Un report di 60 pagine di Mandiant, una società di sicurezza informatica statunitense, ha portato alla luce nuovi elementi nel caso degli attacchi hacker cinesi a database americani: si tratterebbe di furti sistematici di dati da oltre 140 organizzazioni e corporation mondiali, avvenuti nell’arco degli ultimi sette anni.
Secondo l’indagine, riportata dal New York Times, tutti gli attacchi sarebbero riconducibili ad un’unità di hacker – denominata “Minaccia avanzata persistente” o “Unità 61398″ – alle dipendenze dirette dell’esercito cinese. Addirittura, nel report gli analisti indicano un palazzo di dodici piani situato a Shanghai come sede operativa del gruppo, che avrebbe potuto contare sulla disposizione di collegamenti in fibra ottica offerti da China Telecom, il gigante statale delle comunicazioni.
Il 31 gennaio scorso lo stesso New York Times aveva dichiarato di essere stato il bersaglio di attacchi telematici cinesi nei precedenti quattro mesi, dopo la pubblicazione dell’inchiesta sull’arricchimento dei familiari del premier Wen Jiabao. Lo stesso è capitato al Washington Post per quasi due anni, fino al 2011. File riservati dei servizi di intelligence statunitense – rivela il Times – indicano nella Cina il primo utilizzatore globale di queste tecniche di spionaggio.
Diversi uomini politici americani – nonché la stessa amministrazione Obama, che ha parlato di possibili contraccolpi diplomatici – hanno innalzato il livello d’allerta sul cyber-spionaggio negli ultimi mesi. I cinesi utilizzerebbero l’hacking per entrare in possesso di informazioni riservate sulle istituzioni e le organizzazioni di Washington – in modo da riutilizzarle a loro vantaggio – e per attaccare obiettivi commerciali.
Il governo cinese nega qualsiasi coinvolgimento in queste vicende: “L’esercito cinese non ha mai agevolato alcuna attività di spionaggio informatico”, ha precisato in una nota il ministero della Difesa cinese, bollando come “irreali e poco professionali” le accuse subite. Un portavoce del ministero degli Esteri ha invece denunciato attacchi subiti dalla Cina, per la maggior parte di provenienza americana.
Quel che è certo è che questa situazione non aiuterà ad alleviare la tensione tra Cina e Stati Uniti, mai sopita e – anzi – sostenuta dalla posizione di Washington nelle questioni delle isole contese e del mar Cinese meridionale.
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