Il giorno 23 settembre 2011 ho ricevuto alla casella mail del blog un'intimazione dall'avvocato della dottoressa citata in questo post che mi invita caldamente a rimuovere “tutte le frasi diffamatorie, ingiuriose e calunniatorie nei confronti della dottoressa” .
In molte avete osservato che è difficile averla vinta con un medico e io non ho nemmeno intenzione di cominciare una guerra del genere. L'obiettivo che mi ero preposta è stato raggiunto: il mio racconto è arrivato, per vie ancora sconosciute (qua le cose son due: o la dottoressa si googla di tanto in tanto o qualcuno le ha raccontato la vicenda e se veramente ho fatto così tanto buzz in rete non posso che esserne felice) alle orecchie dell'unico medico responsabile.
Spero che abbia fatto i conti con la sua coscienza e che la prossima volta che si troverà davanti una paziente in una pessima giornata al Pronto Soccorso si ricordi di quello che è successo a me e alla sua reputazione.
Cara Dottoressa che sta leggendo, siamo nel 2011, non siamo -più- donne che stanno zitte.
Auguro a Lei di non sentirsi impotente come mia madre quel giorno al telefono, a 400 km di distanza, mentre mi ascoltava piangere all'uscita del Pronto Soccorso al termine della Sua visita.
Auguro a Lei e alle sue eventuali figlie di non ritrovarsi mai ad avere bisogno del S.S.N. e del Pronto Soccorso presso il quale lavora in una giornata nella quale la ginecologa di turno ha le palle girate.
Auguro infine a Lei di riuscire a guardarsi allo specchio con più stima, ora che ha fatto rimuovere il suo nome da un temibilissimo blog della rete.
Se anziché passare tempo su internet a spulciare i risultati di Google sul suo nome e cognome passasse più tempo a guardare negli occhi le sue pazienti sono certa che tutto questo non sarebbe successo.
Buona fortuna.
Ovviamente, se qualcuna di voi vive a Milano e vuole sapere qualcosa in più sulla mia esperienza con la dottoressa protagonista di questa pessima esperienza, può scrivermi a lazitella@matiseivista.com
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1 Agosto 2011
Sono ancora a Milano.
E non posso andarmene prima di mercoledì a quanto pare.
Lo sapete che non amo abbandonare la mia creatura per così tanti giorni se non per delle cause di forza maggiore.
E le cause di forza maggiore ci sono veramente state questa settimana.
La settimana scorsa doveva essere la più leggera e facile delle settimane dell'anno: nemmeno quella che precede il Natale è così facile da mandare giù. Come l'ultima settimana di scuola: è quasi un piacere alzarsi la mattina sapendo che mancano solo 5, 4, 3, 2... giorni prima delle tanto agognate ferie.
Tutto era pronto: lo shampoo per i capelli affaticati dal sole, il balsamo spray così lo skipper non si incazza, la crema SPF 50 per il viso e 30 per il corpo (perché nonostante i miei ritrovati capelli SCURI ricordiamoci che conservo il colorito di una nordica) e il borsone prestato dall'amicollega per evitare il trolley in barca.
Tutto era pronto.
E invece lunedì mattina ho chiesto un permesso al mio capo per andare a fare una visita d'urgenza.
E martedì non sono arrivata alla fine della giornata: alle 14.30 ero già sulla via del pronto soccorso.
Al lavoro non sono più tornata.
Già all'accettazione del pronto soccorso ho percepito che non stavo avendo a che fare con il miglior personale dell'ospedale: l'ostetrica mi ha quasi riso in faccia mentre io raccontavo tutti i sintomi. Mi ha detto 'potevi andare dal tuo medico generale'. Certo. Come se non l'avessi fatto per altro. E poi sicuro che una ginecologa ne sa meno di un medico di base eh. Ma sicuro sicuro.
Ho pazientemente aspettato tre ore mentre tutte le donne incinte di Milano mi sono passate davanti. Non ho fiatato: dio solo sa come sarei io se avessi dei problemi durante la gravidanza e io e il mio 'piccolo bruciore' potevamo aspettare.
Certo, magari non così tanto. Visto che anche dopo 3 ore un codice bianco può cambiare colore. Se non altro quanto il colorito.
