- Anno: 1974
- Durata: 110'
- Genere: Commedia
- Nazionalita: Italia
- Regia: Mario Monicelli
Romanzo popolare è un film del 1974 diretto da Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti e Michele Placido. Ironica e malinconica commedia, tende a trasformarsi in melodramma, trattando temi quali il conflitto tra nord e sud, le differenze sociali tra lavoratori e imprenditori, l’emancipazione femminile, l’irrompere nella società italiana di nuovi costumi sociali.
L’attempato e scapolo operaio milanese Giulio Basletti sposa Vincenzina Rotunno, sua figlioccia poiché l’ha tenuta a battesimo 18 anni prima nel corso di una fugace trasferta in quel di Montecagnano, in provincia di Avellino. Impegnato nei sindacati e teoricamente aperto alle istanze degli anni ’70, il solido lavoratore riesce, col sudore della propria fronte, ad assicurare al piccolo Ciccio e all’appariscente mogliettina meridionale l’appartamento nuovo oltre al frigo, la tv e la 750. Il caso, tuttavia, permette l’ingresso in casa sua del poliziotto Giovanni Pizzuto che con Vincenzina, oltre alla mentalità sudista, ha in comune l’effervescenza dell’età. La simpatia tra i due è inevitabile e l’adulterio scatta puntuale come una cambiale. La gelosia di Giulio esplode nonostante gli anni ’70. Una lettera anonima dello stesso Pizzuto lo sconvolge sino ad indurlo a cacciare di casa l’adultera pentita: l’operaio andrà in pensione semiscapolo; il poliziotto formerà una sua famiglia; Vincenzina diverrà un’anonima operaia milanesizzata.
Romanzo Popolare fu uno dei maggiori successi della stagione 1974-’75, incassando più di un miliardo e mezzo di lire dell’epoca nelle prime visioni. Nel film appare lo scrittore e giornalista sportivo Beppe Viola, autore dei dialoghi ed interprete della “maschera” del cinema, ostile all’ingresso di Vincenzina. L’idea del film sta nel linguaggio popolare dei personaggi come il “sindacal-politichese” con uno spiccato accento milanese e ricco di metafore calcistiche di Tognazzi, al quale si contrappone il linguaggio ingenuo di Vincenzina e le pesanti inflessioni meridionali di Giovanni. L’attore Pippo Starnazza è doppiato alternatamente da Roberto Bertea e da Enzo Jannacci. Il doppiaggio del film è a cura della CVD con la direzione di Carlo Baccarini. Nel film c’è un’apparizione di Alvaro Vitali, uno dei compaesani di Vincenzina che guida lungo il raccordo autostradale. La doppiatrice di Ornella Muti, Valeria Ruocco, era stata una delle piccole protagoniste di una famosa serie televisiva RAI anni ’60, I ragazzi di padre Tobia. La colonna sonora è curata da Enzo Jannacci. Fra i brani, spicca “Vincenzina e la fabbrica” da lui cantata, che sarà ripresa nel 1977 da Mina nel disco Mina quasi Jannacci.
Le scene fuori dalla fabbrica sono state girate a Milano, nel quartiere Lambrate, presso l’ex Innocenti, sito parzialmente smantellato negli anni novanta all’interno del quale è tuttora attiva la Innse. Molte scene del film (esterni-terrazzo e interni-6 piano scala C2) sono state girate nel caseggiato popolare della Nuova Torretta in via Antonio Maffi 112/C2 a Sesto San Giovanni. Il paese dell’Avellinese di Montecagnano è immaginario. Il borgo riportato nella foto della rivista è in realtà Calcata in provincia di Viterbo. La bretella autostradale, narrata come esempio di opera pubblica inutile, è un tratto del raccordo Castel Madama con l’autostrada A24. La scena del tradimento di Vicenzina e Giovanni è girata nel quartiere di Greco a Milano sulla salita di via Emilio De Marchi. Anche la scena del cinema è girata a Greco, cinema Abanella.