Di Gabriella Maddaloni. Il “New York Times”, il più importante quotidiano statunitense, ha dato ieri una svolta epocale al suo indirizzo di pensiero in materia di legalizzazione della marijuana. Si tratta di un argomento molto complesso e dibattuto negli Usa da diversi anni.
Noto da sempre per il suo indirizzo liberale, il NYT sembrava tuttavia restio a mostrarsi favorevole ad un’eventuale abolizione dell’illegalità della cannabis da parte del governo federale. Questo, soprattutto considerando gli effetti nocivi che la marijuana può avere sul cervello degli adolescenti, che è ancora in fase di sviluppo. L’anno scorso – fa notare il “Corriere” – il maggiore quotidiano Usa aveva fermamente sostenuto la sua preoccupazione per i “teenager”, che avrebbero potuto approfittare della legalizzazione dello “spinello” “provando le formulazioni più potenti della marijuana”. Posizione, questa, ribadita un mese fa, quando il NYT ospitò il commento di un esperto che collegava l’uso della cannabis “alla schizofrenia”.
Poi, la svolta ideologica. La redazione del giornale statunitense ha infatti esaminato varie posizioni e compiuto diverse indagini; si è giunti alla conclusione che il divieto di commercializzazione della marijuana, stabilito nel 1970 (l’”era Nixon”), fu dettato da condizionamenti “psicologici” del Congresso. Si ritenne infatti che una strage di soldati americani in Vietnam venne compita da un loro commilitone “in preda agli effetti della marijuana”.
“Non che non ci siano dubbi sui danni che possono venire dalla marijuana. Ma gli effetti tossici e la dipendenza per questo tipo di sostanza sono minimi, soprattutto se confrontati con alcol e tabacco”, è l’opinione del NYC. Opinione largamente approfondita nell’editoriale pubblicato ieri, il “Repeal Proibition Again”: si tratta solo dell’inizio dell’inchiesta sulla liberalizzazione. La seconda parte verrà pubblicata sul sito del NYT dal 26 luglio al 5 agosto in formato multimediale attraverso 6 inserti, col titolo “High Time: An Editorial Series on Marijuana Legalization”. Lo riporta il giornale “Panorama”.
La prima parte pubblicata ieri analizza attentamente i “costi sociali” di un provvedimento emanato 40 anni fa: “Nel 2012 ci sono stati 658.000 arresti per possesso di marijuana, secondo i dati dell’ F.B.I., rispetto ai 256.000 arresti per cocaina, eroina e derivati. Ancora peggio, il risultato è razzista, ricadendo in maniera sproporzionata sui giovani neri, rovinando le loro vite a creando nuove generazioni di carriere criminali”.
Continua con il paragone all’epoca del proibizionismo: “Ci sono voluti 13 anni prima che gli Stati Uniti tornassero in sé e mettessero fine alla Prohibition, 13 anni durante i quali le persone hanno continuato a bere, cittadini altrimenti rispettosi della legge sono diventati criminali e le associazioni a delinquere sono aumentate e prosperate. Sono passati più di 40 anni da quando il Congresso ha approvato l’attuale divieto sulla marijuana, infliggendo grandi danni alla società solo per proibire una sostanza di gran lunga meno pericolosa dell’alcol. Il governo federale dovrebbe revocare il divieto sulla marijuana”.
Una libertà che però il quotidiano non confonde con “licenza”, e valuta la possibilità di proibirne il consumo e la vendita ai giovani “al di sotto dei 21 anni”, per evitare danni a un cervello ancora in via di sviluppo.
Del resto, proibizioni federali a parte, sono già 34 gli stati federali che permettono, a livello “regionale”, il consumo della cannabis quantomeno a scopo terapeutico, se non addirittura “ricreativo”, in certi casi. Ne sono un chiaro esempio lo Stato di Washington e il Colorado.
Dinanzi a tutto ciò, il NYT ha capito che era necessario “un approccio nazionale alla questione” e si augura che il Congresso favorisca la depenalizzazione. Provvedimento a cui lo stesso presidente Obama sembra favorevole e che voleva mettere in atto già nel 2012, salvo poi ricevere la bocciatura del Congresso federale. Anche i cittadini statunitensi sembrano favorevoli alla liberalizzazione della marijuana, con una percentuale del 54%, in larga maggioranza progressisti, secondo il Pew Research Center.
La presa di posizione del più importante quotidiano statunitense contribuirà, nel lungo termine, a far cambiare idea alla classe dirigente Usa in materia di legalizzazione cannabis?