- Anno: 2002
- Durata: 148'
- Distribuzione: 01 Distribution
- Genere: Drammatico
- Nazionalita: Polonia
- Regia: Roman Polanski
- Data di uscita: 25-October-2002
Il pianista (The Pianist) è un film del 2002 diretto da Roman Polański, tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman. Il film ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2002.
Si tratta del racconto di quanto vissuto dal pianista ebreo Władysław Szpilman dallo scoppio della seconda guerra mondiale con l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, l’occupazione di Varsavia, la creazione del ghetto, la vita e la sopravvivenza nel ghetto e la sua fuga e sopravvivenza fuori dal ghetto, fino alla liberazione della città da parte dell’Armata Rossa. Le note melodiose e tristemente struggenti del pianista, qui funzionali specialmente ai numerosi cambi di sequenza che curiosamente non si appoggiano alla più classica dissolvenza in nero, costituiscono una sorta di ideale fil rouge, che si dipana fra dolore e memoria, dell’esperienza umana sperimentata dal protagonista. Il pianista sopravvive soprattutto grazie alla forza datagli dalla sua passione per la musica: ideale di sopravvivenza.
Varsavia, 1º settembre 1939, Władysław Szpilman sta eseguendo il Notturno in Do diesis minore di Chopin, alla radio presso la quale lavora quando sente delle esplosioni che rapidamente si avvicinano, gli viene detto di smettere ma lui continua fino a quando una granata fa crollare la stanza accanto allo studio di registrazione: è l’inizio della seconda guerra mondiale, la Polonia è stata invasa e, nonostante il momentaneo entusiasmo per la dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Francia e Gran Bretagna, Varsavia verrà occupata dopo pochi giorni.
Immediatamente dopo l’occupazione da parte delle truppe tedesche vengono emanate una serie di restrizioni alla popolazione, restrizioni rese ancora più pesanti per la numerosa comunità ebraica come la limitazione del possesso di denaro, estromissione dal lavoro, divieto di accesso ai locali ed obbligo di indossare un bracciale bianco con la stella di David. Władysław, che vive con l’anziano padre, la madre, il fratello Henryk e le due sorelle Regina ed Halina, viene licenziato dalla radio di Varsavia e, dopo che la famiglia ha esaurito gli ultimi risparmi, è costretto a vendere il suo pianoforte prima di trasferirsi nel ghetto di Varsavia.
Una volta trasferita nel ghetto la famiglia Szpilman inizia a vivere una realtà di miseria, di umiliazioni, di fame e di morte: Władysław assiste all’uccisione di un bambino che cerca di rientrare nel ghetto attraverso una breccia del muro dopo avere rubato del cibo, tutti insieme guardano impotenti le SS che entrano nel palazzo di fronte al loro sterminando una famiglia non prima di avere scaraventato dalla finestra un anziano in sedia a rotelle, mentre ogni giorno intorno a loro le persone cominciano a morire di stenti. Tutti cercano di sopravvivere: Władysław trova lavoro come pianista in un locale, Heynryk, dopo che lui e il fratello hanno rifiutato l’invito ad arruolarsi nella polizia ebraica, cerca di vendere gli ultimi beni di cui la famiglia dispone mentre gli altri, grazie all’interessamento di alcuni amici che stanno cercando di organizzare una resistenza, vengono assunti in una sartoria, ma il 15 marzo 1942 il regime nazista inizia le deportazioni di massa verso i campi di sterminio. Tutta la famiglia, ad eccezione di Heynryk e Halina, viene avviata alla deportazione ma anche loro, inconsapevoli del fatto che i treni sono diretti verso lo sterminio, si uniscono ai familiari per rimanere uniti, avviandosi in questo modo verso un viaggio senza ritorno ma Władysław, prima di salire sul treno, viene tirato fuori dalla fila dallo stesso gendarme Jerzy Lewinski che gli aveva offerto l’arruolamento e che, dietro sua supplica, aveva in precedenza liberato Heynryk da un posto di polizia dove era stato rinchiuso.
Władysław ora è solo e, grazie all’interessamento ed a volte alla corruzione dei pochi amici rimasti vivi, riesce a trovare lavoro come carpentiere, ma il pericolo di essere uccisi è costante e contemporaneamente iniziano a circolare le voci sulla reale sorte degli ebrei trasferiti da Varsavia. I pochi rimasti vivi, sfruttando il permesso di uscire dal ghetto, riescono ad introdurvi delle armi e dopo che Władysław è stato fatto fuggire e rifugiare in una casa sicura da una vecchia amica (una cantante conosciuta in tempo di pace), inizia una rivolta. Costretto ad abbandonare la casa a causa di una vicina che lo ha scoperto Władysław, disponendo di un indirizzo fornitogli dalla resistenza, ripara in casa di Dorota, una violoncellista che aveva conosciuto il giorno dello scoppio della guerra, che, grazie alle conoscenze del marito, riesce a trovargli un altro nascondiglio presso una abitazione nel settore tedesco; qui troverà conforto in un vecchio pianoforte che fingerà di suonare nelle lunghe giornate vissute in solitudine mentre Andek, un uomo incaricato dal marito di Dorota di prendersi cura di lui, in realtà userà il suo nome solo per raccogliere soldi.
Con l’approssimarsi delle truppe russe Varsavia insorge e Władysław, scampato miracolosamente alla distruzione della città, rientra in ciò che resta delle macerie del ghetto vagando solo, ed ormai allo stremo delle forze, alla ricerca di cibo. Trovato riparo in una soffitta in una delle poche case rimaste ancora in piedi scopre un barattolo di cetrioli ma, incapace di aprirlo, lo porta nel suo nascondiglio.
Il giorno dopo, mentre cerca di aprire il barattolo con mezzi di fortuna, viene scoperto da un ufficiale tedesco che, venuto a conoscenza della sua antica professione, lo conduce in una stanza dove c’è un pianoforte e lo invita a suonare; Władysław lo accontenta eseguendo la Ballata Op.23 di Chopin. L’ufficiale, rimanendo colpito dalla sua esecuzione, decide di aiutarlo e per i mesi successivi lo nutrirà fino a quando i tedeschi, sotto la spinta dell’attacco russo, non abbandoneranno la città e, in quel momento, l’ufficiale si congeda da Władysław chiedendogli il suo nome ma senza dirgli il proprio.
Una mattina Władysław sente risuonare le note dell’inno polacco, esce dal nascondiglio e corre incontro ai soldati sovietici, rischiando di essere ucciso in quanto indossa ancora il cappotto lasciatogli dall’ufficiale tedesco per ripararsi dal freddo, ma riesce a salvarsi. L’ufficiale, catturato e portato in un campo di prigionia in attesa di essere trasferito in Unione Sovietica, incontra un ex deportato polacco che sta facendo ritorno a casa e, dopo avergli riferito che ha aiutato Władysław durante l’ultimo periodo di occupazione, gli chiede di informarlo che lui si trova lì ma mentre dice il suo nome viene zittito da un soldato sovietico. Tempo dopo Władysław, che nel frattempo ha ripreso il suo posto alla radio di Varsavia, torna con l’amico nel luogo indicatogli, ma il campo è stato smantellato e non vi è più traccia dei prigionieri tedeschi; solo dopo la sua morte si scoprirà che il nome dell’ufficiale era Wilm Hosenfeld.