- Anno: 2009
- Durata: 120'
- Distribuzione: 01 Distribution
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: Gran Bretagna, Australia, Francia
- Regia: Jane Campion
- Data di uscita: 11-June-2010
« Ci desteremo e scopriremo che è stato un sogno »
(John)
Bright Star è un film del 2009 scritto e diretto da Jane Campion, basato sugli ultimi tre anni di vita del poeta inglese John Keats. Ben Whishaw interpreta Keats, mentre Abbie Cornish è la sua musa Fanny Brawne. Il film è stato presentato in concorso al 62º Festival di Cannes ed è stato proiettato per la prima volta il 15 maggio 2009. Il titolo del film è tratto da un sonetto di Keats dal titolo “Bright star, would I were steadfast as thou art“, che il poeta scrisse durante la sua relazione con Fanny. Il film è stato distribuito in Italia l’11 giugno 2010.
La recensione di Taxi Drivers (Ilaria Mariotti)
Le carte c’erano tutte perché l’ultimo film dell’australiana Jane Campion, Bright Star, si risolvesse in una melensa e interminabile narrazione di 120 minuti: invece no, nonostante il genere biopic (si parla della vita del poeta romantico John Keats), l’ambientazione ottocentesca e la poesia come leit motiv di tutta la pellicola, l’ultimo lavoro della regista premio Oscar per Lezioni di piano (1993) riesce a emozionare, restando credibile e non cedendo alla tentazione del romanticismo smielato.
Campion rispolvera la storia di uno dei poeti considerato, ad oggi, tra i maggiori esponenti della corrente romantica: l’inglese John Keats (interpretato dalla giovane promessa Ben Wishaw), morto nel 1821 a soli 26 anni, stroncato da una terribile tubercolosi. La malattia lo allontanerà per sempre dalla sua Fanny Brawne (la altrettanto brava Abbie Cornish), la vicina di casa, conosciuta tre anni prima, che diventerà l’amore della sua vita, e da cui si separerà alcuni mesi prima di morire in solitudine a Roma, dove era stato mandato nella speranza che il clima lo aiutasse a guarire. Il loro non è un amore facile, né tantomeno scoccato al primo incontro. I due appartengono, infatti, a mondi lontanissimi sul piano culturale: lui, una mente privilegiata, dotato di un incredibile talento per la composizione poetica (riconosciutogli troppo tardi, come spesso accade, quando lui si riteneva ormai un fallito); lei, una studentessa di moda di buona famiglia, tutta intenta a cucirsi abiti di stoffe pregiate, e a indossare cappelli all’ultimo grido. Una sciocca insomma, o una ‘civettuola’, come la considera Mr Brown (Paul Schneider), il rude ma simpatico amico di Keats, che ostacolerà fino alla fine l’amore tra i due, geloso di ogni gesto del poeta con cui condivide la casa e il lavoro, e scettico verso l’avvicinamento a una persona così apparentemente frivola. Ma anche la madre di Fanny (Kerry Fox) dovrà arrendersi al legame che, mese dopo mese, i due coltiveranno e solidificheranno fino a renderlo indissolubile, anche se impossibile per l’estrema povertà del poeta. Un matrimonio non era ipotizzabile in quelle condizioni, le convenzioni del tempo non lo permettevano.
Eppure Fanny se ne infischia: aggira tutti gli ostacoli, evita i controlli della piccola sorella e del fratello, cui la madre assegna il compito di seguirla, e vuole entrare nel mondo di Keats, prima sostenendolo nella sofferenza per la perdita del giovane fratello, poi chiedendogli di insegnarle la poesia. Da lì sarà un crescendo di passione e struggimento, tra sentimenti ossessivi e picchi di creatività per John, ispirato proprio da Fanny nella sua migliore produzione. L’arte (che sia poetica o sartoriale) esaltata dunque dall’amore, quasi un suo prolungamento.
Bright Star è proprio il titolo di un’ode che Keats dedicò a Fanny, e solo uno dei tanti brani snocciolati nell’arco del film, ad accompagnare il racconto dell’innamoramento. Niente a che vedere però con il Romeo+Giulietta di Leonardo Di Caprio e Claire Danes (1996): qui non c’è niente di romanzato, ma solo le parole autentiche di un autore, mai rivalutato a sufficienza.
La regista Campion adotta il punto di vista di Fanny per dipanare gli snodi della storia, a tratti monca, fatta di piccoli e delicati momenti da condividere in coppia e di dolorosissime separazioni forzate, riempite però da un carteggio mozzafiato (di cui non restano che le lettere di Keats, che Fanny conservò per tutta la vita insieme all’anello di fidanzamento che non tolse mai). “Anche se me lo imponessi, non potrei” rispondeva lei a chi le consigliava di dimenticarlo e cercarsi un altro fidanzato. Difficile non condividere da spettatori le emozioni dei personaggi, tanto sono ben rappresentate sullo schermo, accompagnate da paesaggi di campagna bellissimi, che si aprono su distese fiorite e scorci luminosi o cupi, a seconda dell’evoluzione della trama. Perfino Quentin Tarantino – si mormora – pare abbia inviato un messaggio alla sua collega per complimentarsi del film. “Mai un innamoramento era stato così ben raccontato”, sembra le abbia scritto.