Pochi maledetti e subito, si diceva una volta degli stipendi dei dipendenti pubblici. Oggi quei soldi in busta paga sono diventati ancora più pochi, e la pensione, dopo la sbornia dei baby pensionati a 14 anni 6 mesi e 1 giorno, è divenuta un miraggio! Infatti, stando alle ultime stesure della riforma della pubblica amministrazione, non si parla assolutamente di rinnovo dei contratti e il cosiddetto “pensionamento d’ufficio” degli Statali è previsto per una esigua élite di travet: lavoratori dello Stato con più di 62 anni e che abbiano raggiunto il massimo dei contributi previdenziali: 42 anni e 6 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne!!! Il che significa che se non sei entrato a lavorare per lo Stato italiano a vent'anni, la pensione si allontana ogni giorno di più con il crescere della "speranza di vita"!L’asticella del pensionamento si alza, invece, per medici e professori universitari, che non potranno essere mandati in "pensione d’ufficio" prima dei 65 anni. Il limite si alza ulteriormente a quota 70 anni per i magistrati.Inoltre, sembrerebbe risolto anche il problema degli “esodati” della scuola con la legge Fornero, i cosiddetti “prof quota 96”. Si tratta di 4.000 insegnanti che due anni fa dovevano andare in pensione, ma che, invece, sono rimasti inchiodati alla cattedra dalla riforma Fornero che cambiava in corsa i requisiti per la pensione. Non appena il decreto del governo sarà legge, i “prof quota 96” potranno presentare domanda all’Inps che avrà 15 giorni di tempo per esaminare la richiesta e dare il suo assenso. L’Inps dovrà fare un monitoraggio delle domande assegnando un ordine progressivo risultante dall’età anagrafica e dell’anzianità contributiva dei singoli richiedenti. Se le domande supereranno le 4.000, quelle in eccesso non potranno essere prese in considerazione.Sono questi i punti salienti della riforma della P.A., che ha ottenuto il primo via libera alla Camera. Il decreto dovrebbe diventare legge entro l’8-9 agosto, e le nuove norme si applicherebbero dunque già a settembre. Pertanto chi vuole andare in pensione prima dei 65 anni ed è in regola con i contributi può farlo senza penalizzazioni, grazie ad un emendamento di Maria Luisa Gnecchi (Pd) che cancella tutte le decurtazioni economiche previste dalla legge Fornero e soprattutto elimina la dizione di “prestazione effettiva di lavoro”: ovvero, per maturare i 41 anni e 6 mesi di anzianità per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini, necessari per la pensione di anzianità, si potrà tenere conto di tutto l’arco di vita lavorativa, compresi i giorni di sciopero, congedo matrimoniale, maternità facoltativa, donazione sangue, e così via. Non appena il decreto sulla Pa sarà diventato legge, potranno richiedere di andare in pensione dal primo settembre. Non avranno subito diritto al Tfr, che arriverà solo tra due anni: la liquidazione sarà infatti rinviata al momento in cui avrebbero dovuto andare in pensione secondo i criteri Fornero. E la somma sarà ricevuta non per intero, ma a rate, scansionate in base al reddito. Ma non perderanno neanche un giorno di lavoro.
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Pochi maledetti e subito, si diceva una volta degli stipendi dei dipendenti pubblici. Oggi quei soldi in busta paga sono diventati ancora più pochi, e la pensione, dopo la sbornia dei baby pensionati a 14 anni 6 mesi e 1 giorno, è divenuta un miraggio! Infatti, stando alle ultime stesure della riforma della pubblica amministrazione, non si parla assolutamente di rinnovo dei contratti e il cosiddetto “pensionamento d’ufficio” degli Statali è previsto per una esigua élite di travet: lavoratori dello Stato con più di 62 anni e che abbiano raggiunto il massimo dei contributi previdenziali: 42 anni e 6 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne!!! Il che significa che se non sei entrato a lavorare per lo Stato italiano a vent'anni, la pensione si allontana ogni giorno di più con il crescere della "speranza di vita"!L’asticella del pensionamento si alza, invece, per medici e professori universitari, che non potranno essere mandati in "pensione d’ufficio" prima dei 65 anni. Il limite si alza ulteriormente a quota 70 anni per i magistrati.Inoltre, sembrerebbe risolto anche il problema degli “esodati” della scuola con la legge Fornero, i cosiddetti “prof quota 96”. Si tratta di 4.000 insegnanti che due anni fa dovevano andare in pensione, ma che, invece, sono rimasti inchiodati alla cattedra dalla riforma Fornero che cambiava in corsa i requisiti per la pensione. Non appena il decreto del governo sarà legge, i “prof quota 96” potranno presentare domanda all’Inps che avrà 15 giorni di tempo per esaminare la richiesta e dare il suo assenso. L’Inps dovrà fare un monitoraggio delle domande assegnando un ordine progressivo risultante dall’età anagrafica e dell’anzianità contributiva dei singoli richiedenti. Se le domande supereranno le 4.000, quelle in eccesso non potranno essere prese in considerazione.Sono questi i punti salienti della riforma della P.A., che ha ottenuto il primo via libera alla Camera. Il decreto dovrebbe diventare legge entro l’8-9 agosto, e le nuove norme si applicherebbero dunque già a settembre. Pertanto chi vuole andare in pensione prima dei 65 anni ed è in regola con i contributi può farlo senza penalizzazioni, grazie ad un emendamento di Maria Luisa Gnecchi (Pd) che cancella tutte le decurtazioni economiche previste dalla legge Fornero e soprattutto elimina la dizione di “prestazione effettiva di lavoro”: ovvero, per maturare i 41 anni e 6 mesi di anzianità per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini, necessari per la pensione di anzianità, si potrà tenere conto di tutto l’arco di vita lavorativa, compresi i giorni di sciopero, congedo matrimoniale, maternità facoltativa, donazione sangue, e così via. Non appena il decreto sulla Pa sarà diventato legge, potranno richiedere di andare in pensione dal primo settembre. Non avranno subito diritto al Tfr, che arriverà solo tra due anni: la liquidazione sarà infatti rinviata al momento in cui avrebbero dovuto andare in pensione secondo i criteri Fornero. E la somma sarà ricevuta non per intero, ma a rate, scansionate in base al reddito. Ma non perderanno neanche un giorno di lavoro.
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