Una delle ultime è stata quella del giornale inglese The Economist, che strombazzava ai quattro venti della discesa a piombo dell'Italia, che presto, quest'anno stesso, sarà abbondantemente superata dal Brasile.
La notizia la apprendevo da una nota rivista digitale italo-brasiliana, ultimamente trasformatesi in organo del PT del Brasile, dove si leggeva che presto il Brasile supererà l'Italia, e poche righe dopo stilava la classifica mettendo il Brasile già una posizione davanti al Bel Paese.
A quell'articolo avevo aggiunto due commenti, dove contestato i numeri forniti da The Economist, il quale li aveva probabilmente estratti dal "bussolotto" per giocare al lotto. Poiché i miei commenti smentivano, con dati precisi, la travolgente cavalcata brasiliana sulla miserrima Italia, questi, dopo essere stati pubblicati, venivano repentinamente cancellati. Come in precedenza erano già stati cancellati altri miei commenti, che dati alla mano semplicemente contestavano numeri e fatti erroneamente forniti dalla citata rivista.
Oggi, tanto per cambiare, ho cercato ancora nell'onnipresente motore di ricerca più noto statistiche che riguardavano l'Italia, e guarda caso ne ho trovata una nuova di zecca. Redatta da un Paese che per sconosciuti, non tanto, motivi, ci odia apertamente. Basta citare il suo quotidiano più famoso, El Pais, per vedere che l'Italia, per alcuni spagnoli, editori del citato giornale, è come spray al peperoncino negli occhi.
Da questo paese ci si poteva aspettare una statistica che ci metteva in ultima posizione, e la cosa non mi avrebbe meravigliato. Invece, il Real Instituto Elcano, il cui Presidente e S.A.R. Principe delle Asturie, probabilmente più realistico dei giornalisti del citato quotidiano, ci poneva davanti, anche se di poco, alla stessa Spagna.
In questa statistica, posti gli USA a 1.000, l'italietta, come la chiamano i denigratori, si pone in una molto onorevole 9° posizione, sopravanzata solo da paesi come USA, Germania, Francia, Inghilterra, Cina, Giappone e Russia, in quest'ordine. 10° la Spagna.
Tra i paesi latino americani il Brasile 26° viene sopravanzato di varie lunghezze dal Messico, in 21° posizione.
La statistica di The Economist si basava sull'unico dato del Prodotto Interno Lordo, che per l'Italia, paese di 60 milioni di abitanti senza agricoltura, senza petrolio, senza miniere si dovrebbe attestare sui 1.880 miliardi di dollari, corrispondenti a circa 31mila dollari pro capite.
Per il Brasile, il PIL dovrebbe assestarsi sui 2.052 miliardi di dollari, in un paese di 200 milioni di abitanti, con petrolio a iosa, miniere, materie prime a profusione, una produzione agricola immensa, corrispondono a 10mila dollari pro capite.
Di contro, l'indice del Real Instituto Elcano si basa su una serie di parametri, sicuramente più importanti del PIL, come l'istruzione, totalmente sconosciuta alle classi povere brasiliane, il commercio, l'energia, lo sviluppo tecnologico, la diffusione dell'educazione etc. Ossia i parametri che veramente mostrano le capacità di un paese, non una semplice enumerazione di dati relativi al PIL, che potranno aver valore per i Soros e i Buffett, ma il contadino brasiliano, che guadagna meno di 100 Euro al mese non vuole sapere niente del PIL, ma vorrebbe che ci fosse una scuola efficiente, per dare la possibilità ai suoi figli di avere una vita migliore. Vorrebbe una sanità funzionante, per non morire di tetano aspettando in fila per giorni, seduto per terra in un lurido corridoio di un lurido ospedale, dove era entrato per un semplice raffreddore.
Ed anche oggi ho detto la mia, ora voi, dite la vostra.
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