Tra le opzioni messe in campo da Washington per piegare la resistenza vietnamita, vi fu il ricorso all’atomica, caldeggiato dall’allora inquilino del numero 1600 di Pennsylvania Avenue, Richard Nixon, ma osteggiato dal suo Segretario di Stato, Henry Kissinger (una soluzione d questo tipo avrebbe esasperato lo sdegno anti-americano per il conflitto asiatico e scatenato, probabilmente, la reazione nucleare sovietica). Ricordiamo che, in Indocina, gli USA facevano già abbondante ricorso ad armi chimiche, come le bombe al Napalm ed al fosforo (utilizzate in modo massivo e massiccio contro la Cambogia, stato non belligerante). Ricordiamo, ancora, che l’ipotesi nucleare venne presa in considerazione anche ai tempi della Guerra di Corea (Truman e MacArthur avevano individuato oltre 20 bersagli da colpire in Cina); anche in questo caso, l’attacco atomico venne accantonato per il rischio (soltanto per quello) di una reazione di risposta da parte di Mosca. Ricordiamo, infine, l’”Incidente del Tonchino”, “casus belli”, poi rivelatosi fasullo, con il quale l’amministrazione Johnson dette il via all’intervento militare contro Hanoi (“diavolo, quegli imbecilli, stupidi marinai sparavano soltanto a pesci volanti!”, ebbe ad ammettere lo stesso Johnson). Media, “think tank” ed agenzie di PR, riescono a creare una distorsiva lente caleidoscopica, capace di agitare sia la propaganda “grassroots” (diretta agli strati più bassi della popolazione, il “grass”), sia “‘treetops’” (diretta agli strati più alti, il “tree”), sia “grigia” (accreditando notizie parzialmente non vere), sia “nera” (accreditando notizie del tutto fasulle). Questo, però, non sarebbe possibile se il potere, ovvero la leva delle propaganda e dei suoi strumenti, non fosse in grado di contare sul carburante dell’ottusità ideologica, che crea una predisposizione al convincimento (ai tempi della Seconda Guerra del Golfo, la percentuale deglii utenti televisivi che credevano maggiormente al mito delle armi di distruzione di massa irachene, vedeva un aumento esponenziale tra gli abituali del canale “FOX, tradizionalmente vicino al GOP).
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