescita agli altri. La crisi ha spazzato via eventuali fondi e finanziatori che volessero investire in Italia.
Certo "meglio tardi che mai". Però gli effetti positivi sono molto ridotti ed anzi rischiamo di dare false speranze a centinaia di giovani che stanno riempendo incubatori, acceleratori e spazi di coworking.
Oggi ciò che le aziende tecnologiche cercano, sono giovani con "hands on esperience" molto specifiche, che gli atenei italiani non riescono ad offrire, troppo presi come sono dallo sfornare cattedre e bandire posti di professore, che, le malelingue dicono, vengono poi vinti dai loro parenti.
Ecco non aspettiamo di perdere anche questo treno, per iniziare ad investire soldi pubblici e sviluppare politiche in tal senso. Se lo dobbiamo fare, facciamolo ora!
L'Italia ha bisogno di cambiare passo. Abbiamo bisogno di politiche industriali che sappiano parlare al mondo di oggi, e se questa burocrazia e questa classe politica non sono in grado di farlo, allora cambiamola.
Come dice Grillo mandiamoli "tutti a casa" e mettiamo al loro posto persone moderne, qualificate, intente a risolvere i problemi dell'Italia e non impegnate a cercare di essere rielette, a mantenere la poltrona, ed accumulare stipendi e pensioni.

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