Rai Educational presenta “Europa, Grecia, Democrazia: il futuro del servizio pubblico” di Massimo Bernardini, Alessandra Bisegna e Giovanni Paolo Fontana con la regia di Nicoletta Nesler, in onda mercoledì stasera dalle 23.00 su Rai Storia, ch. 54 del Digitale terrestre e TivùSat.
“La Rai ha svolto una grande missione dalla sua partenza, l’anno prossimo festeggiamo i 60 anni. Credo che la Rai debba riallacciarsi a quanto fatto in passato, essere un motore per la crescita culturale del paese, uno stimolo. Anzitutto mantenendo caratteristiche di qualità e indipendenza, in tanti paesi l’indipendenza è una delle prime virtù di una televisione, indipendenza vuol dire anche autorevolezza e sapere costruire un rapporto con il pubblico”. Così il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi al programma di Rai Storia condotto da Massimo Bernardini su “Europa, Grecia, Democrazia: il futuro del servizio pubblico”.
Nel 1967 l’amministratore delegato della Rai Gianni Granzotto e il direttore generale Ettore Benabei decisero di confrontarsi con un gruppo di intellettuali sul ruolo della tv pubblica nella cultura, un’esperienza da ripetere per Gubitosi:
“Oggi probabilmente gli chiederemmo come deve evolvere la Rai, la televisione e come trasformarsi da una società radiotelevisiva in una media company. Non mi limiterò però ad aprire un dibattito solo con l’intellighenzia ma dovremmo aprirlo con tutto il paese e nel paese, in particolare vista l’approssimarsi della scadenza formale della concessione Rai del 2016. Con il presidente Tarantola e anche con alcuni dei consiglieri ne abbiamo già parlato, vorremmo aprire questo dibattito in autunno”.
Ospiti di Massimo Bernardini il professore Giuliano Amato, Dimitri Deliolanes corrispondente in Italia di ERT, la Tv pubblica greca recentemente oscurata e Piero Badaloni, volto storico Rai.
“Non sempre in Italia ci rendiamo conto delle cose straordinarie che siamo capaci di fare commenta Amato: il servizio pubblico serve a togliere incrostazioni e veleni. A volte il dibattito quotidiano nasconde una realtà migliore rispetto a quella che noi stessi vogliamo far sembrare”.
Rai Storia propone un vero e proprio percorso che parte dalla crisi della Tv greca e ha l’obiettivo di capire se realmente sia necessario, in un momento di crisi, pensare di chiudere il servizio televisivo pubblico.
“Se uno sta fallendo chiude tutto, anche se stesso - dice Giuliano Amato - ma devono essere stabilite delle priorità, è necessario decidere ciò che si lascia e ciò che si fa. Gli Stati che in questo momento della storia rinunciano al servizio pubblico cancellano una delle priorità che invece dovrebbero salvare”.
La necessità, per il presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, è dunque quella di avere un’obiettività informativa di qualità, alla quale solo il servizio pubblico è in grado di avvicinarsi. Sulla questione della Tv greca, il direttore generale della Rai dichiara:
“Il caso greco è estremamente lontano dall’Italia e dalla Rai molto più di quanto lo dica la geografia. Noi guardiamo verso i grandi broadcast occidentali con cui collaboriamo e stiamo stringendo relazioni per fare coproduzioni e scambiarci prodotti; ecco questo è il nostro punto di riferimento”.
Bisogna cercare l’efficienza, la managerialità, la competenza e l’indipendenza. La Rai deve essere il motore del servizio pubblico, dobbiamo sfuggire all’ossessione degli ascolti e puntare alla qualità. Per questo nei nostri palinsesti si trovano programmi che hanno grandissimi risultati in termini di ascolto e grande qualità, destinati più al grande pubblico, ma anche programmi di nicchia che sappiamo non faranno grandi ascolti, ma che rafforzano la qualità complessiva.
Tutto quello che è avvenuto in Grecia è una cosa che ha colpito molto l’opinione pubblica, ma io credo che lo spazio per il servizio pubblico ci sia e la Rai abbia avuto una grande tradizione e abbia davanti a sé un grande futuro”. Al dibattito di Rai Storia partecipano Claudio Cappon, vice presidente dell’Ebu, i corrispondenti delle sedi Rai di Parigi Antonio Di Bella, di Berlino Marco Varvello e di Londra Antonio Caprarica.