Dopo la lunga attesa vengo finalmente fatta entrare da una dottoressa giovane, di cui però non è riportato il nome su nessuno dei referti. Le racconto tutti i miei problemi, le racconto che ero stata a quello stesso pronto soccorso proprio 4 notti prima, che forse le cose erano collegate e che se non stessi veramente male non sarei uscita prima dal lavoro e non sarei venuta al pronto soccorso anche dopo essermi fatta vedere da una ginecologa che ha palesemente sottovalutato il mio problema.
Mentre raccontavo i sintomi è entrata nell'ambulatorio una dottoressa più senior, era evidente che era la responsabile del reparto o, almeno, di tutte le persone lì presenti.
'Questa? Chi è? Zitella Acida? Un po' di bruciore? Dalle il Monuril e mandala via che mi devi fare questa cartella clinica che è calato il battito che blah blah blah...'
Non so come dirvi che sono rimasta senza parole e che se avessi avuto le forze di lanciarle qualcosa l'avrei fatto. Nessuno mi aveva ancora visitata e buttare una diagnosi nel vuoto così, basandosi sul mio nome cognome e i sintomi riportati dall'ACCETTAZIONE mi sembrava quantomeno pressapochista, fuori luogo e radicalmente non professionale.
Per fortuna la dottoressa giovane non le ha dato ascolto e mi ha visitato, osservando che non è solo cistite quella che brucia e non è tutto facile quello che sembra arrivare con un codice bianco.
La visita è stata dolorosa per le mie particolari condizioni fisiche del momento (una grandissima infiammazione locale) ma riconosco che la dottoressa ha applicato tutte le cure più delicate che erano in suo potere.
Dopo avermi diagnosticato una grossa infezione batterica e molti (ma molti) antibiotici, la dottoressa responsabile sgarbata di prima ha rimesso il naso dentro l'ambulatorio chiedendo (spero non a me) come mai fossi ancora lì.
La giovane dottoressa a quel punto le ha detto che non ero quello che sembravo e che serviva che mi visitasse anche lei. A giudicare dall'agitazione e dall'adrenalina che aveva nel parlare e nel muoversi, l'idea di essere visitata da questa donna non mi era parsa da subito una grande idea, ma stando io così male non ho fiatato: qualsiasi cosa pur di stare bene.
La dottoressa sgarbata quindi, mentre io avevo il vestito in una mano e le mutande nell'altra, ha avuto il coraggio di dirmi in faccia (e vi assicuro che non ero l'immagine della salute) 'ma io ho cose più urgenti da fare adesso'.
Dio cristo, mi veniva da piangere. Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia. Le avrei lanciato addosso le scarpe a quella se ne avessi avuto le forze, se FOSSI RIUSCITA A MUOVERMI, ma una cosa che quella dottoressa non aveva notato (tra le altre cose) era che non riuscivo nemmeno a deambulare!
L'unica cosa che sono riuscita a risponderle è stato 'Non gliel'ho chiesto io di visitarmi'.
Negli 8 secondi di attenzione che la signora poi mi ha dedicato mi ha fatto sdraiare sulla poltrona, mi ha chiesto sgarbatamente di scendere 'più giù più giù' come se il fatto che io sia alta 1.80 e i gambali siano fermi nella loro posizione dal 1958 non influenzassero per niente la mia posizione.
Poi la visita. Ah, la visita.
Scusate se ve lo racconto con questa crudezza di parole, ma dopo questo post ho intenzione di scrivere una lettera al Corriere per citare il comportamento pessimo, poco professionale e inadeguato di quella dottoressa.
Quella dottoressa mi ha visitata come se non vedesse che l'intera zona esterna era molto, ma molto infiammata e gonfia. Questo significa che, anche agli occhi di uno specializzando, qualsiasi tocco, qualsiasi strumento mi avrebbe provocato molto dolore.
A lei questo non dev'essere importato perché mi ha infilato le dita talmente in fondo che me lo sono sentite in gola, e non contenta ha usato lo speculum che già da fastidio in condizioni normali, senza nemmeno una goccia di gel. Io sdraiata sul lettino mi contorcevo dal dolore, piangevo, urlavo. L'ostetrica e la dottoressa giovane in un clima di splendida omertà fissavano il pavimento per non guardarmi negli occhi mentre piangevo.
