- Anno: 2009
- Durata: 99'
- Distribuzione: Cinecittà Luce
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: Austria, Francia, Germania
- Regia: Jessica Hausner
- Data di uscita: 11-February-2010
Lourdes è un film del 2009 scritto e diretto da Jessica Hausner, che racconta con un taglio di tipo documentaristico la vicenda di un gruppo di pellegrini in visita al santuario di Lourdes e una guarigione forse miracolosa. Fu presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2009 dove, oltre a ricevere il premio FIPRESCI, fu singolarmente premiato sia dall’Organizzazione cattolica per il cinema (Premio SIGNIS) che dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Premio Brian).
La giovane Christine, bloccata su una sedia a rotelle dalla sclerosi multipla, partecipa ad un pellegrinaggio a Lourdes, senza per questo dimostrare una grande fede. Durante la permanenza al santuario, guarisce dalla sua malattia: questa improvvisa e inaspettata situazione più che porre dubbi sull’origine miracolosa dell’evento, mette invece in luce le reazioni degli altri partecipanti al pellegrinaggio, le dinamiche che si creano di fronte alla felicità altrui.
“Al centro di Lourdes ci sono il tema dell’invalidità e, più in generale, quello del vuoto che ha lasciato la cultura millenaria del cristianesimo (e, in primis, il suo messaggio di solidarietà sociale) nell’Occidente che ci è coevo, così pervaso dai paradigmi dell’individualismo e dell’edonismo.
E’ un film “schizoide”, intimamente laico e decisamente grottesco nella resa delle vicissitudini esistenziali dei personaggi dei vari pellegrini: il suo punto di vista sulla condizione dell’invalidità, della malattia, dell’emarginazione (e sul dolore) arriva quasi a condividere la stessa crudeltà, lo stesso cinismo di quella cultura scaltra, edonistica ed egoistica che il film tematizza e di cui però rileva lucidamente tutti i limiti e le lacerazioni “rimosse”, in relazione alla problematica della mancanza di solidarietà sociale. E l’opera diventa così una bomba di detonazione di contraddizioni socio-culturali latenti, e dunque di “conflitti” che il testo filmico e la sua weltanschauung si premurano di ospitare al loro interno, tra il polso asettico del chirurgo e la carne sensibile del paziente.” (Francesco Di Benedetto)