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Stasera dalle 21 su Iris Mamma Roma e Medea di Pier Paolo Pasolini

Creato il 02 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
Pasolini e Maria Callas

Mamma Roma è un film del 1962 scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini ed interpretato da Anna Magnani.

Mamma Roma è una prostituta che sospende la sua attività a seguito del matrimonio del protettore Carmine con una contadina. La donna chiama presso di sé il figlio Ettore che, nella sua scontrosa psicologia di adolescente, considera la madre un’estranea e che ben presto ha le prime esperienze sessuali con una ragazza assai smaliziata. Mamma Roma, dal suo canto, ha una rivendita ben avviata al mercato rionale e desidera per Ettore un avvenire migliore. Pertanto incarica una prostituta di conquistare i favori del figlio ed organizza un ricatto per procacciare un impiego ad Ettore. Ma Carmine spinge di nuovo sul marciapiede la donna con la minaccia di rivelare al ragazzo tutta la verità. Ettore, che ha lasciato il lavoro e si dedica a piccoli furti, ha per suo conto scoperto la verità sul triste mestiere della madre.

Film costruito sull’incantevole debolezza dell’umanità disagiata che sogna il riscatto della propria condizione attraverso un impossibile avanzamento sociale. Pasolini, allievo dello storico dell’arte Roberto Longhi (a cui il film è dedicato), rivela il suo gusto per l’immagine e compie un riuscito esperimento di commistione tra la recitazione drammatica di Anna Magnani e quella dei ragazzi di strada. Scrivendo nell’ottobre del 1962 su Vie Nuove, si rivolge proprio a Longhi per esortarlo a intervenire e mettere fine alle illazioni e alle incertezze interpretative riguardanti la scena della morte del protagonista sul letto di contenzione.

Le vite di Mamma Roma e del figlio rappresentano un legame e un amore che trascende ogni tipo di volontà e contatto. La storia segue il loro rapporto che obbliga l’uno ad essere reciprocamente causa, effetto e riferimento delle vicissitudini dell’altro, in un legame che va oltre a qualsiasi tipo di circostanza e di avvenimento, come quello tra una madre e il proprio figlio e in cui probabilmente Pasolini rappresenta il suo forte legame con la madre che l’accompagna e lo insegue, esplicitandolo anche in poesie come Ballata delle Madri e Supplica a mia madre di Poesia in forma di rosa scritte negli stessi anni in cui ha scritto il film. Anche in questo film, come nel precedente Accattone, Pasolini utilizzò come colonna sonora diverse musiche di epoca barocca.

« Tutto è santo e l’intera Natura appare innaturale ai nostri occhi.
Quando tutto ti sembrerà normale della natura, tutto allora sarà finito! »
(Frase di Chirone pronunciata al piccolo Giasone)

Medea è un film italiano del 1969 diretto da Pier Paolo Pasolini, basato sull’omonima tragedia di Euripide e interpretato da Maria Callas. Il film, i cui esterni furono girati in Turchia, in Siria, a Pisa e a Grado ebbe una positiva accoglienza da parte della critica anche se, sotto il profilo commerciale, non riscosse il successo sperato.

In Grecia a Corinto il re Esone è stato spodestato dal fratellastro Pelia, il quale governa con crudeltà e spietatezza, cercando in tutti i modi di uccidere l’erede al trono Giasone, ora mandato dal suo protettore Chirone. In Scizia è stata raccolta una potente reliquia chiamata Vello d’oro, tempo prima merce di Frisso. La pelle d’oro apparteneva al caprone sacro inviato dagli dei per salvare il fanciullo e la sorella Elle da morte certa ed aveva attraversato in volo tutto l’Ellesponto, mare che prenderà questo nome dalla sorella Elle che ci cadrà purtroppo, venendo inghiottita. Giunto nella terra Colchide, Frisso verrà ucciso e la capra sarà scuoiata e la pelle data in dono ad Ares.
Dopo questo prologo in cui il centauro Chirone spiega ad un fanciullo (il giovane Giasone) in maniera filosofica anche l’armonia e l’equilibrio della natura, viene presentata la superba figura di Medea, sovrana della Colchide, una terra brutale e piena di usanze grottesche che ospita la reliquia del Vello d’oro. Dall’altra parte del mondo in Grecia, Giasone, divenuto grande, ha ora la possibilità di sfidare suo zio e recuperare il suo regno. Quest’ultimo però gli chiede in cambio la preziosa pelliccia di capra, cosicché Giasone si mette in viaggio alla ricerca della reliquia. Un giorno mentre Medea sta pregando la reliquia nel tempio vede per la prima volta l’eroe greco, giunto nel frattempo a bordo di una zattera con una manciata di uomini, e se ne innamora perdutamente, così tanto da chiedere aiuto al fratello per rubare il Vello d’oro e partire con Giasone per la Grecia.
Il re suo padre, lo viene a sapere e si getta all’inseguimento della figlia la quale al fine di rallentarlo, uccide il fratello lasciando pezzi del suo corpo lungo il cammino per costringere l’uomo a fermarsi più volte. Dopo aver raccolto tutti i pezzi del corpo di suo figlio, il sovrano torna nel suo villaggio a restituirli alla madre piangente affinché abbiano una degna sepoltura. Intanto Giasone e i suoi compagni e Medea attraversano il mare e si accampano. Lontana dalla sua terra e dalle sue tradizioni, Medea ha una crisi spirituale. Le sensazioni di tormento si acutiscono quando capisce che Giasone e i suoi compagni hanno usanze totalmente opposte alle sue. Consegnato il Vello allo zio, quest’ultimo vien meno alla parola data negando il trono al nipote, il quale accetta di buon grado la situazione.
Prima di lasciare il palazzo, le ancelle di Pelia preparano Medea per le nozze con Giasone il quale congedati i suoi compagni di viaggio consuma la prima notte d’amore con la sua amata. Quando i due arrivano a Corinto trovano Chirone, il centauro che ha allevato Giasone da piccolo. I due hanno un dialogo filosofico nel quale il centauro fa presente a Giasone della diversa visione della realtà che ha Medea. Quest’ultima e Giasone hanno 2 bambini ma la donna continua a vivere un confllitto interiore tra l’attuale realtà e la vita spirituale e scandita dai rituali del suo passato nella Colchide. Per questo motivo Giasone diviene sempre più distante dalla sua amata finché non decide di sposare Glauce, la figlia del re Creonte.
Medea totalmente alienata e sospinta dalle parole delle sue ancelle che la vedono come una maga capace di tutto, recupera il contatto spirituale con i suoi dei e medita vendetta. Fa chiamare Giasone nella sua abitazione, con il quale ha un ultimo slancio d’amore, e i loro due bambini; chiede a questi ultimi di portare in dono degli abiti a Glauce come augurio alle nozze tra ella e Giasone. Non appena ricevuto il dono Glauce cade in un fortissimo senso di colpa per averle rubato il marito e si uccide buttandosi dalle mura della città. Creonte, pazzo dalla disperazione, si suicida anche lui. Vendicatasi della sua contendente in amore, Medea può pensare alla vendetta su Giasone. Una sera, mentre li prepara per la notte, accoltella i loro bambini e successivamente dà fuoco alla città, per poi gettare una terribile invettiva contro Giasone.



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