Ragazze, voi lo sapete che la nostra soglia del dolore è molto alta rispetto a quella degli uomini, e che i dolori mestruali ci abituano a spostarla sempre un po' più in là. Io ve lo giuro, non sono MAI stata così male in vita mia. Mai.
Cose che la candida e la cistite al confronto sono una passeggiata.
Finita la visita e mentre io ero ancora singhiozzante in lacrime, ho chiesto alla dottoressa giovane il nome della dottoressa che mi aveva appena visitata. 'Eh, siamo tutte stanche...' - 'Sono le sette e mezza di sera! Anche io sono stanca! Ho aspettato con il mio fottuto codice bianco 3 ore là fuori senza rompere i coglioni a nessuno! Lo so, lo vedo che ci sono delle gravide che stanno male, ma io non ho rotto i coglioni a nessuno e se voi non siete pronti ad accogliere un altro paziente non prendetelo! Non è questa la maniera di visitare! ' - 'Vedrà il suo nome sulle carte'.
Bene ragazze, sulle carte il nome è __________.***
Se vi capita di andare al pronto soccorso, fate in modo di non essere visitate da lei.
Se siete incinte, scegliete un'altra ginecologa.
Anzi, io non so lei come dottoressa in ambulatorio sia normalmente, magari per una gestante o una puerpera è anche ottima in condizioni normali, senza emergenze sulle barelle... Ma in pronto soccorso è palese che non regga la tensione, che non abbia minima cura delle pazienti e che anziché avere un'attenzione in più verso le donne che si presentano con dei disturbi così palesemente dolorosi (mica il primo ospedale dimenticato da dio di Milano, la MANGIAGALLI che come pronto soccorso ostetrico ginecologico dovrebbe essere il migliore!) si permette di essere violenta (perchè quello è stato, pura e semplice violenza) e negligente (perchè anche un imbecille avrebbe capito che data la mia infiammazione la visita interna sarebbe dovuta essere il più delicata possibile).
Sono uscita in lacrime dall'ospedale sperando che tutti quegli antibiotici facessero effetto quanto prima.
Balle.
Da martedì a venerdì le cose sono pure peggiorate, con perdite di sangue e febbre sempre più alta.
Ogni mattina, dopo la prima pipì perdevo i sensi dal dolore.
Venerdi sono tornata in ospedale, questa volta alla Melloni però, che come ginecologia non se la dovrebbero cavare male nemmeno lì.
All'accettazione mi sono presentata in lacrime, perché il dolore stava crescendo sempre più e anche il breve percorso in taxi non mi aveva aiutato a sentirmi meglio.
Due ore e mezza di attesa (e poi parlano di crescita zero, sono tutte incinte a Milano) e poi la dottoressa Simona Casiraghi, con una visita semplicemente 'visiva' ('Non ti tocco altrimenti ti faccio vedere le stelle') mi ha diagnosticato quello che ho.
Non ve lo comunico perché andiamo troppo nel personale, ma non è la semplice vulvovaginite batterica che mi avevano detto alla Mangiagalli.
Non sono ancora guarita, ancora non cammino bene e affrontare il viaggio di 4 ore di treno per tornare ALMENO dai miei genitori è ancora da escludere. Ma mi sto curando, pastiglie, integratori, fermenti lattici, estratti di cranberry, bustine di estratti di cranberry, lisyna, granuli omeopatici. Tutto pur di ricominciare ad avere una vita -urinaria- normale.
L'ultima novità che ho scoperto poco fa dal medico è che quella dottoressa della Melloni ha messo 0 gg di prognosi.
Certo.
Come se io potessi pisciare nel water liberamente oggi. O anche sabato, per dire.
O come se potessi stare seduta normale e accavallare le gambe.
Merito del buon Brunetta se io adesso mi sto consumando giorni di FERIE anziché di malattia. Perché è grazie a lui che se una diagnosi viene effettuata al pronto soccorso, è il pronto soccorso che deve specificare se e quanti giorni di prognosi rispettare a casa.
Peccato che nemmeno alla Mangiagalli mi avevano dato dei giorni di malattia quando io non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto.
Ad ogni modo ora sto un po' meglio, spero Mercoledi di riuscire a prendere un treno e tornare a casa a farmi coccolare dalla mamma e a cercare di pensare il meno possibile alla mia vacanza in barca salpata per la Croazia senza di me.
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