Magazine Diario personale
E’ doloroso sentire parlare di noi nei termini usati da alcuni senatori ieri. Sembrava così straniante essere in pigiama con la tosse e la febbre, accudita dalla mia compagna e sentire le enumerazioni delle definizioni, dei distinguo. Ascoltare insulti abominevoli, tollerare definizioni, classifiche sulle forme di amore, visioni apocalittiche che d’ora in poi potranno abbattersi sul Paese. Sentirci definire una lobby come se fossimo un’organizzazione abietta pronta alla conquista delle anime dei bambini innocenti, ovviamente con l’aiuto delle multinazionali americane. Pronti a falcidiare ogni certezza, a devastare famiglie. La misura era tutta lì, a casa nostra, come in centinaia di migliaia di altre case. La nostra banalità, la nostra così semplice esistenza, l’abisso tra la stupidità della cura, dell’amore, persino della noia dello stare insieme contro questo macigno di parole insolenti, sconclusionate. Noi non siamo diversi da voi, non amiamo in modo diverso, non siamo né meglio né peggio. Vogliamo figli per gli stessi motivi per cui li volete voi perchè noi siamo voi. Il portiere che ci saluta ogni giorno, i negozianti, i colleghi, gli amici più cari e i semplici conoscenti. Noi siamo qui. Ehi, toc toc noi siamo qui. Siamo i vostri figli, i vostri vicini di casa, il vostro medico, il vostro spazzino, i vostri fratelli, i vostri genitori. Sappiate cari deputati che state soltando parlando di amore. State soltanto parlando di amore. State soltando parlando di amore. p.s. lo dico anche a quelli che stanno votando sì e si devono giustificare. Quelli che la stepchildadoption non sono le adozioni ai gay, state tranquilli. Le unioni civili non sono il matrimonio, state tranquilli. Fate malissimo anche voi, per cui andateci piano con le parole. Sono le nostre vite, fatela bene questa politica. State soltando parlando di amore.