Stasera ti invito a cena… sì, ma con il morto!

Da Abattoir

sabato 1 settembre 2012 di Marilisa Dones

In questo post avevo parlato della sana riscoperta del piacere dei giochi da tavola.
Oggi voglio parlarvi dei Murder Party, una derivazione dei giochi di ruolo con ambientazione “giallo”.
Chi non conosce il famosissimo Cluedo?
Nel caso dei murder party non si usano pedine o dadi: i partecipanti si ritrovano a dover interpretare, guidati da un organizzatore (una sorta di regista), una vicenda a sfondo giallo, ambientata in un preciso ambito temporale (si va dall’antica Roma alla Londra Vittoriana; a bordo di un transatlantico piuttosto o sull’Orient Express).
Tra loro c’è tipicamente un assassino (ovviamente tutti ignorano il suo ruolo e lui dovrà tentare di dissimulare e sviare i sospetti indirizzandoli su qualcun altro) e gli altri dovranno individuarlo, a partire degli elementi in loro possesso dall’inizio o acquisiti durante il gioco. 
Il gioco richiede un copione strutturato (noto integralmente al solo organizzatore), una discreta abilità interpretativa di tutti i partecipanti e (fondamentale) interattività reciproca. A condire il tutto vi sono degli obiettivi secondari segreti per ogni partecipante, indizi noti solo ad alcuni di essi, trame intrecciate che coinvolgono tutte le persone che vi prendono parte.
Non bisogna essere dei Marlon Brando, ma un minimo di impegno è necessario. Questo è sottointeso.
E non si tratta di una tendenza cool dell’ultim’ora, anzi.
Infatti il murder party vede i suoi natali nella patria di Agatha Christie agli inizi del Novecento e progressivamente prende piede anche in diverse parti del mondo.
Anche se questo genere di avvenimenti è più diffuso in paesi anglosassoni, anche in Italia esistono organizzazioni che se ne occupano a livello sia hobbystico sia professionale.
Negli anni Novanta nascono le cosiddette “Cene con delitto” (versione breve svolta prevalentemente nel corso di una cena, nella quale persino la posizione dei vari partecipanti è studiata per garantire la corretta interazione tra i convitali), i “Weekend con delitto” (versione più ampia temporalmente, scenicamente, nonché come complessità che normalmente richiede due giorni consecutivi e generalmente ambientata in un agriturismo o in un albergo), i “murder party teatrali”. (Wikipedia)
Per lo più si tratta sempre di spettacoli/intrattenimento durante i quali in periodi più o meno lunghi (dalle 3 ore alle 48) e con pubblici variabili come numero (dalle 10 alle 120-150 persone) si vivono eventi dinamici e criminosi, che portano il pubblico ad essere esposto e coinvolto in prima persona agli eventi, in un mix perfetto di teatro, gioco e giallo deduttivo.

Capite bene che i murder party sono l’occasione per passare delle simpatiche ore in compagnia tra amici e conoscenti, ma anche l’occasione per conoscere persone nuove. Infatti non sempre si riesce a raggiungere il numero esatto di personaggi e bisogna ricorrere all’amico dell’amico o il fratello di tal dei tali. Insomma, divertente, no?
Ed hanno avuto tanto successo da far sì che essi vengano applicati come training scolastico o aziendale. In ambito aziendale il murder party è ispirazione e argomento, ma ovviamente sono coinvolte anche altre professionalità oltre agli attori, quali psicologi, etc. Sono oramai molte comunque le aziende che promuovono per il loro personale addestramenti del genere sia negli USA (più innovativi in questi argomenti) sia in Europa.
Ovviamente le aziende si servono di questi giochi per saggiare i propri dipendenti in materia di team building e problem solving.

Anche nel mio gruppo da qualche annetto a questa parte organizziamo queste serate con discreto successo; per un ottimo risultato è comunque necessario che tutti i partecipanti dimentichino di essere Mario Rossi e si calino nei Dottor Plum o Miss Scarlett del caso!

…Buon divertimento!


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